Maggio Musicale Fiorentino. Lo sfolgorante Israel in Egypt diretto da Fabio Biondi

Articolo di: 
Daniela Puggioni
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Una memorabile interpretazione lo scorso 10 giugno 2012, acclamata dal pubblico, de l'Israel in Egypt capolavoro di Georg Friedrich Händel (1685-1759) è stata eseguita da l'Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino sotto la magistrale direzione del maestro Fabio Biondi.

Un evento imperdibile per la rarità, soprattutto se ad eseguirlo sono un orchestra ed un coro italiani, poiché in Italia, a parte il Messiah, le istituzioni più importanti non programmano se non eccezionalmente i grandi oratori composti dal “caro Sassone”.

Scrivere oratori fu per Händel  fare di necessità virtù, in quanto l'opera italiana dopo un breve periodo non incontrò più il favore del pubblico londinese che, composto anche borghesi, non capiva l'italiano e  preferiva sentire cantare nella propria lingua, come dimostrò il successo ottenuto prima con Esther, (1732) poi con Athalia (da Racine) e Deborah, ( 1733) primi oratori inglesi di Händel. La composizione di oratori fu considerata dal musicista un ripiego e si alternò a tentativi di riproposizione delle opere.

Del contemporaneo Saul, si sa con certezza che è su libretto di Jennens, mentre non si hanno notizie sicure su quello de l'Israel in Egypt, che potrebbe anche essere anche stato ideato dal musicista, profondo conoscitore della Bibbia. Il Saul fu  eseguito il 16 gennaio 1739, pochi mesi prima del debutto de l'Israel, che andò in scena il 4 marzo nello stesso luogo, il King's Theatre ad Haymarket e fu un insuccesso. Nelle recite successive Händel aggiunse arie, in italiano, per riequilibrare il rapporto con la parte corale preponderante, ma il verdetto del pubblico non cambiò. Solo più tardi l 'Israel in Egypt entrò in repertorio per non uscirne più, come il Messiah, che, infatti, gli somiglia molto: non ha un'azione drammatica ma è una sequenza di passi biblici messi in musica.

Originariamente l'oratorio fu concepito in tre parti: la prima era La lamentazione sulla morte di Giuseppe, per potere riutilizzare l'Anthem funebre scritto per la defunta regina, Funeral Anthem for Queen Caroline HWV 264 (1737), la seconda l'Esodo e la terza la Moses's Song,che compose per prima. Nella tradizione esecutiva, successiva alla morte di Händel, la prima parte non si eseguì più per cui  l'oratorio comincia  direttamente dalla seconda parte che inizia con il recitativo “Now there arose a new king”( Ora sopra L'Egitto sorse un nuovo re); per questo si usa farlo precedere da una sinfonia di un' opera o di un oratorio; in questo caso il maestro Biondi ha usato quella della Deidamia, l'ultima opera del Sassone scritta nel 1741.

Per l'Israel in Egypt Händel usò diverse forme musicali: recitativo, arioso, aria e per il coro, vero protagonista, doppio coro , fuga, doppia fuga, brani drammatici in stile durchkomponiert ( assenza di simmetrie formali precise e codificate) allo scopo di seguire il testo in musica. Il musicista riuscì a fondere mirabilmente musica composta per l'occasione come “I will sing unto the Lord” (un cantico leverò al Signore ), uno splendido anthem a doppio coro scritto per l'oratorio, a brani elaborati da sue passate composizione o di altri musicisti.

“They loathed to drink of the river” ( Essi ebbero schifo a bere l'acqua del fiume) come “He smote all the first born” ( egli percosse ogni primogenito) derivano rispettivamente dalla fuga n° 5 e n°1 scritte dal Sassone per tastiera, mentre per “He rebuked the Red Sea” ( Egli minacciò il Mar Rosso) utilizzò invece il Dixit Dominus del periodo romano e l'Anthem di Chandos “Lord is my light”( Il Signore è la mia luce)  per “Waters overwhelmed”( Ma le acque sommersero i loro nemici).

Händel rielaborò anche materiale musicale di altri musicisti come Alessandro Stradella (1639-1682), per i brani corali “He spake the word” ( Ad una sua parola), - dalla sinfonia della serenata "Qual prodigio”- e “He gave them hailstone for rain” (Mandò loro grandine invece di pioggia)- stessa composizione sinfonia e aria del basso- e così anche per "But as for his people" (E ne trasse il suo popolo) , di carattere pastorale.

Nella seconda parte dell'oratorio, Mose's song, utilizzò anche il Magnificat di Dionigi Erba (XVII-XVIIIsec) e il Te deum di Francesco Antonio Urio (1650 -XVIIIsec.). In questo oratorio anche l'orchestra ha una parte rilevante nello sviluppo della scrittura.musicale e non si limita ad accompagnare solo le parti corali  Nelle arie e duetti invece sono stati utilizzati solo pochi strumenti e in questo caso Fabio Biondi, come nella sinfonia ha diretto suonando il violino. Il maestro, eccellente violinista, suona due violini un  Andrea Guarneri (Cremona,1686 ) e il Carlo Ferdinando Gagliano del 1766, già appartenuto al suo Maestro Salvatore Cicero, gentilmente concesso dalla omonima fondazione.

Le scelte del maestro Biondi sono state appropriate alla grandezza della sala del Nuovo Teatro dell'Opera di Firenze, che almeno in platea, dove eravamo, ha un'ottima acustica. Fabio Biondi ha trovato un eccellente equilibrio tra il coro numeroso e l'orchestra a ranghi appropriati; gli strumenti sono stati quelli normalmente usati dall'orchestra, a parte i timpani. Le scelte interpretative del maestro Biondi, nell'esecuzione di questo capolavoro, ci hanno convinto ed entusiasmato, in quanto ha esaltato colori, dinamica ed espressione della musica offrendo un'esecuzione esaltante di altissimo livello artistico.

Grande prova del Coro,  bravissimo a superare le difficoltà dell'impervia scrittura musicale e dell'Orchestra. Bene hanno fatto i solisti, tra cui ricordiamo Kirsten Blaise, che ha sostituito all'ultimo momento  Lenneke Ruiten e possiede una bella voce chiara e squillante e una tecnica appropriata, e Sonia Prina un contralto con timbro morbido e a suo agio con la scrittura musicale di Händel.

Annunciando il bis dell'ultimo brano "Sin ye to the Lord" (Cantate al Signore) il maestro Biondi ha  detto che il bis era: “in difesa dei beni culturali in Italia e in particolare per questa orchestra e questo coro straordinari”. Questo perché all'entrata un volantino distribuito dagli artisti annunciava che da luglio c'è la possibilità che vengano messi in cassa integrazione, un ammortizzatore sociale mai usato per i lavoratori dello spettacolo.

Ci chiediamo perché diminuire il numero degli spettacoli, l'Israel in Egypt, dopo tanto lavoro, ha avuto un'unica esecuzione, quando le spese per coro e orchestra sono fisse? Perché non risparmiare, riutilizzando i vecchi allestimenti, in questa fase di crisi, ignorando le manie di originalità a tutti costi di certa critica musicale e venendo incontro alla richiesta di opera e balletto del pubblico che paga, con il biglietto e con le tasse, gli spettacoli? 

Pubblicato in: 
GN32 Anno IV 18 giugno 2012
Scheda
Titolo completo: 

Nuovo Teatro dell'Opera di Firenze
Domenica 10 giugno 2012, ore 20.30
Georg Friedrich Händel
Israel in Egypt HWV 54 oratorio per soli, coro e orchestra
Direttore Fabio Biondi
Soprani Kirsten Blaise, Maria Costanza Nocentini
Contralto Sonia Prina

Tenore Marius Roth Christensen
Bassi Ugo Guagliardo, Christian Senn
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino