IUC. Regale debutto per Moreau e il Pomo d'Oro

Articolo di: 
Livia Bidoli e Lorenza Masi
Moreau e il Pomo d'Oro

L'epoca d'oro appunto tra Barocco, Belcanto e Classicismo, il Settecento, fino ad arrivare alla sua conclusione “rivoluzionaria” ma senza toccarla invero tra le note, è periodo per la ricerca della bellezza massima e pura, come il nome dell'ensemble che accompagna il virtuoso solista francese al violoncello, Edgar Moreau, riassume con il famoso souvenir della diatriba tra le dee. Alla Iuc, l'Istituzione Universitaria dei Concerti de La Sapienza di Roma, abbiamo potuto prelibare il nostro palato musicale scorrendo sabato scorso 16 dicembre, e prima del Natale, compositori dal nome di Hasse, Piatti, Durante, il pluricelebrato Vivaldi, Telemann, per concludere con il virtuoso al violoncello, autore di tanta premiata musica per lo strumento solista per eccellenza di questo glorioso secolo, Luigi Boccherini.

L'ensemble che ha accompagnato il solista è di primo piano: Il Pomo d'Oro infatti si è formato nel 2012 in un'unione fortunata tra le due violiniste russe, Zefira Valova, primo violino e Maestro concertatore, insieme a Alfia Bakieva, violino secondo; la viola di Giulio D'Alessio e il violoncello di Ludovico Minasi; il contrabbasso di Luca Cola ed il clavicembalo di Federica Bianchi; e a quest'ultimo strumento, originale come gli altri, si situa la guida del gruppo musicale, il russo Maxim Emelyanychev dall'anno scorso. L'ensemble ha già pubblicato per Decca, la particolare etichetta Naïve, Deutsche Grammophon e, oltre ad aver già calcato le più celebrate sale da concerto del mondo, la Wigmore Hall e la Carnegie Hall, il Theater an der Wien ed il Concertgebouw di Amsterdam, sarà orchestra in residenza dal 2018-2019 presso il Barbican Center di Londra ed è candidato al Grammy 2017.

Edgar Moreau, che ha iniziato a praticare lo strumento del violoncello da bambino insierme al pianoforte, a undici anni si è esibito come solista al Regio d Torino e in Russia con la direzione di Valery Gergiev e ancora con la conduzione del compositore Krzysztof Penderecki, con l'Orchestra del Marinski e molte altre. Al Lugano Festival nell'ambito del progetto di Martha Argerich, al Festival di Lucerna come al Musikverein di Vienna; e nel 2011 vince il secondo premio al Concorso Čajkovskij di Mosca ed il Ravel Prize francese. Insieme al Pomo d'Oro con Riccardo Minasi ha registrato un florilegio barocco dal titolo Giovincello, che ha vinto l'Echo Klassik l'anno scorso. Lo strumento in sua dotazione è un David Tecchler del 1711 con cui, in questo concerto, ha eseguito Platti, Vivaldi e Boccherini, nonché un bis dalle suite per violoncello di Bach.

Esaminiamo ora il concerto nelle sue due parti. Impostato con naturale simmetria, l'impianto narrativo si articola in due parti, accomunate da un discorso musicale che denota l'appartenenza dei brani scelti allo stesso periodo storico.

La prima parte in particolare, con l'Adagio e Fuga in sol minore di Johann Adolf Hasse in apertura, sembra ancora fortemente partecipe del gioco tardo barocco più che calata nell'Illuminismo. D'altra parte l'ensemble Il Pomo d'Oro, appositamente formatosi per eseguire musica composta tra il Seicento ed il Settecento, si dimostra da subito eccellente nel veicolare lo spirito della composizione di Hasse, grazie ad una finezza e a un'espressività tali da ricordare la leggerezza dei panneggi che, sempre nella stessa epoca, aderivano ai volti di statue la cui realistica umanità traspariva oltre la freddezza del marmo.
Il gioiello musicale viene così modellato, proprio come una scultura, attraverso la perfetta gestione ritmica (corrispettivo musicale del ritmo di composizione) e la cura delle dinamiche (assimilabile al ritmo di superficie).
La dinamicità e l'espressività sono solo alcuni dei vantaggi su cui può fare affidamento il piccolo complesso (tre violini, violoncello, contrabbasso e clavicembalo), protagonista assoluto del primo e del terzo brano (Hasse e Durante); infatti, l'esecuzione a parti reali favorisce l'agilità delle fughe e la realizzazione di pianissimo quasi impercettibili.

Notevole in questo senso è il secondo movimento del Concerto a quattro in sol minore di Francesco Durante, in cui le voci dei diversi strumenti hanno modo di intervenire una a una senza però che nessuna venga mai sovrastata.
Al contrario, nel primo e nell'ultimo movimento,i violini acquistano un ruolo preponderante, inscenando uno scambio di battute con le restanti voci portato avanti da Zefira Valova e Alfia Bakieva con convinta delicatezza, talvolta ingaggiando tutti gli elementi in una movimentata corsa al crescendo drammatico (caratteristica soprattutto del primo movimento).
   
È solo all'inizio del secondo concerto in re maggiore per violoncello, archi e basso continuo WD 650 di Giovanni Platti che Edgar Moreau entra in scena, marcando il primo di quelli che saranno quattro interventi in cui alla grande espressività e coinvolgimento unirà una sobrietà notevole e per nulla scontata.
Aggiungendosi all'ensemble, il violoncello instaura con gli altri elementi un dialogo dai contrassegni angelici, mantenendo la leggera allegria caratteristica della fuga di Hasse, salvo sfociare in un secondo movimento adagio, più congeniale al timbro caldo dello strumento; l'esecuzione si conserva tuttavia eterea per lunghi tratti, grazie soprattutto al contributo di Federica Bianchi che, al clavicembalo, intesse la melodia di delicati abbellimenti. A chiudere il concerto, in contrapposizione al primo movimento, il nuovo allegro si presenta più concitato, suggerendo l'atmosfera adatta ad un corteggiamento sfrontato (sempre nei confronti del pubblico, ovviamente).

Il secondo intervento di Moreau ricalca il primo (ribadendo la simmetria narrativa) con l'esecuzione del Concerto in la minore per violoncello, archi e basso continuo RV 419 di Antonio Vivaldi, anch'esso articolato in tre movimenti.
La dialettica della composizione suggerisce la corrispondenza di ogni movimento ad un momento distinto del divenire (il che potrebbe costituire un importante parallelo con le sue Stagioni): la tesi viene proposta sotto forma di un'agile cornice orchestrale che introduce i brevi interventi cantabili di violoncello; l'antitesi, al contrario, permette di costruire il discorso espressivo intorno alla voce solista, attribuendogli un maggiore spazio, che il giovane non fatica ad utilizzare per prendere con sicurezza il controllo della breve rincorsa finale; qui la sintesi rende orchestra e violoncello ugualmente protagonisti della piccola, allegra esplosione che segna la fine della prima parte.

La seconda parte del concerto si articola rispecchiando in qualche modo la prima ed instaurando un dialogo a due incorniciato e principiato dalla sesta delle sinfonie di Hasse, la Sinfonia in sol minore op.5 n. 6 del 1740 che, seguendo la suddivisione in tre movimenti, Allegro – Andante – Allegro, si fa notare soprattutto per il timbro del secondo, in cui il clavicembalo su cui Federica Bianchi impone il suo carisma nell'esecuzione, lo fa risuonare nella sala come un'arpa cristallizzata dai martelletti che, l'uno successivo all'altro, la “pizzicano” intimamente.

Il Divertimento in si bemolle maggiore TWV 50:23 di Georg Phillipp Thelemann si compone di un Allegro assai seguito da una serie di scherzi volti ad intrattenere il pubblico delle feste reali e nobiliari dell'epoca che si può dire un riassunto in musica delle forme musicali più recepite a livello di corte, con una predilezione per le danze come il minuetto (francese e tedesco in questo caso), in cui le une si intersecano alle altre su un fondo “giocoso” perfettamente calibrato nelle sue varie tessiture.

Del virtuoso del violoncello Luigi Boccherini si presenta, insieme al solista Moreau, il Concerto in re maggiore per violoncello, archi e basso continuo G 479, una composizione più tarda rispetto alle altre, appartenendo Boccherini a quella seconda parte del Settecento che è foriera con lui di un arricchimento rilevante proprio volto ad evidenziare stile e tecnica dello strumento con i suoi dodici concerti per violoncello ed orchestra d'archi. Quest'ultimo si compone dei classici tre tempi con un Allegro inziale in cui il brillante timbro di Moreau al violoncello esprime tutta la melodia al centro del movimento continuando nella perfetta cantabilità dell'Adagio, cui segue di nuovo un Allegro (assai) dalle caratteristiche ritmiche elegantemente italiche per una chiosa gioiosa.

Profondamente e calorosamente apprezzato dal pubblico, sia l'ensemble il Pomo d'Oro sia il solista al violoncello Edgar Moreau, sono stati richiamati sul palco più volte finché non è giunto a deliziare l'audience con una suite per violoncello solista di Bach il 23 enne Edgar Moreau, meitandosi l'ultimo scroscio di applausi.

Pubblicato in: 
GN8 Anno X 23 dicembre 2017
Scheda
Titolo completo: 

IUC - Istituzione Universitaria dei Concerti
Aula Magna dell'Università La Sapienza
Città Universitaria - Palazzo del Rettorato
Piazzale Aldo Moro 5, Roma

16 dicembre 2017

Il mio debutto a Roma
Edgar Moreau violoncello
Il Pomo d’oro

Programma
Hasse Adagio e Fuga in sol minore
Platti Concerto in re maggiore per violoncello, archi e b.c. WD 650
Durante Concerto n. 2 in sol minore
Vivaldi Concerto in la minore per violoncello, archi e b.c. RV 419
Hasse Sinfonia in sol minore op. 5 n. 6
Telemann Divertimento in si bemolle magg. TWV 50:23
Boccherini Concerto in re maggiore per violoncello, archi e b.c. G 479