Il Pinocchio di Matteo Garrone tra fiaba e neorealismo

Articolo di: 
Elena Romanello
pinocchio

Il vincitore degli incassi al cinema delle feste di Natale, subito prima dell'arrivo del ciclone Checco Zalone, è Pinocchio di Matteo Garrone, dall'omonimo libro fiaba di Carlo Collodi, con il mattatore Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto.

Dopo aver esplorato il mondo cupo e politicamente scorretto delle fiabe di Giambattista Basile nel suggestivo Il racconto dei racconti, questa volta Matteo Garrone si confronta con la storia fantastica per antonomasia dell'Ottocento italiano, in origine con finale tragico poi cambiato da Collodi a furor di popolo.

Pinocchio aveva ispirato negli anni Settanta del secolo scorso un leggendario sceneggiato diretto da Luigi Comencini con Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto e Gina Lollobrigida in quello della Fata turchina, a cui questo film si rifà in alcune scene, e un film invece abbastanza dimenticabile nel 2002 con Roberto Benigni nella parte del protagonista, oltre a un lungometraggio della Disney, altri adattamenti e alcuni anime, con variazioni sul tema non sempre fedeli alla storia originale.

Nel corso degli anni Pinocchio, come molte altre fiabe e racconti fantastici, ha anche avuto riletture psicoanalitiche e sociali, oltre ad essere visto come un antesignano dei robot: Matteo Garrone sceglie l'aspetto fantastico, calandolo in una ricostruzione dell'Ottocento italiano povero molto neorealista, in luoghi rimasti inalterati nel tempo dove ogni tanto emergono fatine, creature per metà animali, il pescecane (non una balena), i burattini parlanti.

Il risultato è un film che funziona, un ripasso ben riuscito di un classico o una sua scoperta per chi non lo conosce, una storia per tutta la famiglia, piacevole a qualsiasi età, che piace a chi ricorda lo sceneggiato e magari il cartone animato Disney, ma anche a chi scopre il mondo di Pinocchio, comunque cupo e non rassicurante oltre che pervaso di una profonda morale scomoda in tempi di mancanza di regole.

Un film fatto di atmosfere e episodi, dove cosa emerge prima di tutto è il talento di Roberto Benigni, assente da vari anni dal cinema, che nel ruolo di Geppetto trova il suo alter ego, molto di più che come Pinocchio, un povero dignitoso assetato d'amore, un babbo dolente e gioioso, mostrandosi lui il vero protagonista della storia, accanto al burattino che diventerà un bambino vero.

 

Pubblicato in: 
GN10 Anno XII 9 gennaio 2020
Scheda
Anno: 
2020