Bruxelles La Monnaie. Frankenstein, il Prometeo del futuro

Articolo di: 
Livia Bidoli
Frankenstein

Lo scorso 15 marzo a Bruxelles all'Opéra La Monnaie-De Munt c'è stata la première mondiale di Frankenstein, dal romanzo di Mary Shelley, una creazione originale di Alex Ollé de La Fura dels Baus, e che, grazie al supporto del Direttore del teatro Peter de Caluwe, è riuscita a prendere vita sul glorioso palcoscenico belga con la musica originale di Mark Grey ed il libretto di Júlia Canosa i Serra. Un cast di primo grido con Scott Hendricks in testa come Victor Frankenstein e la Creatura di Topi Lehtipuu ha accompagnato le rappresentazioni dall'8 al 20 marzo con sul podio Bassem Akiki.

Il Frankenstein ha una genesi di per sé straordinaria: infatti la prima stesura a opera di Mary Shelley si è svolta durante una notte tempestosa del 1816 a Villa Diodati sul Lago di Ginevra: fu l'anno senza estate, in cui il cielo restò coperto di fuliggine per l'eruzione del vulcano Tambora in Indonesia e l'Europa fu afflitta dalle carestie, ed era in corso la cosiddetta “piccola era glaciale”, un periodo di raffreddamento dovuto a una minore energia emanata dal sole.

La compagnia di Mary Shelley era formata da un terzetto fra poeti romantici come Percy Bysshe Shelley e George Gordon Lord Byron insieme a John William Polidori, che quella stessa notte scrisse The Vampyre, il primo racconto di vampiri. Tutto ciò è dovuto ad una gara tra di loro a chi sapesse scrivere il più avvincente racconto horror. Sappiamo chi ha vinto e che ancora oggi Frankenstein è un mito strettamente connesso a quello che Shelley appose come sottotitolo, Il Prometeo moderno e che dà il via al Coro dell'opera, che canta una poesia di Byron titolata proprio Prometheus e che data proprio la stessa notte del 1816. La Genesis infatti cita:

Titan! to thee the strife was given
Between the suffering and the will,
Which torture where they cannot kill.

Titano! A te il conflitto fu destinato
Tra la sofferenza e la volontà,
che tortura ciò che non può uccidere.

La Creatura verrà scoperta in mezzo ai ghiacci dallo scienziato Walton, che come nel racconto originale incontrerà sia Victor Frankenstein sia la Creatura (o Mostro, come viene spesso indicato nel libro) proprio nel suo viaggio verso il Polo Nord: siamo però nel 2816 o anno 354 del Nuovo Periodo Glaciale Antropogenico (The New Anthopogenic Glacial Period) ed un'apocalisse ha ibernato la terra ed anche la Creatura in quello che viene indicato, come recita la scritta cubitale sul palcoscenico, il memoriale di Buzludzha in Bulgaria. Il monumento ha una lunga storia risalente alla ribellione agli Ottomani, ma è l'episodio più recente e rilevante nonché il riferimento architettonico che ha ispirato Alex Ollé e tutta la sua squadra scenografica formata da Alfons Flores e l'assistente alla regia Susana Gomez, che ha riprodotto sulla scena con incredibile mimetismo il monumento ai partigiani comunisti del 1944 costruito tra 1974 e 1981, e che sembra una sorta di astronave con diretto riferimento al Frankenstein come opera di science fiction.

La storia di Mary Shelley viene riprodotta per intero e ricostruita dalle memorie della Creatura che, richiamata alla vita dall'ibernazione, nuda, allo stato primitivo, debole e fragile, comincerà, in questo universo apocalittico coperto di neve e ghiaccio, a raccontare la sua nascita dall'idea prometeica e faustiana di creare un essere umano, proveniente da Victor Frankenstein. L'immaginario è prodotto da capolavori della science fiction anche cinematografica, come Dark City (1998) di Alex Proyas, da cui la calvizie di tutti i personaggi, come se provenissero da un altrove assolutamente senza vita, visto che i capelli sono l'unico componente umano che continua a crescere anche ai morti e che qui viene del tutto eliminato. La circolarità del luogo degli esperimenti e gli effetti speciali quanto i movimenti meccanici trasformano lo scenario da laboratorio a tribunale, a congrega di scienziati riuniti per un ultima flebile speranza di allacciarsi, come in un cerchio appunto, ad una storia anteriore ormai scomparsa. La figura del cyborg è dietro l'angolo e viene anche suggerita dai glissando ossessivi degli archi, e dagli ostinati interventi del synth a riprodurre suoni da un altro mondo. 

La musica di Grey è suggestiva quanto evocativa e la collaborazione di lungo corso nei progetti di John Adams, come Dr Atomic o The Death of Klinghoffer, dipinge il suono – di cui si è occupato proprio Grey in tutte le sue infinite collaborazioni con Adams, anche le più recenti come per On the Trasmigration of Souls – dei riflessi orchestrali a tutto tondo ben presenti nel suo mentore, come del ritmo che nella scena del tribunale è vivissimo come nei capolavori di Adams pur rimanendo originale in tutta la sua sostanza. Un evidente omaggio al suo primo mentore Allen Strange è avviluppato nella sua caratura elettronica o elettroacustica, che ricorda sonorità che vanno dai Nurse with Wound al suono industriale degli Einstürzende Neubaten, provenendo a sua volta da quell'avanguardia che vede in Stockhausen il rappresentante più noto insieme a John Cage e al suo lavoro concettuale. La tecnologia qui diviene il suono dell'ignoto, di un'ambientazione artica rappresentata all'inizio dal “rumore bianco” che fonde musica concreta con scenari elettronici.

Il riferimento a Walton come nuovo Dr Frankenstein è diretto fin dal principio: non solo si chiama Dr Walton ma lui, attraverso la galvanizzazione, ovvero gli impulsi elettrici, esattamente come Victor, riporta in vita la Creatura dopo averla trovata sotto il permafrost. Il make up della Creatura è impressionante, Topi Lehtipuu, il tenore finlandese che lo ha interpretato, ci si è dovuto sottoporre per due ore al giorno. Lui, che inizia ad emettere suoni proprio come se venisse alla nascita, mentre Victor lo sollecita come sua grande creazione con modi perentori: il baritono texano Scott Hendricks lo impersona con grande carisma ed una lettura chiara della voce, potente oltre misura ed annichilente nei confronti della sua Creatura. Elizabeth ha la voce flessuosa e calda, armoniosa del soprano tedesco Eleonore Marguerre, l'unica voce cui è concessa la vibrazione degli affetti e le note compongono misurate e minimali melodie alla ricerca di una stabilità che è affranta dalle voci e dai suoni corrispondenti a Victor ed alla Creatura, nonché a Walton deus ex machina di tutto il motore della scoperta. La voce di Walton, sebbene compassionevole nei confronti della Creatura, è il potente baritono americano Andrew Schroeder, che ha quasi dei tratti di somiglianza con Victor, di cui in parte è l'alter ego qui come scienziato e scopritore di nuovi mondi nel romanzo. Le altre voci sono altrettanto particolari e incisive: come quella di Justine, sofferente, di Hendrickje Van Kerckhove; il tenore britannico Christopher Gillett interpreta Henry, l'amico di Victor; mentre, sia il padre di Victor sia l'uomo cieco (della famiglia De Lacey) vengono interpretati dal baritono tedesco dalla voce grave Stephan Loges.

Gli unici momenti felici e di scoperta della Creatura sono, come per i romantici, in mezzo alla natura, da cui è ispirato a trovare e chiedere poi a Victor, una compagna della sua stessa specie. Le sue lamentazioni sono infatti legittime come quelle di qualsiasi altro essere umano che cerca la compagnia di un altro perché abbattuto dalla solitudine. E sarà proprio questa mancanza estrema provocata dall'assenza d'amore – tranne i pochi momenti di incontro con Elizabeth – che lo condurranno alla strage di tutti gli affetti cari a Victor, “padre elettrico” che lo ha rifiutato pur avendogli dato la vita. L'incontro con il cieco, l'unico che, non vedendolo, non presagiva la sua mostruosità, è stato l'unico positivo, in cui la Creatura ha potuto imparare, le parole dell'uomo: “We are all born kind, yet poorly taught.” (Siamo tutti nati gentili, ci è stato soltanto scarsamente insegnato ad esserlo: trad. mia). Il post-umano in fondo è questo, la dimensione dell'inumano che ha raggiunto la Creatura come alter ego di Frankenstein suo malgrado: vi è rimasto imbrigliato su costrizione, “misery made me a fiend” (la miserevelozza mi ha reso un demonio: trad. mia), per la mancanza di compassione del suo creatore, Frankenstein.

Bassem Akiki, il direttore libanese, ha condotto l'Orchestra con estrema cura ed è stato attentissimo anche nei cambi scena evocati prontamente dalla musica di Gray; il Coro è stata una presenza a sé come personaggio, che dà inizio all'opera ed anche voce di supporto ed esplicativa alle azioni della Creatura: perfettamente diretto dal romano Martino Faggiani.

Un'opera, questo Frankenstein, con l'allestimento della Fura dels Baus di Alex Ollé e della sua squadra, che regala ad un pubblico variegatissimo il Futuro dell'Opera lirica come l'ha concepita Wagner: un'opera d'arte Totale, in cui ogni tassello, dall'idea originale, dal romanzo, alle scene, ai costumi, alla drammaturgia, al tessuto sonoro, sono state concepite ad un unico scopo, rileggere uno dei miti fondamentali dell'essere umano e attualizzarlo nella postmodernità. Un successo clamoroso anche da parte del pubblico.

Rircordiamo che, fino al 14 settembre 2019 sarà possibile vedere per intero l'opera su Opera Vision.

Pubblicato in: 
GN18 Anno XI 25 marzo 2019
Scheda
Titolo completo: 

Bruxelles
Opéra La Monnaie - De Munt

FRANKENSTEIN
Opera in due atti basata sul romanzo Frankenstein, or The Modern Prometheus
di Mary Shelley
Libretto di Júlia Canosa i Serra
Music di Mark Grey
Commissione straordinaria La Monnaie - De Munt
 

Premiere mondiale

8, 10, 12, 14, 15, 17, 19 & 20 marzo 2019

Direttore BASSEM AKIKI
Soggetto originale e regia ÀLEX OLLÉ - LA FURA DELS BAUS
Scene ALFONS FLORES
Costumei LLUC CASTELLS
Luci URS SCHÖNEBAUM
Video FRANC ALEU
Assistente regia SUSANA GOMEZ
Drammaturgia ÀLEX OLLÉ, JÚLIA CANOSA I SERRA, MARK GREY
Libretto JÚLIA CANOSA I SERRA
Maestro del Coro MARTINO FAGGIANI

Cast
Victor Frankenstein SCOTT HENDRICKS
Creatura TOPI LEHTIPUU
Elizabeth ELEONORE MARGUERRE
Dr. Walton ANDREW SCHROEDER
Henry CHRISTOPHER GILLETT
Il Cieco / Padre di Victor STEPHAN LOGES
Justine HENDRICKJE VAN KERCKHOVE
Giudice WILLIAM DAZELEY

La Monnaie Symphony Orchestra and Chorus

Produzione DE MUNT / LA MONNAIE

Con il supporto di THE BELGIAN FEDERAL GOVERNMENT’S TAX SHELTER, IN COOPERATION WITH PROSPERO MM PRODUCTIONS SA/NV AND TAXSHELTER.BE, POWERED BY ING

Disponibile su OperaVision in streaming fino al 14 settembre 2019

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