LXXXII° Maggio Musicale Fiorentino. La rara e misteriosa Straniera di Bellini

Articolo di: 
Daniela Puggioni
La Straniera di Vincenzo Bellini

Al LXXXII° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, che ha per tema Potere e Virtù, è stata proposta La Straniera di Vincenzo Bellini, opera che fu rappresentata a Firenze solo nel 1830 al Teatro della Pergola. Secondo titolo operistico in programma, La Straniera è un melodramma che si ascolta raramente, come dimostra la nuova messa in scena che è arrivata dopo quasi 200 anni dalla precedente. Il folto pubblico presente ha apprezzato la scelta e ha applaudito a lungo e calorosamente tutti gli interpreti al termine dello spettacolo.

Il libretto è basato sul romanzo L’Étrangère di Charles-Victor Prévost d’Arlincourt, che allora riscosse molto successo, lo sfondo storico in cui si svolge l'azione, molto impreciso, è solo un pretesto per quella ambientazione medioevale che incontrava il favore del  pubblico. Era, infatti la suggestiva cornice alla trama incentrata su due topos cari al Romanticismo e amati dal pubblico: il mistero su cui si basavano i romanzi gotici e l'amore romantico per eccellenza, impossibile e quindi senza speranza. La Straniera è l'nfelice regina Agnese di Merania, che, ripudiata per motivi politici dal re di Francia, si è rifugiata in incognito con il nome di AlaÏde, vicino al lago di Montolino in Bretagna. I suoi solitari vagabondaggi nel bosco e il fatto di essere straniera in quei luoghi, provocano negli abitanti cupi sospetti sul suo essere e inoltre il timore che sia una strega. Come si vede i pregiudizi sugli stranieri sono antichi. La sua presenza causa anche l'incontro con Arturo, conte di Ravenstel da cui scaturisce la cocente passione tra i due. Nonostante sia già promesso a Isoletta, figlia del signore di Montolino e AlaÏde cerchi di celare la sua passione Arturo non desiste. L’amore tra Arturo e AlaÏde è impossibile perché proibito dal rango della protagonista, le conseguenze saranno tragiche e inaspettate, dal duello tra Arturo e Valdeburgo, creduto un rivale mentre è il fratello della donna, al successivo processo per morte presunta contro AlaÏde, che avrà un esito favorevole perché arriva Valdeburgo dimostrando di essere ben vivo. Infine la conclusione riserva una terribile agnizione, AlaÏde prega disperata, dopo aver indotto Arturo ad entrare in chiesa e sposare Isoletta, che però viene abbandonata all'altare, ma, mentre Arturo cerca di convincerla fuggire con lui, arriva la notizia che il re l'ha richiamata al trono. Arturo si uccide e AlaÏde sviene per il dolore, il finale lascia il dubbio se abbia perduto solo i sensi o sia morta.

Così Felice Romani riuscì a rielaborare e sintetizzare la trama assai contorta del romanzo in due atti  scorrevoli e coinvolgenti, che contribuirono al secondo successo scaligero di Bellini dopo quello de Il pirata. La Straniera, che debuttò il 14 febbraio 1829, ebbe un esito trionfale anche maggiore del precedente. Bellini basandosi sul libretto di Romani continuò nella sperimentazione di forme musicali più aderenti allo svolgimento della drammaturgia e a delineare i sentimenti estremi dei protagonisti. Ci sono solo quattro arie, una di sortita di  AlaÏde al primo atto e tre al secondo, una per Veldeburgo, una per Isoletta e la preghiera, intensa e disperata aria finale della protagonista, con la cabaletta che arriva dopo lo sviluppo dell'azione nel tragico epilogo. Prevalgono quindi i pezzi di insieme oltre ai finali d'atto con il coro, i duetti e i terzetti che danno impulso all'azione drammatica, sono veri e propri dialoghi. Un aspetto che caratterizza La Straniera è la presenza in notevole misura degli ariosi su versi sciolti all'interno dei recitativi dei dialoghi e del ricorso al canto sillabico, che alcuni hanno interpretato come declamato. In questo melodramma Bellini ricorre in minor misura all'uso delle “melodie lunghe, lunghe” tanto amate dal pubblico, ma anche da Verdi e Wagner, cosa che allora fu subito notata con critiche contrastanti. Si tratta di un percorso che in modi diversi Bellini perseguì e proseguì fino a I Puritani nella ricerca di una drammaturgia musicale sempre più efficace e aderente all'azione e adatta a delineare i sentimenti dei personaggi. La versione eseguita è stata la prima quella del 1829, che si differenzia da quella dl 1830 solo per la parte del tenore, più acuta perché fu scritta per Giovanni Battista Rubini.

La direzione di Fabio Luisi è stata attenta ai timbri, usati da Bellini per descrivere ambienti e situazioni, e alle dinamiche drammatiche, anche se in alcuni punti ci è parso che questi aspetti abbiano prevalso sulla cantabilità della frase musicale. Si è avuta l'impressione di una lontananza del direttore dalla sensibilità emotiva del compositore. Il coro iniziale che dovrebbe essere fuori scena si è svolto in scena alterando l'effetto musicale e drammatico, in quanto Valdeburgo e Isoletta dovrebbero sentirlo lontano, anche per evidenziare come Isoletta si sia allontanata dagli altri, infelice perché Arturo non partecipa alla festa delle loro imminenti nozze. L'orchestra e il coro hanno fornito una valida prova sottolineata dagli applausi del pubblico. Il cast di buon livello e omogeneo ha presentato Salome Jicia, soprano, che, nel ruolo della tormentata Straniera, ha mostrato di possedere oltre a una valida tecnica anche buone doti interpretative. Sebbene Bellini non richieda le spericolate fioriture rossiniane, il possesso di una tecnica sicura è indispensabile per dare vita al personaggio, che richiede, inoltre, una notevole ampiezza vocale, ci sono gli acuti ma ci sono anche i gravi, che la Jicia ha dimostrato di avere, sicuri e luminosi i primi, pieni e morbidi i secondi. A Roma è annunciata a ottobre al teatro Costanzi nel ruolo di Donna Elvira nel Don Giovanni mozartiano. Laura Verrecchia, mezzosoprano, è stata una convincente Isoletta, incisiva drammaticamente e vocalmente sicura nell'aria che Bellini le riserva al secondo atto, ha una buona tecnica e un timbro morbido. Dario Schmunck, tenore, che ha ben interpretato il disperato, impetuoso e furente Arturo, tipico personaggio romantico, è un belcantista dotato di un elegante fraseggio, una solida tecnica e un bel timbro tenorile, che gli hanno permesso di delineare efficacemente il personaggio. Serban Vasile è stato un nobile Valdeburgo ha un bel timbro baritonale e un efficace fraseggio che ha esibito nell'aria a lui riservata, ha presenza scenica e ha fornito una valida interpretazione del ruolo. Gl altri personaggi sono stati interpretati da cantanti provenienti dall'Accademia del Maggio, Shuxin Li,basso come Il signore di Montolino, Adriano Gramigni, basso, Il Priore degli Spedalieri e Dave Monaco, tenore, come Osburgo.

Le scene con pochi elementi scenici, alcuni suggestivi altri discutibili, come la capanna della protagonista, e i costumi richiamavano un medioevo immaginario, sognato, nel complesso una scelta opportuna con una discreta riuscita. Le maschere da scherma indossate da alcune coriste non ci sono sembrate l'ideale per chi debba cantare e stare sotto i riflettori, riteniamo che non si debba complicare così la vita a chi deve cantare o nel caso dei mimi a chi deve recitare. La regia ha avuto qualche scelta incomprensibile come le due comparse, un uomo ed una donna a guinzaglio, mentre il vestito sado-maso rosso della protagonista che si rivela sotto il mantello, alla cattura e al processo, quando è incolpata ingiustamente di avere ucciso Valdeburgo, evidenzia efficacemente come lei appaia agli occhi degli abitanti prevenuti verso di lei perché straniera. Lunghi e scroscianti applausi hanno salutato la conclusione della rappresentazione con acclamazioni calorose ai protagonisti.

Pubblicato in: 
GN26 Anno XI 27 maggio 2019
Scheda
Titolo completo: 

LXXXII Festival del Maggio Musicale Fiorentino
Teatro del Maggio
Domenica 19 maggio 2019 ore 15,30
La straniera
Melodramma in due atti di Felice Romani
Musiche di Vincenzo Bellini

Edizione critica a cura di Marco Uvietta, Casa Ricordi, Milano
Con il contributo del Teatro Massimo Bellini di Catania
Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Versione del  1829

Maestro concertatore e direttore Fabio Luisi
Regista Mateo Zoni

La Straniera Salome Jicia
Il signore di Montolino Shuxin Li
Isoletta Laura Verrecchia
Arturo Dario Schmunck
Il barone di Valdeburgo Serban Vasile
Il Priore degli Spedalieri Adriano Gramigni
Osburgo Dave Monaco

Scene Tonino Zera e Renzo Bellanca
Costumista Stefano Ciammitti
Luci Daniele Ciprì
Aiuto regista Daniele Piscopo
Aiuto costumista Ilaria Salgarella

Figuranti speciali Elena Barsotti, Gaia Mazzeranghi,
Paolo Arcangeli, Cristiano Colangelo, Pierangelo Preziosa

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini