Santa Cecilia. Beatrice Rana interpreta Clara Wieck

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Beatrice Rana

Il programma dei concerti sinfonici di inizio novembre ha proposto composizioni di due grandi musicisti del periodo romantico: Schubert e Schumann, verso i quali Antonio Pappano ha sempre mostrato una spiccata sensibilità nell’interpretarne le musiche. Si è aggiunta inoltre la prima esecuzione ceciliana del Concerto per pianoforte op.7 di Clara Wieck Schumann, eseguito magnificamente da Beatrice Rana.

Clara Wieck è più conosciuta con il cognome del marito Robert Schumann, il ruolo di moglie ha relegato questa donna straordinaria e magnifica artista in un ingiusto ruolo ancillare. Non è stata solo una grande pianista, più brava del marito, ma è stata anche una notevole compositrice. Clara Wieck (1819-1896) era figlia di Friedrich Wieck fabbricante di pianoforti, che notando il talento della figlia la indirizzò in giovanissima età non solo allo studio del pianoforte ma anche al violino, al canto, all’armonia e al contrappunto, uno studio che le permetterà di divenire concertista, insegnante, compositrice e anche divulgatrice. Studiò sotto l’inflessibile guida paterna, il cui metodo di insegnamento doveva essere efficace, se anche Hans von Bülov se ne avvantaggiò e la stessa Clara quando a sua volta lo usò con i suoi allievi. Clara, che cominciò ad esibirsi a undici anni, iniziò la composizione del Concerto per pianoforte e orchestra in la minore a tredici anni. Il concerto fu completato quando ne aveva sedici e fu eseguito in pubblico a Lipsia dalla stessa Clara con l’Orchestra del Gewandhaus diretta da Felix Mendelssohn.

Nella composizione si notano echi delle composizioni di Schubert, Chopin e Mendelssohn, a cominciare dalla grandiosa apertura che ricorda il Primo concerto di Chopin, ma poi è originale nelle ardite soluzioni armoniche e non segue le regole della forma sonata. A differenza di Chopin dà maggior peso all’orchestra, ma i momenti di vero dialogo fra il pianoforte e l’orchestra sono pochi. Il primo movimento, Allegro maestoso, è intensamente romantico e appassionato, mentre il secondo, Romanza. Andante non troppo con grazia, è un lied cameristico, cantato dal pianoforte e dal violoncello, suonato egregiamente dal bravo Diego Romano, che alla fine è stato calorosamente applaudito. Il terzo movimento, Finale. Allegro non troppo. Allegro, è insolitamente il più lungo, in quanto fu creato in un primo momento come una libera composizione.

Il concerto è affascinante e prova le qualità di compositrice e virtuosa di Clara possedute già in giovane età, potrebbe sembrare incredibile che possa avere scritto in un momento di sconforto le seguenti parole: “Un tempo pensavo di possedere un talento creativo, ma ho rinunciato a questa idea, una donna non deve desiderare di comporre –ce n’è mai stata una in grado di farlo. Dovrei essere l’unica?” Sarebbe incredibile se non si riflette sulla discriminazione maschile operata a cominciare dagli stretti congiunti che ha umiliato il talento, di donne come Fanny Mendelssohn. Il brillante virtuosismo richiesto in questo concerto è impegnativo, Beatrice Rana ne ha dato un’intensa interpretazione non solo per il suono sempre nitido e luminoso, ma anche intensamente espressivo che ha esaltato la seducente cantabilità richiesta dal secondo movimento, una prestazione in perfetta armonia con la direzione di Antonio Pappano. Lungamente ed entusiasticamente acclamata Beatrice Rana ha offerto come bis di Camille Saint Saens Le cygne da Le carnaval des animaux, nella trascrizione per solo pianoforte di Leopold Godowski. Il tocco preciso e soave della pianista ha reso con rara bravura il suono trasparente ed etereo e l’atmosfera sospesa del celeberrimo brano.

Il concerto è stato aperto dalla Sinfonia n. 8 in si minore “Incompiuta” di Franz Schubert, una composizione famosissima e molto amata dal pubblico, creata in un periodo tragico della breve vita del compositore, ne svela l’angoscia ma d’altro canto è anche la svolta creativa innovativa nelle armonie, nei ritmi e nelle melodie che sarebbe approdata alla grandiosa Sinfonia n. 9, la “Grande”. Ha concluso il programma la Sinfonia n. 2 in do maggiore per orchestra, op. 61 di Robert Schumann, una composizione che, giunta dopo un periodo di profonda depressione, ne raccoglie il ricordo e il superamento. Il compositore mirava ad andare oltre il modello della forma sonata nella composizione, che nella conclusione ripropone il tema o motto iniziale del primo movimento riproponendo il carattere ciclico della prima sinfonia. L'uso dell'orchestra riflette il tormentato percorso emotivo della composizione, ma fu a lungo incompreso da mitici esecutori come Mahler e Furtwängler, che apportarono innumerevoli correzioni alla partitura.

La composizione inizia con un salto di quinta ascendente do/sol, che verrà riproposto anche nell'ultimo movimento, e ha un carattere interlocutorio. Nel secondo movimento, Scherzo, concepito come un ossessivo "perpetuum mobile" ripropone come nella sinfonia n.1 due Trio, il secondo è in forma di corale, una breve pausa nel moto convulso brano. Il centro emotivo della composizione è nell'Adagio espressivo, malinconico e angoscioso, che è in un certo senso autobiografico, un ripercorrere lo stato d'animo del periodo precedente, attraverso la melodia struggente, percorso che si conclude nel finale Allegro vivace. Antonio Pappano possiede una viva sensibilità che gli permette di rendere la variegata e tormentata personalità di due compositori come Schubert e Schumann, la morbida cantabilità delle melodie, la dinamica incalzante e i colori dell'orchestra sono stati interpretati con grande efficacia grazie anche all’Orchestra che ha risposto pienamente alle intenzioni del direttore. Il pubblico ne è stato affascinato e ha lungamente ed entusiasticamente applaudito Pappano e l’Orchestra. 

Pubblicato in: 
GN3 Anno XV 16 novembre 2022
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione sinfonica 2022-23

Giovedì 3 novembre ore 19.30, venerdì 4 novembre ore 20.30, sabato 5 novembre ore 18
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Sala Santa Cecilia

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Beatrice Rana pianoforte

Franz Schubert Sinfonia n. 8 in si minore D759 “Incompiuta”
Clara Wieck Schumann Concerto per pianoforte in la minore op.7
Robert Schumann Sinfonia n. 2 in do maggiore op 61