Carolin Widmann e Dénes Várion alla IUC. Un magnifico duo per quattro pezzi

Articolo di: 
Teo Orlando
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Per la settantasettesima Stagione della IUC, sabato 29 gennaio 2022 alle ore 17.30, il duo composto dalla violinista tedesca Carolin Widmann e dal pianista ungherese Dénes Várjon in un programma dal cromatismo "immaginifico", comprendente alcune sonate e p la Sonata di  e pagine di Leoš Janáček, Johannes Brahms, Antonin Dvořák e César Franck.

Musicista di grande versatilità, Carolin Widmann può vantare un repertorio che spazia dai grandi concerti classici a brani di nuova confezione composti appositamente per lei: la sua ampia attività l'ha vista protagonista soprattutto nei concerti di musica da camera e con strumenti d’epoca, in veste di solista/concertatore.

Anche Dénes Várjon è noto come un grande talento internazionale. Grazie alla sua tecnica sopraffina e all'ampio repertorio, non è soltanto un pianista di primo livello e un profondo interprete di musica da camera, ma è stato anche direttore artistico di festival musicali, dove ha suonato regolarmente con Steven Isserlis, Tabea Zimmermann, Kim Kashkashian, András Schiff e Joshua Bell.

Il concerto comincia con la rivoluzionaria Sonata per violino e pianoforte di Leoš Janáček: estremamente frammentata, nei suoi quattro brevi tempi, sembra infrangere le regole per entrare in nuovi territori con idee rapide e improvvise: nel primo e nel secondo tempo, inoltre, le linee vocali ricevono un'impronta quasi canora, ben sottolineata dall'arpeggio della Widmann.

Più rilassata è la Sonata in sol maggiore op. 78 di Johannes Brahms, che ha scelto il metro ampio di 6/4 per il movimento iniziale (Vivace ma non troppo), che quasi accompagna con dolcezza l'ascoltatore verso il terzo e ultimo tempo, Allegro moderato, prefigurando una visione ottimista del futuro.

I Quattro Pezzi Romantici di Antonin Dvořák sono quasi delle miniature, cesellate con virtuosismo e grazia dal magnifico duo, ognuna con un carattere molto diverso. Come spesso accade in Dvořák (e nello stesso Brahms, come anche in Schubert e Schumann), dolce gioia e malinconia sono sentimenti affini: del resto, Janáček e Dvořák hanno radici dell'Europa orientale e una forte affinità per la musica popolare, ma furono anche fortemente influenzati dalla tradizione musicale austro-tedesca, di cui Brahms rappresenta quasi il canto del cigno classico e romantico nello stesso tempo.

Dopo Johannes Brahms ci spostiamo verso ovest e finiamo con César Franck, di cui viene proposta la celebre Sonata in la maggiore per pianoforte e violino. La sua celebrità è legata soprattutto al fatto che a lungo si è creduto che fosse il prototipo della famosa Sonata di Vinteuil descritta da Marcel Proust nel primo volume della Recherche du temps perdu. In realtà, Proust scrisse in una lettera all’amico Antoine Bibesco dell’ottobre 1915 che la Sonata di Vinteuil non coincideva con quella Franck, ma semmai risentiva poliedricamente della Sonata per piano e violino di Saint-Saëns, di un Preludio di Wagner, della Sonata di Franck, e di una Ballata di Fauré.

Composta nel 1886 (come regalo di nozze al suo amico e collega, il violinista Eugène Ysaÿe), ma già prefigurata nel 1859, compendia il tipico linguaggio franco-teutonico di Franck, con una complessa armonizzazione cromatica, una densa scrittura contrappuntistica e una coesione formale di alto livello, garantita anche dalla struttura ciclica.

L’Allegretto ben moderato in effetti presenta una conformazione melodica che agisce sui temi dei movimenti successivi: l’esecuzione del duo ci è sembrata allo stesso tempo precisa, rigorosa e appassionata. Dopo che il pianoforte ha intonato alcuni accordi, il violino introduce un tema oscillante, tra una scala ascendente e una discendente, che si staglia su un intervallo di terza: è notevole il fatto che la sonata esiste anche in trascrizione per violoncello e flauto traverso, che nulla tolgono alla sottile magia del tema iniziale, arrivando anzi in certe esecuzioni a conferirle maggiore eleganza. Eleganza che in questo caso è stata comunque trasfusa nel movimento dalla perfetta armonia che i due musicisti hanno profuso nella loro esecuzione.

Nell’Allegro molto del secondo tempo è il pianoforte che imprime alla Sonata il proprio ritmo decisivo, mentre nel terzo movimento, Recitativo-Fantasia: Ben moderato, il violino assume una cadenza quasi da cantilena, pregna di reminiscenze bachiane e comunque barocche, conferendo al brano un’atmosfera quasi da elegia classica. Nell’ultimo tempo, Allegretto poco mosso, troviamo di nuovo un procedimento di ascendenza bachiana, ossia un canone all'ottava fra il pianoforte e il violino, che realizzano un rondò alla francese con una perfetta tessitura contrappuntistica: si possono quasi sentire le campane nuziali e i generosi auguri per un futuro prospero.

Vale la pena comunque, per suggellare degnamente questo magnifico concerto, di citare un passo proustiano, che, quale che sia il vero modello della Sonata di Vinteuil, ben esprime l’essenza di questa musica: “Il campo aperto al musicista non è una meschina tastiera di sette note, ma una tastiera incommensurabile, ignota ancora quasi per intero, dove solo qua e là, divisi da folte tenebre inesplorate, alcuni fra i milioni di tasti che la compongono, esprimenti tenerezza, passione, coraggio, serenità, dissimili gli uni dagli altri come un universo da un altro universo, sono stati scoperti da qualche grande artista, che, risvegliando in noi il corrispondente del tema trovato, ci presta il servigio di mostrarci qual ricchezza, qual varietà nasconda, a nostra insaputa, la vasta notte impenetrata e scoraggiante della nostra anima, da noi scambiata per vuoto e nulla" ("le champ ouvert au musicien n’est pas un clavier mesquin de sept notes, mais un clavier incommensurable, encore presque tout entier inconnu, où seulement çà et là, séparées par d’épaisses ténèbres inexplorées, quelques-unes des millions de touches de tendresse, de passion, de courage, de sérénité, qui le composent, chacune aussi différente des autres qu’un univers d’un autre univers, ont été découvertes par quelques grands artistes qui nous rendent le service, en éveillant en nous le correspondant du thème qu’ils ont trouvé, de nous montrer quelle richesse, quelle variété, cache à notre insu cette grande nuit impénétrée et décourageante de notre âme que nous prenons pour du vide et pour du néant").
(Marcel Proust, La strada di Swann, trad. it. di Natalia Ginzburg, Torino, Einaudi, 1967, p. 373).

Pubblicato in: 
GN15 Anno XIV 16 FEBBRAIO 2022
Scheda
Titolo completo: 

ISTITUZIONE UNIVERSITARIA CONCERTI

AULA MAGNA LA SAPIENZA

P.le Aldo Moro 5


Carolin Widmann
violino

Dénes Várjon pianoforte

Sabato 29 gennaio 2022, ore 20,30

Programma

Leoš Janáček, Sonata (1914-15)

Johannes Brahms, Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78

Antonin Dvořák, 4 pezzi romantici op. 75

César Franck, Sonata in la maggiore