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Macbeth. La glacialità del sangue
Scegliere una delle più grandi tragedie di Shakespeare, Macbeth, terminata di scrivere nel 1606, è un grande passo per qualsiasi regista, per Justin Kurzel ha significato un ottimo binomio col fratello compositore, Jed Kurzel, che ha composto le ipnotiche musiche sinfoniche con i suoni gravi del violoncello in prima linea sul rosso sangue delle scenografie di Fiona Crombie e la splendida fotografia di Adam Arkapaw, rendendo la pellicola una rivistazione filmica molto teatralizzata di una delle dark tragedies del Bardo.
Il Macbeth di Kurzel sembra difatti un film prodotto per la BBC, di quelli assolutamente validi e di spessore però senza una linea propria, l'adattamento ricalca pressoché la drammaturgia della tragedia con il picco eterno ed assoluto della consapevole caduta di Macbeth:
“Out, out brief candle!
Life’s but a walking shadow; a poor player,
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more: it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.” (V, V, 23-28)
Breve candela, spegniti!
La vita è solo un'ombra che cammina,
un povero attorello sussiegoso
che si dimena sopra un palcoscenico
per il tempo assegnato alla sua parte,
e poi di lui nessuno udrà più nulla:
è un racconto narrato da un idiota,
pieno di grida, strepiti, furori,
del tutto privi di significato!
Michael Fassbender è a suo agio nella parte e riproduce un Macbeth prima vigliacco, di fronte agli incitamenti della crudele e fredda Lady Macbeth, che per giungere al trono lo incita ad uccidere il suo “buon re” Duncan (splendido David Thewlis nella parte più nobile della tragedia), poi insanamente baldanzoso che mi ha fatto ricordare Gabriele Lavia al Quirino nella parte e nella regia (dicembre 2009), senza però quegli scatti di delirio che lo affliggono e lo rendono completa preda di sé stesso ben prima di quando è mostrato nel film.
Marion Cotillard non è credibile nella parte: troppo flautata la voce ed i lineamenti, aldilà del cliché della Lady bionda e fredda come il colore dei suoi capelli e del suo incarnato, mi è sembrata debole nella parte e la riscrittura del carattere di lei mancava di potenza e di evidenza, soprattutto per quel che riguarda la famosa scena del sonnambulismo (che non è proprio presente, bensì indicata) e la famosa “macchia di sangue” sulle mani che, ereticamente come nella scena dell'incitamento al delitto, avviene in chiesa.
Le streghe si sono moltiplicate e son divenute cinque, con una bimba in braccio ed una che strappa a Macbeth un ciondolo dal collo: fantasmi che lo perseguitano e lo ingannano con le loro profezie illeggibili da mente umana.
Ben diretta in ogni caso e suggestiva per l'atmosfera di pura glacialità che la riveste, insieme ad un'immobilità ferina, il Macbeth di Kurzel è un buon prodotto che però non ci mostra ancora la direzione del regista, le sue linee estetiche lo salvagurdano ma dovrà pur gettarsi nella mischia per combattere, come nell'inizio valoroso di Macbeth.