Editoriale. Nemesis, Eva Milan, il nemico e l'Eternità

Articolo di: 
Livia Bidoli
Eva Milan

Ogni certezza era crollata, tranne quella d'esser vivi, e così dilaniata ogni coscienza. Non era il mare, non il cielo, ad aver assunto un colore violaceo, ma gli occhi stessi dilaniati, dall'esplosione devastante di continenti interi, sotto l'inerzia e il giogo dei popoli viziati e ignari, ormai incapaci di leggere gli eventi e del discernimento, tenuti a bada con l'inganno e il terrore di perdere ogni cosa. In pochi poterono dirsi salvi, eppure condannati al post-umano, e tutta la Storia rasa al suolo, e reso eterno il Presente.”

Queste sono le parole dell'Introduzione a Nemesis, tomo primo di quattro libri di Eva Milan, una saga distopica sulla falsariga della fantascienza, che ormai è diventata pane quotidiano, non piu' un genere, ma il Genere che per antonomasia legge la Realtà odierna come i profeti leggevano la Bibbia.

Eva Milan è scrittrice, poeta, cantante rock, soprattutto profetica di un viaggio che è comune a tutti nell'iperrealtà, nei server, nei dots, che regolano la nostra vita sempre piu' capillarmente e che il Metaverso che diventerà Facebook prodiga come manna dal cielo, una cornucopia di realtà virtuale che nelle mani di Eva Milan diventa Eternity, V° e VI° capitolo della saga Nemesis, pubblicata tra 2017 e 2018.

Riflettiamo sui nomi: tutti metafore di qualcos'altro. Nemesis proviene dalla dea greca della vendetta che può aspettare generazioni per punire (ricorda il cinese che attende sul fiume il passaggio del nemico), nondimeno un altro dei nomi di Satana è il Rivale, ovvero il nemico.
La guerra in Nemesis porterà, dopo la distruzione nucleare, ad Eternity, un “oltre” (meta) che ci farà vivere costantemente in uno spazio olografico, senza sostanza, d'altronde la quarantena vera dei “sani” si è già verificata, le prigioni virtuali si sono aperte, come pronosticato da Philip K. Dick nel secondo volume di Valis, ovvero La Divina Invasione (The Divine Invsion, 1981):

Coloro che sono laggiu' sono prigionieri, e l'estrema tragedia è che non lo sanno; credono di essere liberi poiché non lo sono mai stati, e non comprendono cosa significa. Questa è una prigione, e pochi esseri umani se ne sono accorti. (…) Sono avvelenati dal metallo (….) il metallo li confina ed il metallo è nel loro sangue: questo è un mondo di metallo. Spinti come ruote di un ingranaggio, una macchina che li macina nella routine quotidiana  producendo sofferenza e morte....Sono abituati alla morte. (…) La Nera prigione di ferro che è chiamata Caverna dei tesori, in cui vivono, ed il Giardino di Palmizi con i suoi enormi spazi, la sua luce, dove originariamente abitavano. Sono letteralmente ciechi ora. (…) Ogni tanto uno di loro si accorge che prima avevano facoltà ora perdute; ogni tanto uno di loro discerne la verità, che loro ora non sono quel che erano un tempo e non sono dov'erano un tempo. Ma lo dimenticano di nuovo. “ (pp. 128-129 della versione originale in inglese, Mariner Books, 2011: traduzione mia).

In questo mondo parallelo allora, come asserisce l'autrice di Nemesis ed Eternity è giusto ribellarsi: “La ribellione attraverso la diserzione, il sabotaggio, la disobbedienza civile e anche attraverso l’arte, deve fare i conti di continuo con il senso di impotenza e di fallimento di fronte a un sistema oppressivo falsamente felice e privilegiato”, e proseguo, citando da Nemesis (Introduzione, p. 7):

Su queste rovine perverse e fatalmente risparmiate sorgeva Arcadia, unico arcipelago frammentato di salvezza, nella cancellazione di ogni orrore, nel disconoscimento di olocausti presenti e passati, nell'esaltazione dell'artificio benefico, come nuova stirpe di neonati tecnologici votati alla felicità del Mondo Nuovo.

In sintesi, gli umani saranno felici di essere non piu' solidi, ma liquidi, come quell'Amore (liquido, appunto) che titolava uno degli ultimi libri di Zygmunt Bauman (1925-2017), il filosofo polacco che meglio teorizzò cosa stava accadendo ai rapporti, al loro disfacimento nella “liquidità”: una vita precaria dedicata al consumo di oggetti da mostrare per apparire “solidi” unicamente con quelli; un'esposizione che “apparentemente” mostra qualcosa, mentre in realtà decide a priori dell'impermanenza dell'uomo, della sua mobilità costante, della sua mancanza di radicamento.
Gli “ologrammi” andranno benissimo per rappresentarli, oppure avatar che nella postmoderna realtà sommergeranno con la loro insussistenza anche lo spirito dell'eternità, media dei corpi sottili, eterei veicoli di corpi sfuggenti alla sanità come alla natura, paradiso terrestre apertamente votato all'estinzione dall'Antropocene e la sua opera costante di disfacimento, quella filosofia dell'”estinzione” di cui quasi tesse le lodi Matteo Meschiari nel suo Geografie del collasso (Piano B edizioni, appena uscito ad ottobre 2021, p. 41):

Estinzionismo:  Les U. Knight, ispirandosi alla Deep Ecology americana fonda all'inizio degli anni Novanta del Novecento il Movimento per l'Estinzione Volontaria degli Umani, dove l'astensione dal fare figli mira a una graduale scomparsa della nostra specie a vantaggio di un mondo edenico destinato ai pochi esseri sopravvissuti”.

Parakalein; ecco cosa dovrebbe finalmente decidere di fare l'uomo, “starsi accanto”, stare accanto gli uni agli altri, autenticamente, in modo sostanzioso, duro, tenace, retto. Una presenza a sé stessi come agli altri che non sia intrusiva, sia “a fianco” dell'uomo come suo partecipe, in un'accettazione di fondo che sia sacra presenza nella realtà, nel mondo Uno, il mondo dell'Aleph, del Principio Unico, che brilla nella sua estensione umana, nel suo movimento ultimo verso l'Altro da sé.

Pubblicato in: 
GN1 Anno XIV 3 novembre 2021