Layma Azur. L'inquietante sposa argentina

Articolo di: 
Livia Bidoli
Layma Azur

Il doppio cd Bride  di questo compositore prima di tutto, ovvero Santiago Fradejas, argentino di Buenos Aires, il frontman dei Layma Azur, è un percorso narrativo dedicato a Nina Schliemann, musicista di Oslo dalle sonorità elettro-acustiche ed evocative. Ipnoticamemte dark ci introduce in terre laminate di suoni.

Una porta appena socchiusa che si apre (interno del cd) su una stanza abbandonata con una finestra invasa dalla luce, calcinacci, l’insieme è venato di color seppia: la copertina della prima parte del concept album Bride s’intitola The Waiting Room. I primi quattro brani introducono in una stanza dove è accaduto qualcosa di irreparabile e che viene acuito dalle sonorità molto scure e gravi, in una ripetizione ossessiva e assoluta, su una voce con tremolii growl e ipnotica.

Risuonano echi di “cose morte” come il testo suggerisce apertamente: “I wish I could not look at you again…/Your subtle decay/The traces of humiliation”. Lei, la sposa (Bride) del titolo, è stata uccisa e violata e torna, dopo il quinto pezzo, Monster appunto, che cambia tonalità e si velocizza, il refrain di prima, il lungo lamento di Fradejas che diventa una cullante ballata in A Wasted Day, l’ottava track. Echi progressive si traducono in tutto l’album ma forse qui l’influenza dei Dream Theatre di Metropolis Part 2 Scenes from a Memory è più evidente - solo che il suono è smorzato -, sebbene non annoverata dal gruppo.

La lacrima azzurra di Santiago Fradejas e del suo gruppo è scolpita poi nel pezzo numero 9 A Circle of Salt, un cerchio magico fatto di sale e innervato dalla viola di Elizabeth Ridolfi che richiama la Viola Sonata N.1, una composizione precedente di Fradejas per viola. Le percussioni e l’udù sono antichi, primitivi, eppure raffinatamente assemblati da Ianir. Le ultime due incisioni suonano come addii ad un tempio – la casa – ormai distrutto dalla decadenza, richiamando nell’ultima, Waiting Room, il sensibile arco a mutarsi in scia di chiosa per la voce.

Un dedalo di specchi accoglie l’occhio sulla copertina della seconda parte di Bride, The Rape, ad annunciare che l’enigma si infittirà prima di sciogliersi e che l’intrigo è tutto interiore. La prima traccia, Bride, è di 14 minuti: Tutto sulla viola e la voce femminile di Eva Liria Vera ed il canto di Fradejas anche qui al sintetizzatore e ai soundscapes, come nell’intero album.

Di fondo la seconda parte è come un risveglio frammentato di epifanie: ricordi che tornano in superficie costruendo piccole scene la cui chiave riluce negli archi, mestamente in tralice su testi di un’infinita tristezza. Annebbiamenti da pillole e confusione mentale: “(I woke up again…/And through the pills haze/You were my disease…) e le allucinazioni della più nera gelosia: “Outside, she talks with someone else…/The heaviest sadness descends”, annunciano il seguito a ritroso direbbe Huysmans.

Il vento di The Same Silence Part I racconta dell’avvoltoio che viene poi in Circling vultures con assoli di chitarra e basso vorticosi e lancinanti (Fradejas). Le ballad di Not the Ghost – intervallata dall’inquietante Circus Wound e Woke up again, quest’ultima particolarmente struggente ed espressiva con una chitarra estremamente melodica, sono commoventi e fin troppo esplicative del dramma.

Un bambino, una madre, un ritorno nel grembo ed una mente disordinata e gelosa, che si arrovella con nodi scorsoi e lame affilate: ecco The Rape, onomatopeicamente disturbante nella sua strumentazione fredda e feroce. Il Garden a conclusione del cd riprende dei temi enucleati altrove, quasi dei leit-motiv che sono l’amore viscerale e illimitato di un’anima confusa in un percorso ablumato e senza barriere. Brandelli di desiderio non formatesi in modo organico, paure dissepolte e resisi metafore materiche di un'unione che nella stessa musica si fa agonia e gemito, per un’assenza di messa a fuoco, un abnorme richiesta d’amore che nella dissonanza è terminata nel vuoto lancinante di un addio. Un giardino dove le piante si conturbano, avviluppandosi suono dopo suono nell'intreccio fatale della distanza.

Pubblicato in: 
GN3 Anno II 3 dicembre 2009
Scheda
Autore: 
Layma Azur
Titolo completo: 

Bride
I. The Waiting Room
II. The Rape

Santiago Fradejas
voce, chitarra acustica ed elettrica, basso, synth
Nicolas Warschauer batteria
Eva Libia Vera voce e viola
Elizabeth Ridolfi viola
Laura Camacho basso
Ianir udù e percussioni