IUC in danza con Arcaico. Archetipi dell'evoluzione

Articolo di: 
Livia Bidoli
Arcaico

Il primo balletto della storia della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti, si è svolto martedì 21 gennaio, per una volta dopo 75 stagioni una produzione del Balletto di Roma - che nel 2020 festeggia i suoi sessant’anni di vita artistica - in coproduzione con Fabbrica Europa, e con  la coreografia di Davide Bombana, è stato presentato col titolo di Arcaico in prima romana.

Cinque danzatori, tre donne e due uomini, dapprima indossando delle maschere, poi via via calibrando le loro azioni sul palco rispettando la musica  da cui proviene gran parte dell'ispirazione del balletto, si sono avviluppati e poi sciolti in quelle che io chiamo sei sequenze distinte, come mi è sembrato di ravvisare.

Le musiche sono originali e sono state composte ed eseguite dal vivo da Katia Pesti (pianoforte, reyong, gong, angklung, bendir, tamburo, campane tibetane, piastra sonora, contrabasso, hapy drum), mentre ad un certo punto della sequenza tre la voce di Gabin Dabirè (talking drum, kalimba, sonagli africani) ha iniziato a dare indicazioni ai ballerini come guidandoli in questo percorso evolutivo quanto arcaicamente rituale.

Si parte da un terreno arcaico: le maschere ce lo sottolineano e così la danzatrice centrale che si muove come una dea alla quale vengono consacrati i balli: l'episodio seguente è una lotta per un pericolo esterno quanto animale che si manifesterà nella sequenza numero tre, dove la situazione è ferina e l'unico a dirigere logisticamente e sciogliere il combattimento è la voce del cantante del Burkina Faso Gabin Dabirè. L'incontro amoroso è un avvilupparsi congestionato che darà seguito ad un pas de deux – se così si può chiamare – che porta in sé il battito del mondo. La riunione rituale, con grande apporto della voce e della azioni di Gabiré, - sorta di sciamano – conduce tutti i ballerini e lui intorno ad un piano percussivo tondo che, come in una salmodia ciclica, riporta ad un'“unione” il gruppo. 

Arcaico è un viaggio dentro sé stessi, una scoperta della metafora dell'evoluzione del mondo nella sua prima materia, in un rituale archetipico che in fondo conosciamo tutti, sepolto nel nostro incoscio collettivo. I movimenti sono forti e tesi, sicuri e calcano la terra con cui sono in unione prospettica ed evolutiva, disegnando un quadro antico che, come in uno specchio, guarda al suo futuro metamorfico.

Pubblicato in: 
GN12 Anno XII 23 gennaio 2020
Scheda
Titolo completo: 

IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti

ARCAICO
Azioni coreografiche per cinque danzatori, pianoforte, percussioni e canto

Coreografie di Davide Bombana
Musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Katia Pesti (pianoforte, reyong, gong, angklung, bendir, tamburo, campane tibetane, piastra sonora, contrabasso, hapy drum)
Voce di Gabin Dabirè (talking drum, kalimba, sonagli africani)
Assistente alle coreografie Anna Manes
Light design di Emanuele De Maria

Una produzione Balletto di Roma in co-produzione con Fabbrica Europa