L'Orchestra di Kiev alla IUC. La struggente e dinamica levità slava

Articolo di: 
Livia Bidoli e Teo Orlando
Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina di Kiev

L'Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina di Kiev ,la preferita di Šostakovič, approda alla IUC con il celeberrimo Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18 di Sergej Vasil'evič Rachmaninoff e la “Renana”, la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 di Robert Schumann, il 12 gennaio 2010. Alla direzione Volodymyr Sirenko ed al piano Giuseppe Albanese.

Difficilmente si ascolta e si vede un soloista al piano essere così in accordo e seguire con tanta veemenza e virtuosismo le indicazioni leggere e lievi di un direttore d’orchestra. Giuseppe Albanese al piano e Volodymyr Sirenko alla direzione viravano sulle note all’unisono, librandosi sulle onde sonore dell’Orchestra di Kiev come su un tappeto di intensità cadenzate dall’attenzione reciproca. Si percepiva la protezione del direttore e la fresca virulenza del virtuosismo di Albanese accordata armonicamente, più seria sulle venature liriche, e sempre complice con gli archi flessuosi in do minore.

Il Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18 di Sergej Rachmaninoff, diviso in tre movimenti, Moderato, Adagio sostenuto e Allegro scherzando riassume, nello scambio di movimenti, questa forbita dialettica tra piano e direzione – Orchestra compresa naturalmente – che andiamo ad approfondire singolarmente.

Il Moderato si flette con estrema raffinatezza anche nel climax dialogico tra archi e pianoforte divenendo di struggente languidità, e come appeso ad una leggerezza rotonda, in cui l’Adagio melanconico che segue si fa quasi meravigliato dal cadere delle note dove gli archi condensano il contrappunto, viole prima e violini poi. Il ritmo si velocizza verso la fine terminando però in un sibilo del pianoforte che la direzione riprende con levità come all’inizio, riproponendo il tema principale con lentezza, mentre gli archi, vibrando, introducono il sussurro del piano.

L’Allegro scherzando, di brillante coloritura ed in afflato con l’Orchestra, elabora episodi di pieno ritmo a brani lirici intersecati da tratti percussionistici sempre di stretto dialogo tra piano e componenti dell’Orchestra. La ripresa baldanzosa del secondo tema dipinge parti aeree e pizzicate di maggiore interpretazione per il pianista che definiscono quasi un mistero insoluto, una scoperta forse tardiva come nel film di David Lean Breve incontro, cui fa in parte da colonna sonora, dove l’autenticità di un amore si rivela troppo fugacemente ai suoi stessi protagonisti.

Come quasi tutte le sue composizioni questo concerto ha un dedicatario: il terapeuta di Rachmaninoff, Dottor Nikolaj Dal’, che tanta parte ha nella sua ripresa della composizione dopo lo sfortunato insuccesso della sua Prima (meravigliosa aggiungiamo) Sinfonia.

I due generosi bis riguardano il virtuosistico Scintille/Etincelles di Moszkovsky-Horowitz e lo Studio n. 3 di Earl Wild basato su The Man I Love di Gershwin.

La seconda parte del concerto, riguardante l’esecuzione della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, “Renana”, di Robert Schumann, è stata caratterizzata da una sorta di combinazione dello spirito slavo, di cui era intrisa l’Orchestra Sinfonica di Kiev, con il pathos delle leggende germaniche rievocate nei cinque movimenti dedicati al grande fiume che sino a tempi recenti ha demarcato, seppure in modo sfumato, il mondo germanico da quello latino e che così caro era anche a Richard Wagner, autore non a caso de L’oro del Reno. Fiume verso cui Schumann nutriva particolari sentimenti, se è vero che a 19 anni aveva annotato su un foglietto la frase: “Ho sognato di affogare nel Reno”, inconsapevolmente profetica: infatti, nel 1854, quattro anni dopo aver composto la sinfonia e poco prima di sprofondare in un abisso romantico di follia che rese il suo destino così simile a quello di Hölderlin e Nietzsche, tentò di suicidarsi gettandosi nel grande fiume.

Paradossalmente, la sinfonia “Renana” è una delle opere più luminose e ottimistiche di Schumann, quasi a sottolineare il contrasto con i suoi più segreti moti dell’animo. Si può dire per molti versi che rientri nella tradizione della musica a programma, che poi culminerà nei poemi sinfonici di Strauss e Sibelius. Anche la scansione in cinque movimenti la inserisce in questa tradizione che aveva già annoverato la Pastorale di Beethoven e la Symphonie Fantastique di Berlioz, e che verrà idealmente suggellata dalla Prima Sinfonia, ‘Il Titano’, di Gustav Mahler.

Il primo movimento, Vivace, viene eseguito dall’orchestra con una dinamicità che ben rende l’originaria ispirazione popolare, senza sottolinearne eccessivamente l’affinità con la logica musicale dell’Eroica di Beethoven, da cui pure trae ispirazione (anche per la stessa tonalità in mi bemolle maggiore, usata pure da Wagner nel preludio all’opera sopra citata). Da sottolineare il ruolo dominante dei fiati, e in particolare dei corni, che verso la fine del movimento esaltano squillanti il tema iniziale. Il secondo movimento, Scherzo, riesce mirabilmente a fondere motivi tipici di una danza popolare (il cosiddetto Ländler) con quelli del minuetto. Diversa è l’atmosfera del terzo tempo, Non veloce, quasi un intermezzo da musica da camera, che ricorda alcune composizioni per pianoforte in cui Schumann eccelleva. Il quarto movimento, Solenne, ispirato a una cerimonia religiosa per l’elevazione a cardinale dell’arcivescovo di Colonia, riprende temi contrappuntistici tipici della musica sacra del Settecento, e in particolare di Johann Sebastian Bach. Il quinto e ultimo movimento ci riconduce con il pieno orchestrale al tema con cui la sinfonia era cominciata, simbolizzando il ritorno alla sorgente dell’acqua del fiume dopo che si è riversata nel mare, in un ciclo naturale ricco di significati romantico-panteistici.

Il concerto si è concluso con due bis perfettamente inquadrati nella tradizione musicale russo-slava: il Valzer dei fiori dalla suite del balletto Lo schiaccianoci di Čajkovskij, eseguito con una perfetta simmetria tra gli archi e i fiati, a cui ha fatto seguito, in un tripudio strumentale, la Danza russa dalla stessa opera.

Pubblicato in: 
GN6 Anno II 18 gennaio 2010
Scheda
Titolo completo: 

Istituzione Universitaria dei Concerti
Martedì 12 gennaio ore 20.30
Aula Magna – Sapienza Università di Roma - Piazzale Aldo Moro, 5

Orchestra Sinfonica Nazionale Ucraina di Kiev
Giuseppe Albanese pianoforte
Volodymyr Sirenko direttore

Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943)
Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18
Moderato
Adagio sostenuto
Allegro scherzando

Robert Schumann (1810-1856)
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 «Renana»
I. Lebhaft
II. Scherzo: Sehr mäßig
III. Nicht schnell
IV. Feierlich
V. Lebhaft

Voto: 
8.5