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A Firenze la Carta dei giornalisti precari. Riprendiamoci i giornali
A Firenze, il 7 e 8 ottobre scorsi, un incontro promosso da Ordine Nazionale dei Giornalisti, FNSI, Unioni di base dei freelance (USGF in testa e quelli regionali), ha riunito i giornalisti precari – ma non solo – per un convegno volto a far votare la “Carta di Firenze” in difesa della maggioranza dei giornalisti che oggi sono precari, non contrattualizzati e difesi da nessun ammortizzatore sociale in un periodo di crisi che ormai va avanti da almeno un decennio.
Le premesse ci sarebbero senonché la sala è mezza vuota venerdì, e sabato la situazione non migliora: se coloro che si vuol difendere anche con un incontro con gli editori maggiori – presente Carlo Malinconico (Presidente Fieg) oltre ai vertici dell'Ordine della FNSI – non sono presenti, è evidente che la stragrande maggioranza dei giornalisti precari non credono alla Carta di Firenze e neppure ad un incontro con i vertici.
E' vero che la Carta si fa promotrice di sanzioni disciplinari per la violazione delle regole in difesa del precariato e dell'equo compenso, secondo quanto stabilito dall'articolo 2 della Legge 69/1963 che comporta all'articolo 51:
Le sanzioni disciplinari sono pronunciate con decisione motivata dal Consiglio, previa audizione dell'incolpato. Esse sono: a) l'avvertimento;/ b) la censura;/c) la sospensione dall'esercizio della professione per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore ad un anno;/ d) la radiazione dall'albo.
Ma la domanda è: sono effettivamente efficaci queste sanzioni? Per molti direttori come Ferrara (Il Foglio) o Feltri (Libero) condannati per aver calunniato o per false notizie non è cambiato molto (le sanzioni sono le stesse): stanno sempre al loro posto scontata la sospensione dall'esercizio.
Se pensiamo poi che i precari non possono permettersi economicamente la tutela legale e che spesso lavorano in nero, - perchè come la chiamate voi la retribuzione di 2 euro ad articolo se non caporalato dei direttori e degli editori? - facciamo en plein. Iacopino, Presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti afferma che è la loro ultima possibilità di riguadagnare la fiducia dei precari perchè il mandato scade nel 2013, ma perchè allora – ho dichiarato io dal palco – non fornire ai giornalisti le chiavi economiche della riscossa, ovvero decidere sulla base del comportamento etico dei giornali, dei loro direttori e dei loro editori, le sovvenzioni da parte dello Stato, facendosi loro (ODG e FNSI) garanti del controllo che questi danari vadano nelle mani dei giornalisti che lavorano e non solo dei proprietari e dei direttori dei giornali?
Perchè non promuovere una lista etica ed equa di giornali e soprattutto fondarli su nuovi principi, che non sono quelli ossidati del 1948 (Legge sulla stampa) che reggano invece su progettualità innovative, di sani e onesti principi assicurati da leggi sintetiche e chiare, ed oltremodo precise nelle loro estensioni, in modo che nulla sia lasciato alla discrezionalità di qualcuno ma sia evidentemente osservabile da tutti come debba essere rispettata la normativa.
In sostanza: sanzioni pecuniarie, blocco delle sovvenzioni e creazione di una lista di giornali etici, imprese editoriali aiutate secondo il loro carico d'innovazione – anche tecnologica perchè mica saremo fermi alla prepensionata carta stampata (come i prepensionati che lavorano nelle redazioni dei giornali per non contrattualizzare i giovani) – e di qualità, approfondimento: merito in una parola. E cominciamo a dire di non aspettare perchè il cambiamento o avviene oggi o non avviene più: è triste la prudenza come dicono al Valle Occupato di Roma. Riprendiamoci i giornali: occupiamo i nostri spazi.
Livia Bidoli, 10 ottobre 2011
ODG Precariato - Senza Bavaglio - USGF (Unione Sindacale Giornalisti Freelance) - Quattro per Cinque (su Facebook)