Viterbo. I Gioielli della Serenissima alla 42° edizione del Festival Barocco

Articolo di: 
Daniela Puggioni
L'Accademia Barocca di Santa Cecilia

Il concerto de L'Accademia Barocca di Santa Cecilia ha concluso splendidamente la 42° edizione del Festival Barocco con un programma interamente dedicato alla musica barocca veneziana. Il concerto si è svolto a Viterbo, nella Chiesa di Santa Maria della Verità mercoledì 4 settembre 2013 ottenendo un grande successo ed è stata anche l'occasione per la registrazione dal vivo di un CD di prossima uscita con la casa discografica Dynamic.

 “L’Anima europea tra virtuosismo e stupore” è stato il tema della 42° edizione del Festival Barocco di Viterbo, i musicisti della Serenissima Repubblica di Venezia ne furono un luminoso esempio, come ha dimostrato la coinvolgente e affascinante esecuzione de L'Accademia Barocca di Santa Cecilia, diretta da Stefano Vignati. Il concerto ha avuto come protagonista l'oboe; la versione barocca nacque in Francia, all'epoca del Re Luigi XIV,  fu molto amato dai musicisti francesi e il fascino del suono di questo strumento conquistò anche i musicisti veneziani, che lo utilizzarono largamente nelle loro composizioni.

Ha aperto il programma il Concerto per 2 Oboi e Archi in Do maggiore Op. 9 n° 9 di Tommaso Albinoni (1671-1751) che nell'opera VII e l'opera IX, dei dodici concerti presenti in ognuna, quattro li scrisse per oboe solista e quattro per due oboi. Paolo Pollastri, che suona una copia di un oboe barocco di J.M.Anciuti del 1725, fatta da M.Losappio è stato affiancato come secondo solista da Simone  Bensi. Pollastri è primo oboe solista dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia dal 1990, con una vasta esperienza nel campo della musica barocca ed è il responsabile artistico e il concertatore de l'Accademia Barocca di Santa Cecilia, unico ensemble, che utilizza strumenti d'epoca, formatosi all'interno di una orchestra sinfonica.

Il concerto di Albinoni è strutturato nella classica divisione in tre movimenti (Allegro-Adagio-Allegro) che si affermò a Venezia proprio con Vivaldi. I due Allegro sono caratterizzati dal dialogo virtuosistico dei due oboi tra loro e con gli archi e il basso continuo, costituito anche da clavicembalo, fagotto e tiorba. La tonalità in do maggiore mette in luce il suono brillante degli oboi negli Allegro, mentre nell'Adagio a dominare è la cantabilità e il suono morbido degli strumenti grazie alla bravura degli interpreti.

Sempre di Albinoni è stata poi eseguita la Sinfonia in Sol maggiore per archi e continuo articolata nei classici tre movimenti, un brano in cui la bravura degli archi dell'ensemble è stata protagonista, in particolare quella del primo violino, Paolo Piomboni, che suona un violino di Anton Jais del 1793, e nell'Adagio ha dialogato con il basso continuo facendo emergere la morbida cantabilità del movimento; l'Allegro conclusivo è invece basato su una serrata scrittura contrappuntistica.

La parte dedicata ad Albinoni si è conclusa con il Concerto per oboe in Re minore op.9 n°2, con Pollastri come solista, una parte in cui è necessaria una brillante abilità virtuosistica unita alla cantabilità del suono morbido dello strumento, che la tonalità in Re minore asseconda e fa emergere, come nel fascinoso e coinvolgente dialogo con il primo violino.

Di Alessandro Marcello (1669- 1747), nobiluomo veneziano e magistrato, è stato poi eseguito il Concerto per oboe in Re minore a lungo attribuito al più famoso fratello, Benedetto (1686- 1739) anche lui magistrato e dilettante di musica, come entrambi si definivano, di cui si ricorda un celeberrimo pamphlet, arguto quanto velenoso: Il teatro alla moda, una satira feroce e divertente sul melodramma. Il concerto fu finalmente attribuito ad Alessandro dopo un felice ritrovamento di una raccolta di concerti italiani per vari strumenti appartenuta al Cardinale Ottoboni, mentre in quella precedentemente conosciuta era nella tonalità di Do maggiore, nella versione originale è in Re minore.

In questa tonalità era già conosciuto in una trascrizione per tastiera di J.S.Bach, che, nell'Adagio aveva aggiunto delle diminuzioni di grande bellezza che normalmente sono eseguite anche dagli oboisti e contribuiscono al grande fascino del brano, che ebbe grande successo quando fu il tema conduttore del film Anonimo veneziano (1970).

Non poteva mancare l'indiscusso protagonista di quell'epoca Antonio Vivaldi (1678-1741), per prima è stata eseguita la Sinfonia in Do maggiore RV116, un brano  che si apre con un Allegro brillante e virtuosistico, in cui dominano la dinamica è serrata e il ritmo incalzante a cui segue un Adagio in cui emerge il violino solista, per poi concludersi con l'Allegro. Il Concerto per Liuto in Re maggiore RV93 ha visto protagonista Simone Vallerotonda che negli altri brani ha suonato la tiorba nel basso continuo.

In questo brano ha utilizzato lo strumento per cui fu scritto, la mandola milanese, uno strumento molto più piccolo del liuto, con un suono esile, ma cristallino e aereo. L'organico è, per questo motivo, ridotto, si tratta di una tipica composizione da camera: due violini a parti reali clavicembalo, violoncello e contrabbasso. Il concerto è un brano in cui si fondono armoniosamente virtuosismo e cantabilità, ritmo, dinamica e colore. Simone Vallerotonda ha interpretato con grande maestria il brano coadiuvato dalla bravura degli altri musicisti in particolare quella di Paolo Piomboni, il primo violino.

Il Concerto per due oboi e archi in Re minore RV535 sempre di Vivaldi, che ha chiuso il concerto, è un luminoso esempio della capacità di ricerca creativa del musicista, che vera incarnazione dello spirito barocco, voleva sempre sorprendere e stupire l'ascoltatore. Pur avendo formalizzato il concerto in tre movimenti, in questo caso il compositore apre il brano con un Largo e crea un clima sospeso, di attesa nel dialogo tra i solisti e il basso continuo, che rende più vivo il contrasto con il successivo Allegro, luminoso, in cui domina il ritmo serrato e vivace nel confronto tra i solisti e l'ensemble. Nel secondo Largo il suono morbido e fascinoso degli oboi dialoga con il basso continuo mentre nell'Allegro vivace conclusivo è molto virtuosistico e trascinante il dialogo dei due solisti tra loro e con gli altri strumenti.

Pollastri è stato il protagonista indubbio del concerto, la sua interpretazione ha unito il virtuosismo delle parti più brillanti al suono morbido e affascinante degli Adagi. Bene anche Simone Bensi, che si è unito a Pollastri nei due concerti per due oboi, i due hanno dialogato mostrando una grande intesa che ha giovato alla completa riuscita dei brani.  Lunghi e meritati applausi del pubblico durante e alla fine del concerto sono stati tributati ai bravi esecutori de L'Accademia Barocca di Santa Cecilia

Pubblicato in: 
GN43 Anno V 24 settembre 2013
Scheda
Titolo completo: 

Viterbo - 42° edizione del Festival Barocco

I Gioielli della  Serenissima 
Concerto conclusivo della 42° edizione del Festival Barocco di Viterbo
Chiesa di Santa Maria della Verità
mercoledì 4 settembre 2013, ore 21

L’Accademia Barocca di Santa Cecilia
Paolo Pollastri, Simone Bensi  Oboi solisti     
Simone Vallerotonda, Liuto solista      
Stefano Vignati,  Direttore
Musiche di T. Albinoni, A. Marcello, A. Vivaldi