Il dramma antico in scena nell'antica Tusculum

Tusculum, la tragedia greca torna a Monte Porzio Catone con la stagione teatrale 2009 del Teatro Romano di Tuscolo il 10, l'11 e il 12 agosto. Dal Teatro greco di Siracusa approdano, nell'antica città di Tuscolo, l'Edipo a Colono di Sofocle interpretato da Giorgio Albertazzi il 10 agosto, la Medea di Euripide l'11 agosto con Elisabetta Pozzi e Maurizio Donadoni ed infine le Supplici di Eschilo il 12 agosto.

Al Teatro Romano di Tuscolo anche quest’estate si farà spettacolo, per la sesta stagione consecutiva, dopo la riapertura nel 2003 con Giorgio Albertazzi. E anche quest’anno sarà all’insegna della  grande Tragedia Greca, grazie al partenariato istituzionale stretto lo scorso anno (2008) tra la Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, proprietaria del sito archeologico, e la fondazione I.N.D.A. – Istituto Nazionale del Dramma Antico - di Siracusa, la massima autorità teatrale nell’ambito dell’antichità classica. La manifestazione si avvale anche della sponsorizzazione degli Assessorati alle politiche culturali della Provincia di Roma e della Regione Lazio.

Questo straordinario accordo strategico, che inaugura un circuito teatrale dedicato alla classicità, individua il sito di Tusculum come luogo d’eccellenza per le rappresentazioni del Dramma Antico, a fianco di Siracusa in Sicilia, dove l’I.N.D.A. opera da quasi cento anni, e Paestum in Campania, anch’essa entrata di recente nell’accordo. La convenzione, firmata dal Presidente dell’Ente montano Giuseppe De Righi e dal Sovrintendente della Fondazione I.N.D.A. Ferdinando Balestra, ha già prodotto un primo debutto a luglio 2008 della compagnia siracusana, in un particolare allestimento dell’Orestiade, nella versione tradotta da Pier Paolo Pasolini.

Quest’anno la proposta teatrale sarà ancora più articolata con ben tre spettacoli nei giorni del 10, 11 e 12 agosto, rappresentativi dei tre massimi autori della tragedia greca:

L’Edipo a Colono di Sofocle (lunedì 10 agosto), tragedia della “serenità ultraterrena”, per riprendere la definizione di Friedrich Nietzsche: il dramma è interpretato da Giorgio Albertazzi, che torna ancora una volta nel teatro da lui inaugurato. Si tratta dell’ultimo dramma scritto da Sofocle e rappresentato postumo, nel 401 a.C. Uno straordinario testamento spirituale, non a caso ambientato a Colono, nel demo ateniese in cui nacque il grande drammaturgo.

Nella città di Atene, presso il bosco consacrato alle Eumenidi, ha inizio il dramma, con un Edipo mendico e cieco accompagnato dalla figlia Antigone, nel paesaggio mediterraneo pieno di allori, ulivi, viti e in un'atmosfera costantemente sospesa tra realtà e sogno, vita e morte, umano e divino. È qui, nella città pia, felice e giusta, che Edipo compie l’atto conclusivo del suo destino, con l’aiuto di Teseo, il re illuminato che lo protegge da un passato che irrompe costantemente sulla scena (Creonte che vuole ricondurlo a Tebe, Eteocle e Polinice che si contendono il regno) e lo accompagna sino al suo istante ultimo. Ospite e straniero vivono insieme questa esperienza di confine tra vita e morte, legati da un giuramento (la segretezza del luogo di sepoltura di Edipo) e dal sacro vincolo della ospitalità.

La Medea di Euripide (martedì 11 agosto), tragedia della grande passione, diretta dal regista polacco Krysztof Zanussi, artista e intellettuale in grado di spaziare dal teatro alla scrittura e al cinema con τέχνη e profondità di pensiero, e interpretata da Elisabetta Pozzi.

Il tema dello straniero torna, seppure declinato in modo molto diverso, nella Medea di Euripide. Il dramma della figlia del sole, della maga, della barbara in terra greca – non accolta ma, con un ribaltamento rispetto a Edipo, bandita dalla città – si consuma nella città di Corinto. Sposa di Giasone e da questi abbandonata per Creusa, figlia del re Creonte, la maga medita ed organizza la sua atroce vendetta da consumare nell’ultimo giorno che il re le ha concesso di trascorrere nella sua città.

Fingendo di volersi riconciliare con Giasone e di aver compreso i motivi che lo hanno spinto a contrarre nuove nozze, Medea convince lo sposo a chiedere che i suoi figli possano rimanere a Corinto con il padre e la nuova sposa. Manda quindi a Creusa in dono un peplo e un diadema consegnati dai bambini e intrisi di un veleno mortale che immediatamente arde le carni della giovane donna e subito dopo del padre che la stringeva a sé ormai esanime.

Ma la vendetta non è ancora compiuta. La donna vuole infliggere a Giasone, l’uomo che avrebbe dovuto rispettarla ed esserle riconoscente, la pena più grande che si possa immaginare: Medea uccide i suoi stessi figli. Una volta compiuto il misfatto si alza sul carro del Sole. Lei stessa seppellirà i figli e poi si recherà ad Atene, dove Egeo le ha promesso ospitalità. A Giasone non resta che inveire contro la barbara che ha rovinato lui, la sua casa, la sua stessa discendenza.

Concluderanno Le Supplici di Eschilo (12 agosto), dramma corale allestito appositamente per il tour dell’I.N.D.A. a Paestum e a Tusculum.

In unità tematica con gli altri due drammi, le protagoniste di questa tragedia sono rifugiate in cerca d’asilo: il coro di Danaidi che chiede aiuto al re argivo Pelasgo perché prometta di accoglierle nella sua città. Nel segno dello straniero Edipo, della barbara Medea, delle Danaidi supplici sugli altari di Argo, non ha luogo solo un progetto di allestimento teatrale ma anche e soprattutto un percorso di riflessione, un “viaggio” che parta proprio da Siracusa e dalla Sicilia, terra di frontiera del Mediterraneo, da sempre luogo di incontro, di contraddizione, di confronto e, attraverso esso, di ri-definizione delle identità. Ma anche di fughe, di violenza, di false speranze, come quella dei 283 immigrati morti a Portopalo nella notte tra il 25 e il 26 dicembre 1996, nel naufragio della nave che avrebbe dovuto portarli nel “nord del mondo”.

A curare l’organizzazione Salvatore Aricò, Direttore del Teatro Valle di Roma e consulente artistico per il Teatro Romano di Tusculum, fin dalla sua prima stagione del 2003.

Cenni storici sul TEATRO ROMANO DI TUSCOLO. (I sec a. C.)

Se la leggenda vuole che Tusculum sia stata fondata dal figlio di Ulisse e della Maga Circe, la storia invece sostiene che furono i Pelasgi, il popolo che ha abitato la Grecia prima di quello ellenico, a fondarla.

Incastonato  come un gioiello nell’area archeologica di Tuscolo nei Castelli Romani, e più precisamente nell’antico Foro, il Teatro di Tusculum è uno splendido esempio dell’architettura classica romana, con la tradizionale cavea a semicerchio ben conservata. Costruito intorno al 75 a.C, ha mantenuto la sua struttura primaria, con una cavea divisa in quattro settori che arrivano ad una capienza massima di 600 posti. L’area, incuneata tra Frascati, Monte Porzio e Grottaferrata, è di proprietà dal 1990 della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini. L’ubicazione di Tusculum, posta in alto sul monte che ha preso il suo nome, la rende unica per il contesto naturalistico e per il panorama che domina i comuni tuscolani e la Capitale, fino al Mar Tirreno.

Dopo un lungo silenzio che ha attraversato i due millenni, il Teatro Romano è stato riportato in attività dalla Comunità Montana Castelli, proprietaria del sito, la sera del 5 settembre 2003, con una memorabile performance di Giorgio Albertazzi nei panni di Adriano. Da allora il Teatro di Tuscolo sta scoprendo una nuova stagione di  successi:

Con il sostegno degli Assessorati alle politiche culturali della Provincia di Roma e della Regione Lazio si consolida il partenariato artistico tra la Comunità Montana Castelli e l’I.N.D.A., Istituto Nazionale del Dramma Antico.

Teo Orlando