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Dheepan. Dalla guerra civile alla banlieue parigina
Vincitore della Palma d'oro al festival di Cannes assegnatagli dalla giuria presieduta dai fratelli Coen, Dheepan - Una nuova vita narra l'odissea interminabile dell'immigrato Dheepan (Jesuthasan Antonythasan) guerrigliero Tamil che fugge dalla guerra civile in Sri Lanka per approdare nella giungla metropolitana della banlieue parigina.
Per potere espatriare l'uomo si inventa una famiglia con la moglie fittizia Yalini (Kalieaswari Srinivasan) e la figlia posticcia, un'orfana di nove anni, di nome Illayaal. Il film è raccontato in maniera eccelsa ed illustrato come una parabola di redenzione che sta per essere vanificata dalla violenza estrema delle periferie occidentali che tanto assomigliano all'inferno che il protagonista pensava di aver lasciato e dimenticato per sempre.
Il regista pare ci voglia rammentare che il mondo vive in una zona di guerra permanente e fa reagire il suo guerriero con un'azione violenta a un'aggressione subita da autentica tigre Tamil. Il cinema di Jacques Audiard è intriso di un emotività irrazionale che viene raggiunta attraverso un crescendo di violenza inaudita, lacerante e estrema. Qui non si parla o almeno si parla poco, non è la lingua che fa comunicare i protagonisti bensì la loro fisicità e i loro corpi che interagiscono. Il Nostro afferma che il Cinema francese ha dei grandi attori ma a volte gli piace utilizzare volti nuovi e nuovi colori.
È una pellicola estremamente colorata: vediamo lo schermo nero illuminato da farfalle fluorescenti e intermittenti sul buio. Sono le cianfrusaglie plastificate che Dheepan deve vendere per pochi euro per sopravvivere. A Cannes alcuni critici avevano dibattuto che questo film era stato premiato solamente per risarcire Audiard dai mancati premi non dati a Il Profeta e Un sapore di ruggine e ossa. Dissertazione sterile e oziosa perchè il film è di un'attualità che lascia spiazzati: privo di qualsiasi didascalismo, mostra solo, senza fare sconti, l'assurdità del vivere quotidiano. Pare che abbia preso spunto per questo lavoro dal libro Le lettere persiane di Montesquieu.