IUC. Una grande festa per e con Bruno Canino

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Bruno Canino. foto Claudio Rampini

100 concerti in 60 anni, un bel traguardo da festeggiare per un grande artista, Bruno Canino ha debuttato giovanissimo alla IUC nel 1959, lui al clavicembalo, con I Giovani Solisti di Milano diretti da un ventiseienne Claudio Abbado, in un programma che comprendeva Bach, Petrassi e Hindemith. Fu un programma anticipatore delle sue scelte future, in quanto ha sempre presentato nei suoi concerti, come solista e in ensemble, proposte musicali che invitano a scoprire e indagare musiche e autori.

Scorrendo i programmi dei cento concerti alla IUC spiccano i suoi sodalizi con Severino Gazzelloni e Antonio Ballista, insieme al quale con grande nostra gioia continua a incantarci anche per le scelte tanto insolite quanto affascinanti. Nell'intervallo tra le due parti del concerto Bruno Canino ha ricevuto dalle mani del Magnifico Rettore dell'Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, Eugenio Gaudio, una targa della IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti per celebrare questo straordinario traguardo.

Anche in questo concerto le scelte sono state inconsuete e di grande interesse la prima parte è iniziata con la Sonata in mi maggiore Hob XVI:13 di Haydn, che non fu, a differenza di Mozart e di Beethoven, un pianista affermato né suonò mai in pubblico alcuna sua composizione per la tastiera. Per questo è interessante quello che scrisse: «Mi sedevo al pianoforte, iniziavo ad improvvisare secondo il mio umore, triste o allegro, serio o giocoso. Una volta presa forma un'idea, il mio massimo sforzo si dirigeva nel realizzarla e sostenerla accordandola alle regole dell'arte». Si può ipotizzare che il pianoforte fosse per Haydn il mezzo più diretto cercare l'ispirazione e esprimersi in musica. Porre un ordine cronologico attendibile non è facile, nella produzione pianistica di Haydn, specialmente per i primi lavori, dato che molti di essi sopravvivono solo in copie e nessuno fu ricontrollato dal suo autore. Oltre ciò  le Sonate di Haydn, prima del periodo londinese, furono destinate a un pubblico di dilettanti per venire incontro alle richieste degli editori e quindi non presentano eccessive difficoltà esecutive. I pianisti, per questo motivo non le inseriscono nei programmi, ma non sono prive di interesse, lo dimostra la sonata eseguita da Canino, che unisce il piacevole ascolto a una serie di esperimenti armonici.

La Sonata n. 9 in re maggiore K 311 di Mozart è una delle due sonate scrritte a Mannheim nel 1777 e dedicata a Rose Cannabich, probabilmente una allieva abbastanza dotata per poter eseguire le diverse difficoltà e i passaggi virtuosistici che il brano presenta. La sonata ha un inizio brillante, aspetto dominante della composizione, ma non l'unico, si caratterizza per l'inventiva tematica, i contrasti dinamici ed espressivi sempre molto evidenti.  La forma, ampia e complessa, anticipa i successivi sviluppi compositivi che convivono ancora con parentesi dello “stile galante” allora imperante nei salotti.

Il brano scelto per concludere la prima parte è stato la Sonata in si bemolle maggiore op. 24 n. 2 di Muzio Clementi, che fu un'autodidatta, fu anche tra primi ad intuire le potenzialità del nuovo strumento, tra i suoi estimatori vi fu Beethoven, ma il confronto con i suoi contemporanei: Haydn, Mozart e Beethoven oscurò le sue composizioni, per questo è conosciuto soprattutto come didatta, celeberrimo il suo Gradus ad Parnassum. Fu poco  considerato dai posteri e sparì dai programmi concertistici, a Vladimir Horowitz, che lo ammirava, si deve la riproposizione delle sue composizioni in concerto. Questa sonata, che fu composta tra il 1787-1788, appartiene alla maturità artistica del compositore, ha la peculiarità di avere nell'Allegro con brio, iniziale un tema che sarà ripreso da Mozart per l'Ouverture del Flauto magico. Clementi e Mozart furono protagonisti di un celebre duello pianistico che si concluse con la parità decretata dall'imperatore Giuseppe II, sensibile amante della musica. Al contrario di Clementi che dette un giudizio lusinghiero del suo avversario, Mozart detestò Clementi arrivando a definirlo un “ciarlatano” che non possedeva altro che la tecnica, ma questo “prestito” fa capire che conosceva bene le sue composizioni. La sonata mostra non solo l'abilità tecnica del grande didatta, ma anche quella compositiva nella invenzione e contrapposizione tematica, nelle scelte dinamiche e ritmiche.

L'autore che ha aperto la seconda parte, dedicata ad autori statunitensi è stato Louis Moreau Gottschalk (1829-1869), compositore americano dell'800. Nacque a New Orleans in Luisiana, un luogo dove si fusero tradizioni musicali diverse, non è un caso che le prime jazz band e le molte anime della musica afro americana siano venute da lì. La vicinanza con le isole dei Caraibi e soprattutto Cuba esercitarono una notevole influenza in campo musicale, il primo brano proposto, Le Bananier ( l'albero di banane) op. 5, fu composta a Parigi intorno al 1846 è un brano basato su una canzone popolare “creola”  En avan' Grenadie (contrazione di Grenadiers). Fu pubblicata anche come Chanson nègre e fu molto popolare a Parigi per il fascino esercitato dall'esotismo allora imperante; l'Habanera della Carmen lo dimostra efficacemente. L'altro brano in programma di Gottschalk, Union (1862) ha una base politica ed è dedicato al generale George Mc Clellan, nordista e abolizionista è una “parafrasi” basata su tre celbri motivi americani "The Star Spangled Banner"( l'inno nazionale USA), "Yankee Doodle" and "Hail Columbia".

Ispirati alla musica popolare afro americana, due degli anni '20 e due dei '40, sono anche i Four Piano Blues di Aaron Copland, queste composizioni furono scritte tra il 1926 e 1948  ognuna è dedicata a un pianista diverso, Freely Poetic a Leo Smit, Soft and Languid a Andor Foldes, Muted and Sensuous a William Kapell e With Bounce a John Kirkpatrick. L'Etude Australe VIII appartiene agli Etudes Australes, una raccolta di studi per piano solo di John Cage, furono composti  nel 1974-75 per Grete Sultan, grande pianista interprete di Shönberg, che, essendo ebrea, con l'avvento del nazismo fuggì negli USA. La composizione nasce sovrapponendo un foglio trasparente a una Carta celeste, ogni stella è trasformata in una nota, valore altezza, intensità sono ad libitum dell'esecutore.

Per concludere Canino ha eseguito nove brani, scelti non in sequenza ma rimescolati, dai Children's Songs,  un album realizzato nel 1984 dal celeberrimo pianista jazz Chick Corea, in cui sono raccolti brevi pezzi destinati ai bambini, che hanno paralleli stilistici e strutturali con il ciclo Mikrokosmos di Béla Bartók. Nella prefazione allo spartito il musicista spiega quello che si proponeva nel comporre: trasmettere la semplicità come bellezza come se la può raffigurare un bambino. Bruno Canino ha proposto ancora una volta un percorso affascinante che ha raccolto il plauso entusiasta del folto pubblico presente e nello stesso tempo ha suggerito una serie di itinerari sotterranei che legano brani apparentemente lontani.

Pubblicato in: 
GN20 Anno XI 8 aprile 2019
Scheda
Titolo completo: 

IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti
Sabato 30 marzo 2019 . ore 17.30
Bruno Canino 60 anni con la IUC

Franz Joseph Haydn Sonata in mi maggiore Hob XVI:13
(1732-1809)
Wolfgang Amadeus Mozart Sonata n. 9 in re maggiore K 311
(1756 - 1791)
Muzio Clementi Sonata in si bemolle maggiore op. 24 n. 2
(1752 - 1832)
Louis Moreau Gottschalk Le Bananier op. 5
(1829-1869) Union op. 48
Aaron Copland Four Piano Blues
(1900-1990)
John Cage Etude Australe VIII
(1912-1992)
Chick Corea Nove brani da Children’s Songs (nn. 14, 2, 3, 12, 6, 5, 11, 19, 18)
(1941)