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Il teatro rock dei Genesis. La maschera del progressive
Con La filosofia dei Genesis. Voci e maschere del teatro rock, in libreria per i tipi di Mimesis, Donato Zoppo riesce a sintetizzare mirabilmente in un centinaio di pagine tutta l'essenza della parabola dei primi Genesis, guidati da Peter Gabriel, scegliendo come cifra di lettura la dimensione teatrale dei loro spettacoli.
Questo spiega il capitolo iniziale di venti pagine, "From Ally to Tommy. Rock Theatre 1967-69", in cui l'autore ricostruisce con grande accuratezza la storia dei rapporti tra la musica rock e la dimensione teatrale. Il luogo significativo di tale connubio viene identificato nell'Ally Pally, nickname che designa l'Alexandra Palace, un edificio costruito alla fine del XIX secolo nella periferia settentrionale di Londra. Nella notte del 29 aprile 1967 l'Ally Pally ospiterà una lunga serie di concerti per 14 ore (il cosiddetto 14 hour technicolor dream): dal blues di Alexis Korner e Pretty Thing all'improvvisazione radicale degli AMM, dalla performance Cut Piece di Yoko Ono al cosiddetto Agit Rock dei Deviants. E sono in programma anche gruppi ancora sconosciuti, che poi brilleranno nel firmamento del progressive: dai Soft Machine agli stessi Pink Floyd, fino ai Creation, una delle formazioni più emblematiche dell'acid rock inglese, che ben riflettono le atmosfere psichedeliche di quegli anni combinando musica e colori, rock e arte in modo sinestetico, sulla scia dei Beatles di Sgt. Pepper e coinvolgendo esponenti della pop art, come Peter Blake e Richard Hamilton. Il loro leader, Eddie Philips, dichiarava: "our music is red with purple flashes".
Sono i Creation, secondo Zoppo, a inaugurare il teatro rock, con allestimenti forniti dal pittore Keith Grant, con i light show e con il cantante Kenny Pickett che dipinge sul palco una tela con vernice infiammabile destinata poi a bruciare. Ma anche i grandissimi Soft Machine di Robert Wyatt, Daevid Allen, Kevin Ayers e Mike Ratledge non sono da meno: il loro abbigliamento estroso (dall'elmetto da muratore di Allen al mantello alla Dr. Strange di Ratledge) si combina efficacemente con lunghissime suites psichedeliche (come la celeberrima Moon in June) che fondono rock, jazz, musica classica e avanguardia sperimentale.
E gli stessi Pink Floyd suggellano il concerto dell'Ally Pally con una performance memorabile, combinando con maestria ed estrosa creatività musica, arte grafica ed effetti luminosi.
Esperienze più radicali che ripetono e si rifanno alla migliore avanguardia teatrale del Novecento si ritrovano invece in Frank Zappa and the Mothers of Invention. Il pubblico qui viene coinvolto direttamente, quasi a partecipare delle atrocità raccontate nelle canzoni: il tutto ha come scena il Greenwich Village di New York, nel piccolo teatro off Garrick.
E non lontano da questa venue, allo Scene di Midtown si svolge un evento impressionante: lo Exploding Plastic Inevitable, in cui compaiono i Velvet Underground, gruppo intellettuale e trasgressivo, i cui concerti sembrano rituali officiati dal gran sacerdote Andy Warhol. Il cantante e poeta Lou Reed, il musicista di estrazione colta John Cale, la chanteuse Nico danno vita a un rock ipnotico e scheletrico, con un'eclettica mistura di minimalismo, musica colta e canzone d'arte europea à la Kurt Weill. Warhol aggiunge elementi teatrali, come il ballerino Gerald Malanga, che danza in performance sadomaso, mentre si susseguono sulla scena cortometraggi underground girati dallo stesso Warhol.
Meno insolite, ma con non minore carica dirompente sono anche le esibizioni dei Doors e degli Who: per Zoppo sono questi ultimi, comunque, preceduti dai soli Pretty Things con S. F. Sorrow, che inaugurano la stagione delle opere rock, con Tommy (1969), a cui farà poi seguito Arthur dei Kinks. Da lì prenderà l'abbrivo la stagione del glam rock, con David Bowie e la sua Ziggy Stardust.
Nel secondo capitolo, Zoppo ricostruisce la vicenda umana e artistica dei Genesis, cominciando dalla high school dove hanno studiato, ossia l'elitaria Charterhouse nel Surrey. È lì che tredicenni nel 1963 arrivano Anthony George Banks e Peter Brian Gabriel, a cui poi si aggiungono Michael Rutheford e Anthony Phillips. Il loro disco d'esordio, From Genesis to Revelation, un ambizioso concept album di ispirazione biblica, composto però da canzoni di lunghezza limitata, pubblicato per la Decca, vendette solo seicento copie, sicché la casa discografica rescisse il contratto con loro. La svolta venne dopo la proposta del loro road manager, Richard Macphail, di trascorrere un periodo nel suo cottage a Dorking. Lì i Genesis, stimolati anche dall'uscita del disco seminale del rock progressive, In the court of the Crimson King dei King Crimson di Robert Fripp, mettono a punto nuovi moduli espressivi, basandosi sulla chitarra a 12 corde e sulle tastiere elettroniche, dal mellotron al moog.
Tutto è pronto per un nuovo disco, che uscirà per un'etichetta appena nata, The Famous Charisma Label, con l'inconfondibile logo del "Mad Hatter" di Lewis Carroll, e per la quale incideranno molti grandi artisti del progressive, dai Nice di Keith Emerson ai Van Der Graaf Generator di Peter Hammill. Sarà Trespass, pubblicato il 23 ottobre 1970.
Nei capitoli successivi tutti i temi tipici dei primi Genesis (storie paradossali, crudeli e surreali; fantascienza à la Clarke, mitologia classica) sono letti alla luce della dimensione teatrale, con un'esplicita focalizzazione sulle maschere, i travestimenti e le messe in scena di Peter Gabriel.
Notevoli e originali i richiami musicali, filosofici e letterari, come quello a The Pilgrim’s Progress di John Bunyan, romanzo allegorico del 1678 che stimola Peter Gabriel a un itinerarium mentis in Deum, come quello celebre di Bonaventura da Bagnoregio o come, seppur su un piano immanente, quelli della Fenomenologia dello spirito di Hegel e del Faust di Goethe.
Come osserva l'autore, "Al cammino gnostico in cinema e letteratura che incuriosisce Gabriel, si aggiungono le letture junghiane sugli archetipi, l’inconscio collettivo, il mito, le tradizioni e le comparazioni religiose, il viaggio dell’eroe, che gli forniscono materiale utile per una trama dal potente vigore visivo, derivato dal surrealismo alla Jodorowsky: teatro musicale sciamanico”.