La figura del santo, la modernità, il Cristianesimo

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
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Recentemente Eugenio Scalfari sulle colonne de l’Espresso, nella rubrica intitolata Vetro soffiato, si è soffermato a meditare su di una frase pronunciata da Papa Francesco, stupefacente e sorprendente per la sua attualità: ama il prossimo tuo più di te stesso. Infatti l’amore gratuito e disinteressato verso il prossimo costituisce l’essenza del messaggio evangelico. Tanto più questo appare evidente e innegabile in tempi come i nostri, segnati da grandi inquietudini dovute alle sofferenze atroci e terribili che a causa delle intollerabili diseguaglianze economiche una parte del genere umano è costretta a sopportare, se solo si riflette sulla distanza esistente tra questo imperativo etico e spirituale e l’indifferenza e l’egoismo che dominano la vita contemporanea.

Un intellettuale di notevole grandezza e profondità come lo scrittore Roberto Calasso, presentando il suo ultimo libro, L'innominabile attuale, ha osservato come la rivoluzione telematica, dovuta ai progressi della tecnologia, stia generando un duplice effetto: l’eclisse del sacro e del divino e la convinzione che non vi sia necessità di interrogarsi sulla possibile esistenza di un mondo invisibile, che spieghi l’origine della creazione.

Queste riflessioni, che, dal mio modesto punto di vista, aiutano a comprendere quale sia lo spirito del tempo in cui siamo immersi, al di là del fatto che si sia credenti oppure agnostici, sono riaffiorate nel mio animo, mentre mi trovavo in chiesa in Calabria, nella bellissima Cattedrale di San Marco Argentano che sovrasta le cripte normanne, ed ascoltavo la messa, celebrata da sua Eminenza il cardinale Angelo Amato, nell’ambito della quale è stato annunciato che è avviato il processo di beatificazione di monsignor Agostino Castrillo, un frate francescano divenuto vescovo di questa comunità negli anni cinquanta.

Agostino Castrillo nacque il 18 febbraio 1904 a Pietravairano in provincia di Caserta. Dopo aver compiuto gli studi filosofici e teologici, indossò l’abito francescano ad Amelia presso Terni, dove scelse il nome di Agostino, per la passione intellettuale con cui aveva studiato e esplorato l’opera del vescovo di Ippona. Venne ordinato sacerdote ad Ascoli Satriano in provincia di Foggia l'11 giugno del 1927. Nel 1936, in  epoca fascista e prima della Seconda guerra mondiale, divenne parroco della chiesa di Gesù e Maria di Foggia. Come ha ricordato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e uomo di grande cultura, nel periodo terribile e fosco del Secondo conflitto mondiale, quando Foggia subì i bombardamenti che causarono disperazione e dolore tra il popolo di questa città, il frate francescano Agostino Castrillo, senza risparmio di energie e con spirito di abnegazione, si impegnò pur di assicurare conforto e aiuto ai feriti, ai poveri, ai derelitti e a quanti erano in difficoltà.

Questa vita di monsignor Agostino Castrillo, come tante altre cui si deve una nobile ed esemplare testimonianza di fedeltà al precetto evangelico che impone di amare il prossimo tuo come te stesso, dimostra che la fede nella trascendenza consente, posto che sia autentica e che rischiari la vita interiore, di superare i confini angusti in cui l’io tende egoisticamente a rinchiudersi. Su questo aspetto dell’amore cristiano un pensatore come Blaise Pascal ha scritto pensieri di inarrivabile profondità umana e spirituale.

Dopo che era stato nominato in Puglia ministro dell’ordine francescano, carica che svolse con ammirevole impegno pastorale, monsignor Agostino Castrillo, per i suoi alti meriti spirituali, dovuti alla dedizione con cui si occupò degli ultimi e dei poveri, venne nominato vescovo della diocesi di San Marco Argentano e Bisignano nel 1953, da papa Pio XII. Il cardinal Angelo Amato, che per il suo compito istituzionale sta seguendo a Roma il processo di beatificazione di monsignor Agostino Castrillo, nella sua omelia, durante la funzione religiosa tenutasi nella cattedrale di San Marco, ha osservato che per gli antichi Greci l’eroe era colui il quale per le sue virtù eccelse ed incomparabili veniva paragonato alle figure grandiose della mitologia classica, come Ercole, Ermes, Ulisse, Achille.

Per i cristiani, nel nostro tempo in cui si ha a causa del fenomeno del fondamentalismo dogmatico l’uso della religione per scopi politici, ha notato il cardinale Angelo Amato, l’eroe è chi va incontro al martirio per testimoniare la fedeltà al principio dell’amore cristiano, disinteressato e privo di secondi fini. Agostino Castrillo, che dovette affrontare la prova dolorosa della malattia, prima di spegnersi a soli cinquantuno anni, e per questo motivo potette guidare spiritualmente la diocesi che gli era stata affidata per pochi anni, esercitò le virtù teologali, quali la pazienza, il perdono, la misericordia, l’amore verso il prossimo e la carità, con equilibrio e saggezza, senza mai trascurare la meditazione filosofica sul mistero della fede, sul senso della vita e sulla necessità di testimoniare la bellezza del messaggio evangelico, che si nutre della devozione verso il divino.

Questa storia, che è stata riesumata grazie all’avvio del processo di beatificazione di monsignor Agostino Castrillo, voluto dal cardinale professore Angelo Amato,  che presiede la Congregazione della Causa dei Santi a Roma in Vaticano, dimostra che nella comunità cattolica sono esistiti uomini, indifferenti alle lusinghe del potere, del denaro, della vita agiata e materialisticamente appagante, e mossi in modo  esclusivo  dalla commendevole volontà  di aiutare il prossimo, testimoniando il valore della carità e della misericordia cristiana. Una vita esemplare su cui riflettere nel nostro tempo, che pare avere smarrito i valori spirituali.

Pubblicato in: 
GN8 Anno X 23 dicembre 2017