Buenos Aires Teatro Colon. Pagliacci e la Cavalleria porteña

Articolo di: 
Roberto Begnini
Pagliacci

Pietro Mascagni "Cavalleria Rusticana" (1890) e Ruggero Leoncavallo "Pagliacci" (1892) uniti in una nuova interessante produzione dal Teatro Colón di Buenos Aires dal 14 al 21 luglio. José Cura regista, scenografo e tenore ci fornisce una splendida visione palesemente rioplatense delle due vicende dimostrando come questi due frenetici racconti di gelosia e omicidio abbiano ancora il potere di scioccare.

La sua regia ha alterato alcune importanti impostazioni, così entrambe le opere si svolgono nel facilmente riconoscibile quartiere porteño de la Boca, tra bandoneon e tangueros. Ma nei due ambienti comuni si muovono mondi tra loro lontani che vanno dalla tragedia greca al comico trucco da avanspettacolo.
La scenografia sempre di Cura, una piazza del leggendario Caminito, è vuota e monumentale nella prima opera, mentre diventa sfondo di un carrozzone, panni stesi e rustici pali dell’elettricità, nella seconda. E così anche le luci di Cura e i costumi di Fernando Ruiz esprimono l'oscurità, la tradizione, la religiosità per poi lasciare il posto a lustrini e colori… Sono solo i comportamenti umani che invece rimangono costanti: gli uomini bevono in eccesso e diventano violenti e le donne sono considerate pari ad oggetti.

Quest'ultimo punto è fondamentale per la messa in scena di "Cavalleria", che mette Santuzza, che è stata sedotta e abbandonata da Turiddu, fisicamente fuori dalla comunità. La regia meticolosamente dettagliata riassume la vita di paese in un rituale di appartenenza e non appartenenza: il coro vestito a festa, visibilmente e ipocritamente cristiano, la giudica e la scaccia, relegandola in un angolo a destra del proscenio, dove lei rimane ogni volta che non è in realtà in scena, e talvolta anche quando lo è. Di conseguenza l'opera si focalizza ancora di più sulla evitata e affranta Santuzza, noi spettatori vediamo attraverso i suoi occhi, e l'angosciata, espressiva voce della brava Guadalupe Barrientos è una presenza potente in ogni momento.

Nelle suggestive immagini di scena create dai colorati muri e i costumi assolutamente uniformi, le attività del villaggio si trasformano in riti: la processione di Pasqua; l’Intermezzo, in cui i coristi portano sulla scena candele che attenuano l’oscurità; il bere all’osteria. Il coro diventa così il peso della tradizione e del destino, contro i quali gli individui non hanno alcun potere. Naturalmente Turiddu proseguirà la storia con la bella Lola, naturalmente Santuzza in preda alla gelosia li tradirà rivelando il segreto al marito di Lola e tutto finirà nel sangue.

Vitale tenore si dimostra lo sventurato Turiddu, il cui canto è chiaro e penetrante, piuttosto che robusto, la voce di un uomo che segue i suoi istinti, ma non ha né il peso né l'astuzia per proteggere se stesso. Il coro è coerentemente lieve e l'orchestra suona in modo superbo sotto la direzione del Maestro Roberto Paternostro.

Quando il sipario si apre per "Pagliacci", la religione e l'oscurità sono stati spazzati via, la medesima piazza è occupata da un piccolo carretto di teatranti fatiscente, la gente del paese indossa colorati vestiti e felicemente, caoticamente saluta la compagnia viaggiante e flirta con gli artisti. Il coro ha perso, rispetto a “Cavalleria”, il suo protagonismo e la viva partecipazione alle lotte di vita e di morte degli interpreti; semplicemente osserva il loro presunto gioco senza riuscire a capire la differenza tra la recitazione e la cruda realtà.

Grande il regista qui nei panni del tenore che si dimostra un potente Canio, realistico nel modo in cui egli ne mostra la debolezza di fondo. Il suo "Vesti la giubba" crudo e non esagerato, rivela più uno scoppio di rabbia e confusione che di crepacuore, anche se un po’ affrettato risulta il “recitar…

Colombina salta e balla con la destrezza di un’attrice di varietà (non sicuramente facile cantando lirica), la sua comicità fisica e le esilaranti buffonate coinvolgono il pubblico reale e quello sul palco stesso, contribuendo a instillare quel senso di insicurezza sul quando è iniziata la resa dei conti e la vita reale ha sopraffatto la finzione.

Pubblicato in: 
GN37 Anno VII Numero doppio 13-27 agosto 2015
Scheda
Titolo completo: 

Buenos Aires - Teatro Colon
dal 14 al 21 luglio 2015

CAVALLERIA RUSTICANA

Melodrama en un acto (1890)
Música de Pietro Mascagni
Libreto de Giovanni Targioni-Tozzetti y Guido Menasci, basado en un relato de Giovanni Verga.

PAGLIACCI

Ópera en un prólogo y dos actos (1892)
Música de Ruggero Leoncavallo
Libreto de Ruggero Leoncavallo

Producción de la Ópera de Lieja
Cantadas en italiano
Sobretitulado en español e inglés
CavPag.pdf

Orquesta Estable
del Teatro Colón

Director musical
Roberto Paternostro

Director de escena
y diseño de escenografía
e iluminación
José Cura

Diseño de vestuario
Fernando Ruiz

INTÉRPRETES

CAVALLERIA RUSTICANA

Turiddu
Enrique Folger
Fernando Chalabe

Santuzza
Guadalupe Barrientos

Alfio
Leonardo Estévez
Emiliano Bulacios

Mamma Lucia
Anabella Carnovali
Laura Dominguez

Lola
Mariana Rewerski
Maria Luisa Merino Ronda

PAGLIACCI

Canio
José Cura

Nedda
Monica Ferracani
Daniela Taberning

Tonio y Prólogo
Fabián Veloz

Silvio
Gustavo Ahualli
Ernesto Bauer

Beppe
Sergio Spina

Paisanos
Reinaldo Samaniego
Gabriel Vacas

Coro Estable del Teatro Colón