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Torino. La Venaria Reale tra le pitture di Lotto e le sete di Capucci
Fino al 7 luglio 2013 si possono ammirare, presso la reggia della Venaria Reale di Torino, le opere del maestro Lorenzo Lotto. Grande esponente della pittura cinquecentesca italiana, Lotto ha donato all'umanità alcune delle più toccanti rappresentazioni sacre del suo periodo storico. Purtroppo non fu apprezzato quanto dovuto durante la sua vita, tant'è che le circostanze avverse lo portarono a morire solo e in povertà, lontano dalla sua città natia che lo aveva respinto.
Nato a Venezia alla fine del quindicesimo secolo divenne poi un pittore itinerante, lavorando prettamente presso la città di Bergamo e nelle Marche, dove poi terminò la sua vita, da Oblato, presso la Santa Casa di Loreto. La critica è stata severa con Lotto e le sue opere furono spesso incomprese, fino al 1895 quando fu scritta la prima monografia concernente la sua arte.
Presso la Venaria Reale si possono ammirare le opere precedentemente esposte presso il Museo Puskin di Mosca, con la mirabile aggiunta dell'affresco "San Vincenzo Ferrer in Gloria", recentemente restaurato. La mostra è composta da una ventina di opere, per lo più pitture di devozione e ritratti.
Il tema religioso era molto caro a Lotto, che riusciva a rendere le sacre rappresentazioni con un dinamismo e un uso dei colori unici nel suo genere.
Il maestro amava introdurre svariate allegorie all'interno delle sue opere e ne è un esempio la "Sacra famiglia con Santa Caterina di Alessandria" dove il Bambino Gesù è adagiato su una pietra sepolcrale e Giuseppe è immortalato nel gesto di coprirlo con una pezzuola bianca, chiaro riferimento al sudario.
Tra le opere esposte si può ammirare anche la "Presentazione al Tempio", considerato il testamento spirituale del maestro. Questo quadro è uno delle ultime produzioni di Lotto e il suo profondo sconforto si evince dai tratti abbozzati, dai colori spenti (in netto contrasto con le porpore accese e i blu profondi della sua arte giovanile) e dal senso di rassegnazione che trasmettono le pose dei personaggi raffigurati.
Alcuni critici attirano l'attenzione su una figura barbuta e curva dello sfondo, raffigurata mentre varca una porta, sostenendo che si tratta dell'ultimo autoritratto allegorico del Maestro, raffigurato lontano dal fulcro del quadro, in ombra e in procinto di andarsene dalla scena primaria.
L'ultima sezione della mostra è dedicata ai ritratti che Lotto fece nella sua carriera, inizialmente commissionati da ricchi committenti e, negli ultimi anni, realizzati per fungere da pagamento per i debiti accumulati, come ad esempio il "Ritratto di Balestriere".
Di eccezionale esecuzione si possono citare "Nozze mistiche di Santa Caterina con il donatore Niccolò Bonghi", con il committente inserito, in veste di spettatore, all'interno della scena sacra e il "Ritratto di gentiluomo coi guanti", identificato come il ricco notaio Liberale da Pinidello. In quest'ultimo quadro si può ammirare la grande raffinatezza di Lotto nell'imprimere al dipinto l'Io del soggetto, l'uso della luce e un'accuratezza che lo fanno facilmente ricondurre ai maestri fiamminghi dell'epoca.
Roberto Capucci e le sculture di seta
Fino all'8 settembre 2013, sempre presso la Venaria Reale di Torino nelle Sale delle Arti, si possono ammirare gli abiti scultura del maestro dell'alta moda italiana Roberto Capucci. Nato nel 1930 a soli vent'anni aprì il suo primo atelier di moda e, nel 1956 il grande stilista Dior lo definì "il miglior creatore della moda italiana".
Giovane talentuoso divenne presto un'icona dell'alta moda (non si occupò mai di prêt-à-porter!) e si dedicò con passione alla realizzazione di abiti di eccezionale fattura. A differenza di altri abiti-scultura, quelli creati da Capucci sono tutti indossabili, nati per stupire in passerella o lungo le navate di chiese prestigiose in occasione di matrimoni principeschi.
La prima sezione della mostra è, infatti, dedicata agli abiti da sposa realizzati per nobili o attrici, arricchiti da ricami minuscoli, da piccole perle o da grandi volute in taffettà o seta Mikado. La vera maestria di questo artista (il termine sarto è riduttivo e offensivo), consiste nel realizzare abiti proporzionati, stupefacenti ma mai pacchiani, eccessivi o di cattivo gusto. Se l'abito esibisce ardite volute di seta plissé nella parte posteriore, il corpetto e le maniche sono semplici e monacali. Se la gonna è realizzata con 40 metri di seta shantung, allora la parte di sopra presenta linee semplici e armoniose.
Anche la sezione dedicata ai minerali, che ospita vere e proprie sculture in stoffa pregiata, non lascia spazio al cattivo gusto. Nessuna creazione di Capucci è accostabile a un costume di carnevale, anche quando i colori, come nel caso dell'abito chiamato "Il farfallone", sono tutti quelli dell'arcobaleno.
Un sapiente uso delle scale cromatiche (ad esempio, per l'"Abito caminetto", sono state impiegate sete di quattordici tonalità di rosso), e una profonda conoscenza dei tessuti hanno contribuito a dar vita a opere d'arte effimere e possibili da indossare. Fa specie ammirare questi abiti e vedere dei rammendi e delle logoratura nelle cuciture, in quanto ci si dimentica in fretta che non si sta ammirando un'opera realizzata in marmo ma bensì un abito che è stato indossato e vissuto sulle passerelle di tutto il mondo.
Degna di nota la sezione dedicata ai bozzetti, dove si può ammirare il tratto deciso con cui Capucci da vita ai suo capolavori. Ogni bozzetto trova poi vita nella sala successiva, dove si possono veder prendere vita e forma le creazioni più suggestive. Per citare degli esempi, l'abito "Capitello dorico", l'abito "Ventaglio" e l'abito "Vestale", creato per l'opera lirica "La Norma".
All'interno della mostra è presente anche un cammeo originale, che consiste nell'abito che Capucci ha realizzato per Rita Levi-Montalcini per la cerimonia della consegna del Nobel. Nella sala dove si può ammirare il vestito, è ospitato uno schermo dove viene trasmessa l'intervista alla grande signora Montalcini che, con la sua grazia e semplicità, racconta che "non avevo mai sentito nominare il signor Capucci, non seguendo io la moda". L'intera mostra è arricchita da filmati e interviste al maestro, che si racconta e descrive la sua arte senza la presunzione di chi si reputa un mito, ma con l'entusiasmo di un padre che presenta i suoi figli al mondo.
Inoltre, per completare la giornata alla reggia, non si può non visitare la Barca Sublime, ovvero il Bucintoro Savoia, commissionato presso i cantieri navali di Venezia e trainato lungo il Po dalla foce fino alla città di Torino per ordine di Vittorio Amedeo II di Savoia nel 1731. L'ultima imbarcazione veneziana originale del '700 ancora esistente al mondo, è stata restaurata recentemente e ora esposta presso le Scuderie Juvarriane della Venaria. Non si tratta di una semplice esposizione al pubblico, ma di una vera e propria messa in scena teatrale, con giochi di luce, intermezzi comici e le splendide musiche di Antonio Vivaldi a fare da contorno.
Un allestimento multimediale bellissimo creato da Davide Livermore che esalta e valorizza la Peota, dando l'impressione che ancora navighi nella cornice degli sfarzi Sabaudi. Si possono ammirare da vicino gli intarsi lignei, gli affreschi e gli stucchi, dopo aver appreso tutti gli sforzi per il restauro e il trasporto e aver vissuto la storia della barca narrata dalla voce "rediviva" dei protagonisti dell'epoca. La Barca Sublime è visitabile fino al 25 agosto, con orari fissi e lo spettacolo dura 40 minuti.