Life. Come la vita aliena si trasforma in predazione

Articolo di: 
Teo Orlando
Life

Nello scenario high tech dell'Agenzia Spaziale Italiana, circondata dai padiglioni dell'Università di Tor Vergata, il 21 marzo del 2017 abbiamo assistito all'anteprima del film Life. Non oltrepassare il limite, una pellicola che combina la fantascienza più classica con il thriller/horror, grazie alla sapiente regia di Daniel Espinosa e all'interpretazione di Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds.

L’anteprima del film è stata preceduta da un dibattito con un ospite speciale in collegamento dalla Nasa, l’astronauta Paolo Nespoli, che partirà a breve per il suo terzo viaggio sulla Stazione Spaziale Internazionale. In assenza del presidente dell'ASI, Roberto Battiston, ha preso la parola il suo portavoce, Andrea Zanini, che ha introdotto la discussione con la seguente domanda: "Noi siamo abituati a guardare con gli occhi di chi è sulla Terra, ma come saremmo stati altrove?". Al dibattito, incentrato sulla possibilità di scoprire forme di vita oltre la Terra, hanno partecipato anche Barbara Negri, responsabile dell'unità scientifica sull'Esplorazione nell'Universo, e Gabriele Mascetti, responsabile della divisione Volo Umano e Stazione spaziale Internazionale. Lo spunto per cominciare la discussione nell'ambito del panel è stato offerto da Alessia Garulli, marketing director dela Sony: "Life è un thriller horror che si pone diversi interrogativi, tra cui quello relativo a come si comporterebbe l'uomo se trovasse la vita su Marte". 

Barbara Negri ha osservato che nuove prospettive di ricerca verranno offerte dallo studio più accurato di comete ed asteroidi che sono stati poco influenzati dai quattro miliardi e mezzo di esistenza del sistema solare. Del resto, Marte in passato aveva una temperatura simile a quella della Terra, tale da consentire il sorgere di forme di vita, determinate dal ciclo del carbonio, presente del resto in tutto il sistema solare, come ha appurato la cosiddetta "missione Rosetta". Ma nuove prospettive verranno aperte nel 2020, quando un trapano perforerà fino a due metri di profondità la superficie di Marte, nella speranza di pervenire a scoperte ancora più sorprendenti di quelle compiute fino ad oggi.

Per quanto riguarda la possibilità di una colonizzazione umana del pianeta rosso, Gabriele Mascetti, responsabile del Volo Umano e della Stazione spaziale Internazionale, ha frenato gli entusiasmi, evidenziando i limiti umani e la necessità di far progredire ulteriormente la scienza e la tecnica. Non a caso l’ultimo rover esplorativo, costruito dagli USA, ha rivelato nel viaggio di andata e ritorno una dose di radiazioni, che per fortuna non sono letali, ma che potrebbero generare problemi piuttosto gravi per gli esseri umani, che dovrebbero rimanere nello spazio almeno un anno. 

Per Mascetti, "conoscere una forma di vita aliena sarebbe bello: i film ci hanno abituato a una forma con la testa grande e le antenne, forse però, come mostra Life, gli alieni potrebbero essere diversi. Sulla stazione spaziale abbiamo procedure di sicurezza per ogni cosa possibile, ma non sull’incontro con gli alieni".

Lo stesso Paolo Nespoli si è paragonato a un extraterrestre, nel senso che per lui volare come astronauta in una missione di lunga durata vuol dire diventare extraterrestre; ha poi auspicato che gli uomini entro qualche decina d’anni riescano ad approdare su Marte.

Comincia poi la proiezione del film (nella versione italiana al titolo Life si aggiunge il sottotitolo Non oltrepassare il limite), che si rivela un agghiacciante thriller fantascientifico che mette in scena un addestratissimo e preparatissimo team di austronauti e scienziati impegnati in una delicatissima missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Missione che si tramuta in una sequenza di rabbrividenti momenti di terrore quando essi scoprono che una forma di vita in rapida evoluzione, probabile causa dell’estinzione della vita su Marte, sta minacciando la squadra e rischia di diventare un pericolo mortale per la vita stessa sulla Terra. 

Siamo ben lontani, quindi, dalle atmosfere dell'ultimo film "marziano", Il sopravvissuto - The Martian, diretto dal grande regista Ridley Scott, dove un uomo riesce a sopravvivere su Marte grazie al suo ingegno e alla capacità di renderne il suolo coltivabile. È semmai a un altro film dello stesso Scott, Alien, del lontano 1979 (a sua volta preceduto da un episodio della serie cult di telefilm Spazio 1999, Dragon's Domain, del 1975) , che bisogna richiamarsi, anche perché sono numerose le citazioni che vi rimandano, dagli interni dell'astronave ai ruoli femminili dell'equipaggio, alla stessa natura parzialmente parassitaria della creatura mostruosa.
 
Come afferma Ryan Reynolds, protagonista del film insieme a Jake Gyllenhaal e Rebecca Fergusonla sceneggiatura aveva un fortissimo livello di realismo e trasmetteva tensione costante; il film comincia come se fosse la storia di una scoperta nello spazio e poi si tinge di tensione crescente a mano a mano che restiamo in contatto e conosciamo sempre meglio questa ‘cosa’ portata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale”.
 
Per il regista Daniel Espinosa – che prima di dirigere Life aveva studiato come i suoi predecessori avevano girato film di fantascienza, ispirandosi appunto a Ridley Scott con Alien, a Stanley Kubrick con 2001: Odissea nello spazio e ad Andrei Tarkovsky con Solaris –, "il motivo principale che ha spinto tanti grandi registi ad intraprendere un percorso nella fantascienza era il forte desiderio di lavorare con l’ignoto; che fosse la paura o il fascino dell’ignoto, viviamo in un mondo fisico e materiale mentre nello spazio ci si trova catapultati in un’avventura a parte. Non ne conosciamo le sembianze, non sappiamo cosa si prova, né che cosa possa farci o dove si trovi. Non ci sono rumori. E tutto questo è agghiacciante”.
 
È notevole in ogni caso che la sceneggiatura presentasse elementi di realismo, perché basata almeno parzialmente su una realtà scientifica, dato che gli scienziati hanno di recente avuto prova della presenza di acqua su Marte, per non parlare della scoperta di migliaia di esoplaneti che ruotano intorno ad altre stelle, benché distanti decine se non centinaia di anni luce dalla Terra.
 
L'interrogativo fondamentale che attraversa tutto il film è il seguente: che cosa succederebbe se scoprissimo su Marte un organismo vivente monocellulare, lo introducessimo in un ambiente vivente e l'organismo cominciasse a crescere fino a diventare ostile? Lo stesso Stephen Hawking ha messo in guardia su quel che potrebbe accadere se un organismo extraterrestre non fosse amichevole e non avesse le migliori intenzioni nel confronti dell’umanità. 
 
Gli sceneggiatori Reese e Wernick hanno pensato ad una creatura aliena originale, che inizialmente fosse un organismo monocellulare e poi si riproducesse tante volte fino a diventare pluricellulare. Si tratta di un organismo capace di sopravvivere nell’ambiente dove si è riprodotto: la sua non è un’intelligenza superiore, perché è una combinazione di cellule indifferenziate: ogni singola cellula di questo organismo ha in sé la funzione di occhio, muscolo e neurone, e, in quanto tale, la creatura è fortemente capace di adattarsi all’ambiente circostante, sicché sviluppa una formidabile intelligenza adattiva in senso darwiniano, benché poi finisca per rivelarsi semplicemente un predatore.
 
Come osservò il grande scrittore di fantascienza Robert Sheckley, "Il fenomeno essenziale di tutto l'universo è che ogni specie ne divora un'altra. Da questo concetto ha origine la “legge predatoria”: ogni specie, a prescindere dal grado di evoluzione, si ciba di una o più altre specie, e costituisce il nutrimento di una o più altre specie". L'epilogo del film non va verso l'happy ending. Il tentativo supremo del capo della missione, Miranda North (una splendia Rebecca Ferguson), di scagliare l'alieno (che i bambini sulla Terra avevano persino battezzato con un nome, Calvin) nello spazio profondo a bordo di una navicella, apparentemente riuscito, si tramuta alla fine in una raccapricciante sorpresa, che lascia aperta la strada per un sequel, mettendo contemporaneamente in dubbio il futuro dell'umanità.
Pubblicato in: 
GN21 Anno IX 24 marzo 2017
Scheda
Titolo completo: 

Life - Non oltrepassare il limite
Titolo originale:    Life
Lingua originale:    inglese
Paese di produzione:    Stati Uniti d'America
Anno:    2017
Durata:    103 minuti
Genere:    thriller, fantascienza, orrore, drammatico
Regia:    Daniel Espinosa
Sceneggiatura:    Rhett Reese, Paul Wernick
Produttori:    David Ellison, Dana Goldberg, Bonnie Curtis, Julie Lynn
Casa di produzione:    Columbia Pictures, Skydance
Distribuzione (Italia):    Warner Bros.
Musiche:    Jon Ekstrand

Interpreti e personaggi

Jake Gyllenhaal: David Jordan
Rebecca Ferguson: Miranda North
Ryan Reynolds: Roy Adams
Hiroyuki Sanada: Sho Kendo
Ariyon Bakare: Hugh Derry
Olga Dihovichnaya: Katerina Golovkin

Uscita al cinema 23 marzo 2017