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SAI SLC CGIL contro l'esclusione dall'indennità di disoccupazione
In questi giorni sta circolando in rete una petizione contro la circolare INPS n.105 del 5 agosto 2011 (esclusione delle figure artistiche dalla fruizione dell’indennità di disoccupazione), alla quale hanno aderito anche nostri iscritti. L’iniziativa volta, probabilmente, a sensibilizzare la categoria sulla gravissima condizione che si sta determinando per migliaia di lavoratori, lancia, però, anche un messaggio privo di fondamento e gravemente fuorviante, quello che le parti sociali (le Organizzazioni Sindacali), che hanno incontrato INPS ed ENPALS, abbiano avallato il contenuto della circolare.
Il SAI, come riportato nel comunicato del 12 settembre u.s., si batte da anni nel tentativo di superare l’insidia contenuta nel RDL 1827/35. Risale infatti al 2004 l’impegno della nostra Organizzazione a collaborare alla stesura della proposta di legge Gasperoni n.4709, volta a garantire ed estendere l’indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori dello spettacolo. Un impegno che è proseguito negli anni, attraverso le legislature, con gli interlocutori parlamentari che di volta in volta si sono succeduti.
Non sorprende, pertanto, che all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione del maggio 2010 (dunque ben prima della circolare INPS del 5 agosto u.s.), il SAI sia stato tra le prime organizzazioni a mobilitarsi nel tentativo di bloccare il devastante impatto di questo pronunciamento sulla categoria.
Il modo più “semplice” e rapido era, ed è, quello di abrogare il comma 5 dell’art 40 del R.D.L. 1827/35. Per questo, congiuntamente alle altre OO.SS., abbiamo incontrato il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, con una delegazione di rappresentanti di maggioranza e opposizione, chiedendo che lo stralcio del suddetto comma fosse inserito già in finanziaria.
Per quanto sopra appare evidente che nel recente incontro con gli Istituti Previdenziali il Sindacato si è presentato sostenendo una linea interpretativa della legge diametralmente opposta a quella dell’INPS, volta dunque il più possibile al mantenimento delle precedenti condizioni di diritto al sostegno al reddito.
Una discussione che, come abbiamo già scritto, non è stata semplice proprio perché limitata ad una mera applicazione di quanto previsto dal nostro ordinamento e ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione. Le conclusioni hanno visto le Parti rimanere sostanzialmente sulle proprie posizioni, salvo per alcune figure professionali escluse dall’elenco, senza alcuna condivisione, da parte sindacale, delle decisioni che l’INPS si apprestava a prendere.
Abbiamo ritenuto importante tornare sull’argomento, non solo per riportare a realtà quanto accaduto, ma per evitare ulteriori spaccature tra quanti si stanno battendo sullo stesso fronte, spaccature che non avrebbero altro esito se non quello di danneggiare la possibilità di conseguire qualche risultato apprezzabile.