Lo Strega alla globalizzazione italiana secondo Edoardo Nesi

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Edoardo Nesi

Emanuele Trevi, scrittore e critico, in un suo scritto diede in passato una definizione memorabile della letteratura. La letteratura per Trevi è indignazione, rabbia, smarrimento, grido di dolore contro le imperfezioni del mondo. Questa definizione della letteratura è riaffiorata nella mia mente, dopo avere completato la lettura del libro di Edoardo Nesi, Storia Della Mia Gente edizioni Bompiani, opera con la quale quest'anno lo scrittore ha conquistato il premio Strega.

Questo libro ha una forma letteraria singolare, poiché mescola mirabilmente il genere narrativo con quello saggistico, formula felice con cui viene rappresentata la fase di declino economico che attraversa da anni il nostro paese. Edoardo Nesi appartiene ad una famiglia di imprenditori che per lunghi anni nella città di Prato ha prodotto, grazie ad una azienda che nel settore del tessile aveva raggiunto risultati notevoli, tessuti pregevoli e di eccelsa qualità. Nel libro la narrazione trae origine dai ricordi giovanili di Nesi che, proprio perché convinto di potere continuare l’attività imprenditoriale dei suoi antenati, da giovane si reca negli Stati Uniti a frequentare l’università di Berkeley per apprendere l’inglese e ricevere una solida formazione intellettuale e professionale.

Racconta nel libro la fiducia con cui da giovane credeva nella possibilità di continuare senza difficoltà il lavoro dei fondatori dell’azienda, nata alla fine dell’ottocento per la geniale intuizione dei suoi antenati, i cui nomi erano Omero e Temistocle. Le speranza di Edoardo Nesi, dopo l’accordo del WTO (World Trade Organization, organizzazione del commercio mondiale) sancito con la fine della guerra fredda e l’ingresso della Cina sul mercato globale basato sul libero scambio, si dissolvono presto. Infatti nel libro, con accenti polemici Nesi contesta la tesi sostenuta dagli economisti italiani, come fece in passato Francesco Giavazzi sul Corriere Della Sera, secondo la quale la globalizzazione basata sul libero scambio avrebbe aperto alle imprese italiane il mercato Cinese. In realtà, i cinesi hanno imitato i prodotti italiani, invadendo con le loro produzioni industriali di infimo livello le economie occidentali e determinandone la crisi produttiva.

Per effetto delle globalizzazione priva di regole, l’azienda di famiglia dei Nesi a Prato è stata venduta nel 2004, e tante altre, del settore tessile, sono entrate in crisi, lasciando molte persone senza lavoro. Nesi ricorda nel libro di avere descritto questo declino delle imprese manifatturiere italiane in un incontro avvenuto in passato nella sede del Corriere Della Sera, nella sala Buzzati, alla presenza di un importante intellettuale americano, Richard Ford, il quale in quella occasione sostenne che l’economia  soccomberà ad un atto della immaginazione umana. Cita questa opinione dell’intellettuale americano, poiché all’autore del libro non sfugge il rischio di apparire l’ultimo epigono dei seguaci di Ned Ludd, simbolo di coloro che si oppongono alle innovazioni che intervengono nel mondo produttivo ed economico. La globalizzazione senza regole, che ha oggettivamente favorito le imprese straniere, viene presentata come la responsabile del declino della industria manifatturiera, in un tempo in cui il Mercato è la nuova divinità indiscussa che stabilisce il valore dei tessuti e delle merci prodotte.

Nel libro è commovente la scena in cui l’Io narrante, sopraffatto dalla nostalgia, si reca in visita nel vecchio stabilimento, dove c’era l’impresa di famiglia, e viene colpito dal silenzio che regna sovrano nel luogo in cui in passato le tessitrici, realizzando i tessuti, emettevano un rumore infernale.  Molto bella dal punto di vista letterario è la descrizione delle visita in uno stabilimento gestito dai Cinesi che, per produrre a basso costo i tessuti, lavorano in condizioni igieniche  indescrivibili e senza rispetto delle regole di sicurezza, sottoponendo la manodopera ad uno sfruttamento pauroso e mostruoso.

A questo proposito l’autore del libro riflette sul valore della giustizia e della libertà, principi essenziali grazie ai quali è stata possibile la formazione della legislazione del lavoro, con cui è avvenuta la tutela dei diritti di ogni singolo lavoratore in Italia ed in occidente. Sono questi valori, che in Italia hanno trovato una compiuta espressione nella carta costituzionale, che impongono di impegnarsi per avere una globalizzazione cha abbia il suo fondamento nel rispetto dei diritti dell’uomo e non nella supremazia del libero mercato privo di regole democratiche. Giustamente l’autore ricorda come in Italia la piccola impresa è stata soffocata dalla cattiva politica, che non solo non è stata  capace di difenderne il ruolo economico, ma ne ha accentuato ed aggravato la crisi attraverso l'invenzione di una tassa iniqua come l’Irap, introdotta dal ministro Visco ai tempi del primo governo guidato da Romano Prodi. Un libro che racconta in modo preciso e intelligente le contraddizioni e le incongruenze della globalizzazione priva di regole e di una governance.

Pubblicato in: 
GN66 Anno III 12 settembre 2011
Scheda
Autore: 
Edoardso Nesi
Titolo completo: 

Storia della mia gente, Bompiani, pp. 168, € 14

Premio Strega 2011