Santa Cecilia. Winterreise con Bostridge. L'alchimia dei doppi

Articolo di: 
Livia Bidoli
Ian Bostridge

Veterano di Santa Cecilia, Ian Bostridge si è presentato nella sua levatura cantorea, in tutta la sua levigatezza e leggerezza malinconica. Accompagnato da Julius Drake al piano, Bostridge ha presentato con inusitata eleganza un'edizione del Die Winterreise (Viaggio d'inverno) di Franz Schubert, tratto dalla raccolta dei 24 Lieder composti l'anno prima della morte, sia dell'autore, Johann Ludwig Wilhelm Müller, sia del musicista: un doppio lirico l'uno dell'altro, testimonianza di meste e premature circostanze di un'alchimia affine.

La malinconia di stampo romantico-elegiaco di Schubert (1797-1828) si incrocia con estrema levità con i versi del coevo Müller (1794-1827) che Quirino Principe situa nella linea ereditaria delle auliche Rime petrose (“e quel pianeta che conforta il gelo...”) del sommo poeta italiano, Dante Alighieri. Il primo ciclo che Schubert trasse da Müller fu Die schöne Müllerin (op. 25, D. 795), intorno al 1820; questo, Die Winterreise, è il più celebre ed intriso della stessa Sehnsucht drappeggiata di nero dei pre-romantici come Thomas Gray (la poesia cimiteriale che ben si addice ai dipinti di Friedrich), o come Heine e il Claudius del più famoso quartetto di Schubert, ovvero Der Tod und das Mädchen: è un ciclo di poesie che Ian Bostridge intona in senso completamente moderno. L'attacco ci spinge subito in quella fine del '700 quando videro la luce le Lyrical Ballads echeggiate nel Wandering lover protagonista del viaggio metaforico seguito al respingimento d'amore.

Il gelo, come il freddo, non son altro che quella sepoltura dell'amore che nella Wasteland (1922) di Eliot è la neve: “Keep the dog far hence that's friend to Man”, e che scaverebbe sotto quella neve dove lo spirito degli uomini sussurra il suo perire dopo i massacri della prima grande guerra. Se l'amore è una guerra e la solitudine la sua sconfitta, in ogni nota di questo ciclo, dal re minore iniziale fino alla chiosa del la, sempre minore, Bostridge dona al testo quell'intercalare drammatico che lo rende vivo in una prospettiva pienamente postmoderna, tendendo un filo tra '800 e '900 che incanta nella sua dolce mestizia senza rimedio. Grande interprete di Britten, che non tutti scelgono di cantare, incide per EMI come il “nostro" Sir Pappano, ed ha inciso Winterreise con Leif Ove Andsnes (EMI Classics, 2004) e prima ancora, nel 1997, un film sullo stesso soggetto per Channel 4 diretto da David Alden. Quello che incanta di Bostridge – e con lui Drake per la condivisione di intenti e di afflato – è la posa, che quasi lo circonfonde di un fascino fuori dal tempo, come se camminasse accanto, passo dopo passo, a quei suoi Doppelgänger che sono il poeta ed il compositore.

Pubblicato in: 
GN16 Anno IV 27 febbraio 2012
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Stagione di Musica da Camera 2011 - 2012
Auditorium Parco della Musica - Sala Sinopoli
Venerdì 24 febbraio ore 20,30

Franz Schubert    Die Winterreise

Ian Bostridge tenore
Julius Drake pianoforte