Pennac e Benni. Il condizionale mite del presente

Articolo di: 
Chiara Bianco
Daniel Pennac

In occasione della performance di Daniel Pennac al Teatro Argentina dal 5 al 7 febbraio 2010, dedicata alla lettura-spettacolo di Bartleby di Hermann Melville (la storia di un oscuro copista che vive un dramma  quasi “esistenzialista” nella realtà americana di metà Ottocento), il 4 febbraio 2010 Stefano Benni ha dialogato con lo scrittore francese e con il pubblico.

È stata una serata tra amici all'Argentina, che per un giorno ha accolto i lettori di Pennac e Benni. Non si è trattato solo della presentazione gratuita di Bartleby lo scrivano, ma anche di un piacevole e sincero dialogo con il pubblico. L’atmosfera è da vaudeville: Pennac canta una canzone tipica còrsa, Benni parla il “pennacchiese” e, di sorpresa, quando l'atmosfera si fa seria, sferza la sua satira sull'attualità.

Pennac a Roma è davvero un'occasione: in questa serata, con leggerezza e pesantezza insieme, ha cercato di spiegare quanto Bartleby lo scrivano abbia accompagnato i momenti di dolore silenzioso della sua propria vita; da ciò l’idea di divulgarlo attraverso il teatro. La storia di Bartleby ha inizio da un verbo: il condizionale “I would prefer not to” (Preferirei di no). Non si tratta del presente indicativo, terreno sicuro, ma di un condizionale presente mite (I would prefer) eppure perentorio, granitico (not to), che rende inabile ad agire ogni persona che si imbatta in Bartleby.

Pennac, per esprimere la sua lettura di questo imperativo categorico, incentra l'attenzione sulla figura del notaio, il datore di lavoro di Bartleby. “Se la lettura marxista lo interpreta come il capo, quella psicoanalitica come l’eroe negativo da abbattere” (esempio della prima può essere Impero di Toni Negri e Michael Hardt, mentre la seconda ha influenzato anche interpretazioni filosofiche, come in Bartleby, ou la formule di Gilles Deleuze), Pennac invece lo valuta come l'uomo che, insaziabile, si sforza di capire l'altro; è un eroe che lotta contro il silenzio lancinante che colma la vita del prossimo. Bartleby è quindi un messaggio di attualità, è simbolo del dolore nascosto, che accomuna l'intera “mitologia dell'umanità”.

C'è poi spazio per Melville e il successo post mortem: tracce di autobiografismo nel racconto sono evidenti; infatti il suo “I would prefer not to”, forse causato dall'indifferenza dei lettori e dalle accuse della critica, si estende ai 35 anni di silenzio che separano Bartleby da Billy Budd (peraltro pubblicato 25 anni dopo la morte).

Un’ora, infine, è dedicata alle domande del pubblico che gli autori notano essere per lo più di giovani. Le risposte a domande che spaziano dalla letteratura alla vita privata, fino alla vita in generale, sono sempre profonde e coinvolgenti: il teatro, la sera del 4 febbraio, ha davvero reso possibile la magia dell'incontro fraterno.

Pubblicato in: 
GN8 Anno II 18 febbraio 2010
Scheda
Autore: 
Hermann Melville - Daniel Pennac
Titolo completo: 

Incontro con il pubblico di Stefano Benni e Daniel Pennac

del 4 febbraio 2010

Bartleby lo scrivano, una storia di Wall Street (Bartleby, the Scrivener: a Story of Wall Street)

Lettura - spettacolo con Daniel Pennac al Teatro Argentina

(spettacolo in lingua francese con sopratitoli in italiano)
5-6-7 febbraio 2010

 

Anno: 
2010
Voto: 
8
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