Monaco. La Philharmonie in un trittico mistico russo

Articolo di: 
Teo Orlando
Maazel

Sabato 17 settembre 2011 l’Orchestra della Philharmonie di Monaco è stata protagonista di una triplice esecuzione in chiave russa. Sul podio è salito per l’occasione Lorin Maazel (che dal 2012/2013 sarà il direttore artistico dei Münchner Philharmoniker), mentre al violoncello solista è comparsa la svizzera Sol Gabetta, distintasi specialmente per il repertorio barocco.

Il programma prevedeva tre pezzi tanto suggestivi quanto insoliti e poco eseguiti: la Suite n. 3 in sol maggiore, op. 55 di Pëtr Il'ič Čajkovskij (resa celebre anche dalla coreografia realizzata da George Balanchine - 1904-1983 - sul movimento finale, a New York nel 1947);  il Concerto per violoncello e orchestra, n. 1 in mi bemolle maggiore, op. 107 di Dmitrij Šostakovič; e Le Poème de l´Extase, op. 54 di Aleksandr Skrjabin.
L’orchestra e la violoncellista attaccano il primo brano, la Suite n. 3 in sol maggiore di Čajkovskij, con insolita levità, tanto che la direzione di Maazel sembra quasi voler seguire da presso la leggerezza degli esecutori. Il compositore russo aveva scritto la sua suite tra l’aprile e il luglio del 1884, durante una visita in Ucraina alla sorella Aleksandra. La première ebbe luogo a San Pietroburgo il 12 gennaio 1885, nell’ambito del quinto concerto sinfonico della Società Musicale Russa.

La composizione di questa suite avviene in un periodo di crisi esistenziale di Čajkovskij, nonostante la fama crescente e il fatto che all’estero fosse acclamato come il maggior compositore russo vivente. L’idea della suite gli occorse durante una passeggiata che avrebbe dovuto ritemprarlo dall’umor tetro; del resto, componendo suites egli si sentiva più libero ed affrancato dai vincoli della tradizione rispetto alle sinfonie.
Prima di darle forma definitiva, abbozzò varie volte il primo tempo, poi denominato “Élégie": Andantino molto cantabile: l’apertura è tenera e sognante, incentrata su una triade in sol maggiore, a cui si aggiunge poi un secondo tema in mi bemolle maggiore, ancora più estasiante, finché il tempo non si conclude con un assolo di violini e del corno inglese.

Il secondo tempo è un valzer malinconico (“Valse mélancolique”: Allegro moderato), in cui il compositore cerca di evitare gli effetti tipici di danza, ad esempio inserendo le figure di accompagnamento sui battiti non accentate, fino a conferire al tempo un’atmosfera spettrale ed evocativa. Il terzo tempo, “Scherzo: Presto”, ci riconduce a toni più brillanti, dove viene usato un registro più luminoso e arioso, con un Trio che sembra evocare una marcetta militare, più adatta a soldatini di piombo che al minaccioso esercito dello zar.

Nel Finale (“Tema con variazioni”: Andante con moto) Čajkovskij prende le mosse da un tema in forma di marcia che viene rielaborato fino a fornire ben dodici variazioni, con una magistrale padronanza del contrappunto. Il tutto culmina nella Polonaise conclusiva, dove ritornano i temi melanconici del primo tempo, ma sapientemente variati, con l’orchestra e la solista che danno il meglio di sé stessi.
Di esecuzione ancora più problematica appariva il Concerto per violoncello e orchestra, n. 1 di Dmitrij Šostakovič, composto nel secondo dopoguerra, nel 1959, durante un soggiorno estivo nei pressi di Leningrado, come allora si chiamava San Pietroburgo. Il concerto venne dedicato al grande violoncellista Mstislav Rostropovič, che tutti noi ricordiamo per il concerto improvvisato a Berlino l’11 novembre del 1989 al momento della caduta del Muro. La sua prima esecuzione avvenne a Leningrado, presso la Filarmonica, il 4 ottobre del 1959, sotto la direzione di Evgenij Mravinskij e con lo stesso Rostropovič al violoncello.

Il primo tempo (Allegretto) comincia con un impeto che ben sottolinea i momenti finali della vita del compositore, segnato dalla morte della prima moglie, dal divorzio con la seconda e dai primi sintomi della malattia che gli fu fatale. L’andamento quasi da marcia del primo tempo ricorda per certi versi il Concerto sinfonico per violoncello e orchestra di Sergej Prokof'ev, che, come lo stesso Šostakovič ebbe a dichiarare, fu una delle sue fonti di ispirazione. Il violoncello intona quattro note che impostano il tema principale, il quale poi ricorrerà in tutto il concerto, soprattutto nel primo e nel quarto tempo, secondo il motto per cui l’Uno ha varie specie differenti.

È notevole come il tema riprenda un motivo analogo usato dal compositore per la colonna sonora del film La giovane guardia (1948), dove un gruppo di soldati sovietici venivano portati alla fucilazione da un plotone nazista. Nel secondo tempo (Moderato), sembra di assistere a una sorta di Pavane alla russa, con il corno a dominare, unico tra gli ottoni ad avere un certo rilievo. Poi il violoncello si alterna con il clarinetto, fino a creare una melodia triste che ricorda alcuni canti popolari russi, grazie anche a una tecnica particolare dell’uso del violoncello finalizzata a creare una serie di armoniche inconsuete.

Nel terzo tempo (Cadenza), assistiamo a una serie di accordi con l’uso del pizzicato, che si alternano a momenti quasi silenziosi: sembra di ascoltare certi passaggi di Gustav Mahler, dove dal silenzio si irrompe in un’esplosione strumentale. Infine, l’ultimo tempo (Allegro con moto) suggella opportunamente il concerto, con il corno e l’oboe che intrecciano parti soliste con il violoncello, il quale a sua volta dialoga freneticamente con l’intera orchestra, finché sette colpi di timpano non concludono quella che sembra quasi, simbolicamente, una mini-celebrazione della storia dell’Unione Sovietica.

Di ben diversa impostazione è il brano conclusivo del concerto, Le Poème de l´Extase op. 54 di Aleksandr Skrjabin. Si tratta di un tipico poema sinfonico, composto da Skrjabin tra il 1904 e il 1908, allorché il genere del poema sinfonico, con Richard Strauss e Claude Debussy, stava conoscendo un notevole successo.

La première si ebbe a New York nel 1908, con l’Orchestra sinfonica russa diretta da Modest Altschuler. La genesi di questo poema sinfonico (molto caro anche allo scrittore americano Henry Miller, che lo cita nella sua autobiografia Nexus, del 1960: "it was like a bath of ice, cocaine and rainbows": fu come un bagno di ghiaccio, cocaina ed arcobaleni) si intreccia da un lato con la vita tormentata dell’autore (che arrivò, in un momento di delirio allucinatorio, a pensare di poter camminare sulle acque emulando Gesù Cristo), e dall’altro con la lettura di un’opera di teosofia, ossia Der Schlüssel zur Theosophie, dell’occultista russo-tedesca Helena Blavatsky (1831–1891), dove si sostiene che l’universo è costantemente in uno stato di alternanza di essere e non-essere: “come il sole scompare dal nostro orizzonte, così a intervalli regolari scompare l’intero universo, quando arriva ‘la notte universale’”.
Questo trapasso dall’essere al non-essere (in cui gli uomini si sarebbero tramutati in miriadi di farfalle) veniva da Skrjabin designato con il termine estasi. Prima di comporre il poema sinfonico, Skrjabin tentò anche di dar forma a queste intuizioni scrivendo un poema di 370 versi, pubblicato a Ginevra nel 1906, in russo e in francese. Nell’opera musicale si possono rintracciare echi dell’opera poetica, ma sarebbe difficile individuare precise corrispondenze.

L’orchestra di Monaco è riuscita mirabilmente ad eseguire il poema sinfonico nella sua durata di venti minuti, riproducendo fedelmente il suo spirito che si richiamava alla forma-sonata: una lenta introduzione viene seguita da un’esposizione e da una ripresa, con una coda conclusiva.

Una degna conclusione di un concerto che ha rappresentato tre momenti diversi dell’anima russa, quello romantico e drammatico, quello celebrativo (sotto cui si nascondeva una profonda inquietudine esistenziale) e quello mistico volto a trasfigurare la realtà.

Pubblicato in: 
GN70 Anno III 10 ottobre 2011
Scheda
Titolo completo: 

Münchner Philharmoniker
Lorin Maazel: Dirigent
Sol Gabetta: Violoncello
Samstag, 17. September 2011, 19 Uhr - München: Carl-Orff Saal der Philharmonie, im Gasteig
Rosenheimer Straße 5
Pjotr Iljitsch Tschaikowsky
Suite Nr. 3 G-Dur für großes Orchester op. 55
1. „Élégie“: Andantino molto cantabile
2. „Valse mélancolique“: Allegro moderato
3. „Scherzo“: Presto
4. „Tema con variazioni“: Andante con moto
Dmitrij Schostakowitsch
Konzert für Violoncello und Orchester Nr. 1 Es-Dur op. 107
1. Allegretto
2. Moderato
3. Cadenza
4. Allegro con moto
Alexander Skrjabin
„Le Poème de l’Extase“ für großes Orchester op. 54

Anno: 
2011
Voto: 
9.5