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Val d'Aosta. La notte di Marilyn al Forte di Bard
A volte il magone ti assale così, per caso, davanti ad un paesaggio o in seguito a un avvenimento toccante. Questa volta il nodo in gola mi è venuto all'interno del Forte di Bard, davanti alla foto di un viso femminile malinconico, con gli occhi carichi di tristezza. Mi sono persa in quello sguardo stanco, come di chi ha già vissuto troppo e, soprattutto,ha già sofferto tanto. Il problema non è lo stato di pathos che trasmette la foto, ma il soggetto ritratto. Stiamo parlando di Lei, della Bionda per eccellenza, della Diva per antonomasia, della grande Marilyn Monroe, ritratta poche settimane prima del suicidio, dal grande fotografo Bert Stern.
L'immaginario collettivo ricorda Marilyn come icona, mentre canta la celebre "Happy birthday...Mister President", oppure con l'abito bianco sollevato dall'aria. La ricordiamo come una vamp, ci dimentichiamo troppo spesso della sua fragilità, che l'ha portata a spegnersi, sola, disperata e reietta a soli trentasei anni.
La sua vita fu un susseguirsi di scandali, vere e presunte love story, sofferenze familiari e scintillio di diamanti. Tutto quello che il pubblico voleva vedere era condito con ricchezza e champagne. Nessuno conosceva Norma J. Baker, nata a Los Angeles, vissuta in case famiglia, con una madre schizofrenica che nemmeno ricordava di averla partorita.
Bert Stern la incontrò nel prestigioso albergo Bel-Air di Hollywood, per un servizio fotografico da lui fortemente voluto e realizzato per Vogue. Dopo diverse ore passate a immortalare la star seviziata da addetti al trucco e parrucco, avvolta in fastidiosi abiti firmati, Stern le propose di cacciare tutti e di rimanere soli per fare il servizio fotografico di cui avevano parlato a lungo per telefono. Si chiusero in stanza per una notte intera, con tanti foulard, champagne e la macchina fotografica.
Lo stesso fotografo, in The Complete last Sitting, il libro che raccoglie le 2.571 foto scattate a Marilyn in quei tre giorni di servizio fotografico, racconta il suo sussulto, nel trovarsi di fronte a Marilyn nuda e sorridente, sdraiata sul letto.
Stern aveva proposto a Vogue il servizio fotografico perchè da anni desiderava immortalare quella che lui definiva "la prima dea dell’amore americana”, ed era intimorito e titubante davanti alla grandezza della diva. Ma, appena si chiuse la porta alle loro spalle, isolandoli dal mondo, la diva tornò ragazza, accettando di posare senza veli e senza trucco (eccetto solo un filo di eyeliner). Il risultato di quella notte folle, ("sembrava fosse esplosa una bomba, c'erano le scarpe di Marilyn buttate in giro, foulard e bottiglie di champagne ovunque" disse poi Stern) sono tantissime fotografie stampate su lastre ai sali d'argento, alcune in bianco e nero, altre a colori, tutte splendide.
La mostra al Forte di Bard ne ospita solo sessanta, comprese quelle per il servizio di moda per Vogue. Sono foto malinconiche, che mostrano una Marilyn sorridente e sbarazzina, che gioca con i veli e le collane di bigiotteria. Stern commentò che le migliori foto mai fatte erano proprio quelle che mostrano la vulnerabilità dell'attrice. Si mostra nuda, con un accenno di rughe, con la pelle provata dal sole e con la cicatrice dell'intervento alla cistifellea quasi portata come un gioiello. Quando Stern le propose di posare senza trucco lei rise e commentò "dobbiamo essere creativi!", accettando di buon grado di giocare come non aveva mai fatto con l'obiettivo.
Vogue ritenne quelli scatti troppo osé e invitò Stern a ripetere il set dopo alcune settimane. Questa volta la fotografò vestita, come voleva il buongusto dell'epoca, ma Marilyn si stufò di posare per le solite foto banali e ricominciò a giocare con il fotografo. Bellissima foto è quella che ritrae lei sul letto sorridente, lo champagne in primo piano e il fotografo dietro,che incombe sornione sulla star.
Fanno parte della mostra anche le due cosiddette "Crocifissioni", considerate dagli addetti ai lavori vere e proprie opere d'arte e non "solo" foto. Si tratta di provini eliminati dalla stessa Marilyn, che ha vergato col pennarello le croci rosse sui negativi.
La musica anni sessanta di sottofondo accompagna i visitatori lungo il percorso della mostra, fungendo da macchina del tempo. Le stanze che ospitano le foto sono piccole, un po' anguste e prive di finestre, ma non ce se ne accorge, tanto è luminoso il sorriso di Marilyn che brilla dalle foto incorniciate!
Un plauso ai curatori, Olivier Lorquin (Presidente e Direttore Generale del Museo Maillol di Parigi), Isabelle Maeght (Amministratore della Fondazione Marguerite et Aimé Maeght di Saint Paul de Vence) e Gabriele Accornero (Consigliere Delegato del Forte di Bard) con la collaborazione della Galleria Staley Wise di New York.