La fabbrica delle meraviglie di Sharon Cameron. Romanzo gotico per young adults

Articolo di: 
Elena Romanello
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La fabbrica delle meraviglie, nuovo romanzo di Sharon Cameron (uscito in Italia per Mondadori) parte da un topos letterario irresistibile: siamo in Gran Bretagna, nell’iconica epoca vittoriana, in una notte di nebbia, e la giovanissima Katharine giunge nello sperduto maniero dello zio George, per bloccarlo dal dilapidare la fortuna di famiglia, visto che è dedito a strane attività.

Castello, ragazza spaurita ma indomita, parente pazzo… tutto già visto? E invece no, sarebbe troppo facile. Katharine scopre, dopo alcuni momenti di smarrimento e spavento, che lo zio George non è né pazzovizioso, ma uno scienziato e filantropo, inventore di macchinari incredibili, automi dall’aspetto sia umano sia animale, manufatti tra scienza e fantasia. Inoltre, ha dato ospitalità nel suo castello a persone disagiate, che ha aiutato a trovare lavoro e un posto nel mondo, creando una comunità utopica per credere in mondo migliore. 

Katharine, grazie anche a Lane, uno dei protetti dello zio a cui si legherà di un rapporto oltre l’amicizia, si troverà di fronte ad un bivio, tra la fedeltà alle convenzioni sociali in cui è cresciuta e la scoperta di un nuovo mondo, forse pazzo, forse folle, ma più giusto e capace di creare la felicità.

La fabbrica delle meraviglie viene presentato come romanzo young adult, per un pubblico di adolescenti, ma spicca senz’altro per originalità rispetto ad altri titoli del filone, perché sono tanti gli elementi di interesse, a cominciare dai riferimenti sempre graditi ai classici dell’Ottocento, Dickens e le sorelle Brontë in generale, che l’autrice cita e per le atmosfere gotiche e per l’attenzione al sociale, oltre che per alcune ovvie ispirazioni a Jane Eyre, che restano però ispirazioni e non plagi. 

Non mancano elementi del genere steampunk, la fantascienza nel passato, nata proprio nell’Ottocento con autori come Verne e Wells, anche se resta un po’ sullo sfondo, e comunque i costruttori di automi furono una realtà storica che ha fatto sognare e inquietare per quasi due secoli, ideatori di creature che hanno anticipato gli studi di oggi sulla robotica. 

La fabbrica delle meraviglie, tra feuilleton e storia di formazione, fantastico e gotico, inno all’anticonformismo è uno di quei titoli che vanno oltre il pubblico a cui sarebbe riservato, e anche se il personaggio di Katharine è un po’ sopra le righe, poco una ragazza dell’Ottocento nelle premesse, perché le signorine di quell’epoca non andavano in giro da sole per manieri abbandonati (non quelle con famiglie alle spalle), il tutto alla fine funziona. 

La storia è inventata da Sharon Cameron, americana innamorata di Scozia e romanzi storici, ma lo zio George è ispirato al duca di Portland, nobile che si ribellò ai riti aristocratici, creando una sua comunità di lavoratori, con biblioteca e spazi per lo sport, anticipando gli esperimenti sociali di imprenditori come Leumann e soprattutto Adriano Olivett.

Pubblicato in: 
GN28 Anno VII 4 giugno 2015
Scheda
Autore: 
Sharon Cameron
Titolo completo: 

 La fabbrica delle meraviglie, Milano, Mondadori, 2015, pp. 308. Euro 17,00.