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Pienza. Un prezioso florilegio per Monteverdi
La chiesa del Complesso Monumentale di Sant'Anna in Camprena, presso Pienza ha ospitato, lo scorso 3 agosto, l’affascinante concerto di Philippe Herreweghe con l'Ensemble e i Solisti del Collegium Vocale Gent dedicato ai madrigali di Claudio Monteverdi (1567-1643), evento conclusivo del 18° Festival Collegium Vocale Crete Senesi. I brani sono stati scelti in modo da presentare gli aspetti salienti dell’evoluzione del grande compositore in questo genere musicale di ambito profano.
I testi dei madrigali degli otto libri sono di diversi autori tra cui figura Pietro Bembo (1470-1547), cardinale, letterato e poeta. personaggio storicamente fondamentale nella “questione della lingua”, fu lui infatti a indicare i modelli a cui dovevano attenersi i letterati: Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Indicazioni che non rimasero nello stretto ambito letterario, ma furono estese anche alla scelta dei testi da mettere in musica, in cui si dovevano preferire le scorrevoli parole piane rispetto alle asprezze di quelle sdrucciole, non fu quindi un caso se Petrarca fu uno degli autori più frequentati nei madrigali cinquecenteschi.
Tra gli altri autori dei testi dei madrigali scelti figura Giovanni Battista Guarini (1538 – 1612), il cui stile già si distacca dal petrarchismo di Bembo in una sperimentazione madrigalistica di indubbia avanguardia, fu l'autore prediletto a Ferrara centro della celebratissima "musica secreta" del "concerto delle dame", alle cui interpreti i maggiori madrigalisti del tempo come Monteverdi, Luzzaschi, Fiorino e Wert indirizzarono le proprie composizioni. Il Guarini è anche l’autore del celeberrimo Pastor fido (1580), che egli definì tragicommedia per la contemporanea presenza degli elementi dei due generi drammatici. La poetica di Giambattista Marino (1569-1625), un altro autore dei testi dei madrigali in programma, segna il trionfo del barocco, l’intento di destare meraviglia è fondato su tre elementi basilari: l’ingegnosità, imperniata nella ricerca di arguzie, di insoliti accostamenti concettuali e di audaci metafore espressi con abile e fulminante sintesi, il descrizionismo e la musicalità.
Dai primi tre libri dei madrigali di Monteverdi quelli più vicini alla tradizione sono stati eseguiti dal I libro (1587) Poi che del mio dolore, su testo anonimo, dal II libro(1590) Cantai un tempo, su testo di Pietro Bembo e dal III libro (1592) Occhi un tempo mia vita, concerto su testo del Guarini, che ha aperto il concerto, sono tutti madrigali a cinque voci (SSATB) “a cappella” ancora nel solco della tradizione dello "stile imitativo” anche se la scelta del testo di Guarini è un segno di un cambiamento in fieri. Sfogava con le stelle dal IV libro (1603) è su testo di Ottavio Rinuccini, c’è una significativa distanza temporale di pubblicazione dai primi tre libri, anche se le composizione sono anteriori, segnata da una costante ricerca espressiva, il declamato sillabico sopra una sola nota da ribattersi con libertà di ritmo e di durata prelude alle novità del V libro (1605), dove compare il basso continuo, indispensabile strumento per l’affermarsi della voce solista all’interno della compagine polifonica. T’amo mia vita su testo di Guarini ne è un esempio, il soprano ripete il motto T’amo mia vita con il basso come seconda voce. mentre alle altre tre voci (ATB) è affidata l’altra parte del testo, un dialogo, che solo alla conclusione diviene una polifonia a cinque voci. Del resto l’Orfeo (1607) non era lontano e Rinuccini è il librettista dei primi melodrammi e in particolare dell’Arianna (1608) di Monteverdi, di cui è rimasto solo il celeberrimo “Lamento di Arianna”.
Il canonico Giovan Maria Artusi attaccò veementemente Monteverdi per i cambiamenti introdotti nei madrigali a cui il musicista replicò a stampa nel 1605, una replica ribadita nell’introduzione agli Scherzi musicali (1607) con una spiegazione del fratello del compositore. In questi scritti si contrapponeva alla “Prima prattica”, in cui le esigenze musicali prevalgono sul testo, una “Seconda prattica” in cui veniva affermata la prevalenza della parola sulla musica. La libertà compositiva rivendicata da Monteverdi è volta ai fini espressivi del testo in quella che diventerà la sempre più pressante esigenza di interpretare gli “affetti”, come testimoniato dai melodrammi superstiti: Il ritorno di Ulisse in patria (1640) e L’incoronazione di Poppea (1643).
Negli Scherzi musicali a tre voci del 1607 sono raccolti brani che evidenziano il crescere dell’interesse del musicista verso la composizione strumentale. Degli Scherzi è stato eseguito l’ultimo brano della raccolta, un balletto su testo dello stesso musicista De la bellezza le dovute lodi, per due soprani e basso continuo. Il VI libro fu pubblicato nel 1614 quando il musicista, divenuto maestro di cappella di San Marco, si era già trasferito a Venezia, ma si tratta di brani composti ancora per la corte di Mantova. Dal VI libro sono stati eseguiti il Lamento d’Arianna, brano di grande successo dell’opera, che fu trasformato in madrigale a cinque voci e basso continuo insieme a Qui rise, o Tirsi, madrigale a cinque voci e basso continuo concertato, un madrigale in cui per la prima volta Monteverdi mette in musica un testo di Marino.
Il VII libro (1619) ha per titolo Concerto, vi compaiono per la prima volta brani in cui il musicista usa la monodia, da questo libro è stato eseguito Tempro la cetra su testo di Marino, un prologo di tipo melodrammatico per tenore e basso continuo, che apre il libro, introdotto da una sinfonia per cinque archi che ritorna in conclusione variata e con ritmo di danza. Dallo stesso libro sono stati eseguiti Interrotte speranze, su testo di Guarini per due tenori e basso continuo e Chiome d’oro bel tesoro, su testo anonimo, Canzonetta a due voci, soprani, concertata da due violini, chitarrone o spinetta. Un salto temporale fino al 1624 e Dorothee Mields ha cantato Si dolce è’l tormento, Quarto scherzo delle ariose vaghezze per soprano e basso continuo,
L’VIII e ultimo libro Madrigali guerrieri, et amorosi con alcuni opuscoli in genere rappresentativo, del 1638, fu pubblicato diciannove anni dopo il VII e raccoglie musica composta durante questo lungo arco di tempo e soprattutto introduce lo "stile concitato" per esprimere gli “affetti” guerrieri e tempestosi. La furia può essere guerresca, come nel celeberrimo Combattimento tra Tancredi e Clorinda, composizione di tipo rappresentativo, o amorosa come in Hor che’l ciel e la terra su testo di Petrarca. Da questo libro sono stati eseguiti Altri canti di Marte a sei voci con doi violoni, polifonia a sei voci con due violini su testo di Marino, prologo ai madrigali amorosi e Hor che’l ciel e la terra, polifonia a sei voci con due violini e continuo, due composizioni di concezione grandiosa, seducente e coinvolgente
L’esecuzione musicale diretta da Philippe Herreweghe è stata curata in tutti gli aspetti, la resa delle parti strumentali è stata magnifica, eccellenti i musicisti, ricordiamo in particolare le due splendide violiniste Catherine Martin e Hannah Tibell. Per quello che riguarda la parte vocale la chiesa, che è una cornice visivamente suggestiva, non è acusticamente soddisfacente per i madrigali, questo tipo di composizioni di musica da camera erano destinate a luoghi di non grandi dimensioni. I cantanti e gli strumentisti erano nel transetto, le parti polifoniche hanno avuto una riuscita musicalmente brillante, ma non è stato possibile discernere se non frammenti dei testi, un problema che si è acuito nelle monodie e nei duetti, un peccato per l’espressione degli "affetti" contenuti nei testi, così decisiva dal V all’VIII libro. I solisti, gli stessi che l’anno scorso hanno brillato nella esecuzione del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, sono molto bravi, ricordiamo soprattutto i soprani Dorithee Mields e Barbora Kabátková per la capacità espressiva e la morbidezza vocale. Una calorosa acclamazione con standing ovation dedicata a tutti gli interpreti e in particolare a Philippe Herreweghe ha salutato la fine del concerto, e generosamente è stato offerto come bis Hor che’l ciel e la terra.