Argerich/Pappano. Un Danzario tra Shostakovich e Beethoven

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Riccardo Panfili

Il Danzario di Riccardo Panfili in prima esecuzione assoluta, il Primo concerto in Do maggiore per pianoforte e orchestra di Ludwig Van Beethoven, la Quinta sinfonia di Shostakovich, sono stati i brani scelti dal maestro Pappano per questo concerto, lo stesso programma poi è stato eseguito anche al Festival de Musica de Canarias.

La composizione Danzario di Riccardo Panfili ha vinto nel 2006 il Concorso Internazionale di Composizione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’autore, illustrando l'idea che l'ha spinto alla composizione, dice di aver pensato ad un corpo in rivolta contro gli automatismi del vivere quotidiano, e contro i nuovi idoli a cui ci si inchina come il mercato e il consumismo (citazione dalla nota illustrativa sulla composizione dell'autore).

Si comincia con un’Introito: “suggellato da una velata citazione del “motto” ritmico che apre l’ouverture del Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart” (N.d.A.). Si tratta dei tre solenni accordi puntati in mi bemolle maggiore adoperati come “motto” per tutta l’Opera (cfr. Hermann Abert, Mozart la maturità 1783-1791, ed. il Saggiatore). L'inizio così concepito dal compositore ne sottolinea la ritualità come attesa e preparazione propiziatoria alla danza, intesa come rito orgiastico ben reso dall'orchestra, attraversata dal senso di attesa e sospensione evidenziata proprio dal tempo lento.

Per la prosecuzione del brano, Panfili si è ispirato ai carnevali medioevali in cui tutte la regole sono messe alla berlina, la realtà è rovesciata e ci si abbandona ad ogni sfrenatezza. Al termine la danza lentamente torna all'Ordine, alla Norma. Panfili affida la parte più melodica agli archi che dialogano con legni, fiati e percussioni cui è affidata la parte ritmica più sfrenata e gli sberleffi irridenti.

Alternando quindi momenti molto ritmici a momenti più lenti, sottolineati dalla prevalenza dei timbri scuri, l'autore vuole evidenziare l'emergere del lato oscuro dell’eccesso in cui sopravvivono camuffati i riti pagani come i Saturnali o i Misteri. Riti in cui si esprimevano le forze ctonie sottese al rinnovamento nel ciclo vita-morte-vita, proprio nella ritualità della danza orgiastica, laddove si avvertiva l'inquietante presenza della divinità e dove affioravano più evidenti le pulsioni dell'inconscio.

Questi movimenti sono evidenziati dai glissando che sottolineano lo scivolamento nel lato oscuro, affidati ora alla viola sul cui glissato dialogano il flauto e gli ottoni, ora al violoncello che accompagna un assolo del violino. La fine del rito, il ritorno alla Norma introdotto dai rallentando con gli ottoni in sordina, riprende la citazione mozartiana dell'Introito da cui è scaturito il ritmo della danza in cinque ottavi.

Panfili dimostra grande capacità nell'impiego delle caratteristiche degli strumenti, riuscendo così ad esprimere efficacemente i suoi intenti. Questa interessante e affascinante composizione si è giovata dell'ottima direzione del maestro Antonio Pappano e della bravura degli orchestrali tutti. Alla musica di Panfili compositore appena trentenne è seguita un'opera di un giovane Ludwig van Beethoven.
Il Primo concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore Op. 15 appartiene al periodo in cui Beethoven ritornato a Vienna nel 1792, su invito di Haydn che gli fu maestro per circa due anni, comincia poi a farsi conoscere come virtuoso di pianoforte e compositore, debuttando nel 1795 al Burgtheater.
In quegli anni il compositore è apprezzato soprattutto come pianista per il suo virtuosismo brillante, i salotti e e le Accademie lo fanno conoscere non solo a Vienna ma anche altrove come a Berlino, Lipsia, Praga. Questo concerto ultimato nel 1798 e pubblicato nel 1801 è una composizione in cui cominciano a manifestarsi le caratteristiche che si svilupperanno in seguito, nonostante siano ancora presenti echi mozartiani e dei due figli di Bach.

Il Secondo concerto in si bemolle maggiore fu composto prima degli anni 1794-1795 ma fu dato alle stampe successivamente dal compositore e per sua volontà è rimasta questa numerazione che non corrisponde all’effettiva sequenza di composizione.
Il brillante Allegro con brio che apre il concerto è il movimento più lungo e presenta un'ampia introduzione ed una raffinata elaborazione timbrica e armonica soprattutto nell'esposizione del secondo tema. Il dialogo tra Martha Argerich al pianoforte con l'orchestra, scorrevole ed elegante, conduce alla cadenza finale cui Beethoven dette molta importanza scrivendone tre versioni differenti tra il 1807 e il 1809. Seguono il cantabile e morbido Largo ed il terzo movimento costituito dal Rondò, seguito dall'Allegro scherzando, che si ipotizza sia stato scritto successivamente, in sostituzione di un precedente movimento perduto, giacché denota una maggiore maturità compositiva facendo pensare alla solarità e all’irruenza della Prima sinfonia.

Martha Argerich ha cadenzato il virtuosismo ancora settecentesco della parte solistica, sia nelle parti più morbide del largo sia in quelle in cui ha esibito una tecnica, che aerea e iridescente è nello stesso tempo emozionante ed emotivamente coinvolgente. Da questa atmosfera così gioiosa e solare del concerto beethoveniano si è passati alla seconda parte con la Quinta sinfonia di Dmitrij Shostakovich a ben altro clima, plumbeo e angoscioso in quanto questa partitura fu composta durante le purghe staliniane.

Ricordiamo qualche antecedente storico alla composizione dell’opera di Šostakovič. L'opera La Lady Macbeth del distretto di Mcensk dell'autore ebbe un notevole successo alla prima del 22 gennaio 1934, ma poi il 28 gennaio 1936 l'autore fu accusato di “formalismo con un articolo sulla Pravda non firmato ma probabilmente suggerito da Stalin.

Per formalismo si intendeva l’ideologia borghese ostile al popolo sovietico che il partito doveva combattere e reprimere in ogni sua forma punendo o eliminando i colpevoli. Non solo l'opera incriminata e il balletto L'onda limpida furono ritirati ma fu anche cancellata la prima esecuzione della Quarta sinfonia, che verrà poi effettuata nel 1961 durante il “disgelo” di Krusciov.

In quel periodo molti amici del musicista furono accusati di formalismo, ed alcuni scelsero la via dell’abiura per salvarsi la vita come Nikolaj Bucharin nel 1933, che però fu condannato ed ucciso cinque anni dopo. Durante la composizione della Quinta sinfonia ci fu il processo agli eroi della Rivoluzione di Ottobre, ed anche il generale Michail Tuchecevskij che amava molto la musica ed era violinista dilettante oltreché grande amico di Shostakovich fu condannato ed ucciso.

Il clima di questo complesso periodo è stato descritto in maniera magistrale nel film di Nikita Mihalkov del 1994 Sole Ingannatore (Premio Oscar per il miglior film straniero) in cui la figura del protagonista evoca proprio il generale Michail Tuchecevskij e la sua vicenda.
Ritornando alla Quinta sinfonia eseguita per la prima volta a Leningrado il 21 novembre 1937 nel ventennale della Rivoluzione di Ottobre, Šostakovič ne descrisse così il contenuto ideologico: “Il soggetto della mia sinfonia è il divenire, è la realizzazione dell'uomo. Perché è lui, l'individuo umano con tutte le sue emozioni e le sue tragedie che io ho posto al centro della composizione [..]. Il mio nuovo lavoro può essere definito una sinfonia lirico-eroica. La sua idea principale si fonda sulle esperienze emozionali dell'uomo e sull'ottimismo che vince ogni cosa”.

Nella composizione della Quinta Sinfonia l'autore è costretto dalle tragiche circostanze ad usare una forma semplificata, lontana dall'accurato sviluppo di ispirazione mahleriana ed al linguaggio sperimentale della Quarta.

La partitura si apre con un Moderato in forma sonata con due temi principali e due secondari che rende efficacemente un'atmosfera tesa, angosciosa e drammatica. In seguito si passa allo Scherzo fortemente ritmico con un carattere spiccatamente grottesco, già nell'opera Il Naso (del 1928 da Gogol), Šostakovič aveva dimostrato una particolare propensione per questo tipo di espressione satirica in chiave surreale, forma adottata anche da Michail Bulgakov (Il maestro e Margherita, Cuore di cane) per criticare il regime sovietico.

La sinfonia prosegue con un Largo lirico e meditativo in forma libera, poi con un contrasto molto spiccato il seguente quarto movimento Allegro non troppo, il Più mosso presenta invece l'esaltazione dell'evento celebrativo anche se compare una pausa, come a farci capire la forzatura per poi riprendere nel finale l'ottimismo trionfalistico di facciata.
In privato l'autore disse all'amico Volkov: Il giubilo è forzato è frutto di costrizione come nel Boris Godunov”. Cosa che non sfuggì a Fade'ev, uno dei principali avversari di Pasternak come primo segretario dell'Unione degli scrittori, che morì suicida dopo che Krusciov denunciò i crimini di Stalin, e nel suo diario segreto scrisse che il finale della quinta esprime l'irreparabilità della tragedia”. Del resto l'ottimismo forzato come strumento di potere per occultare la realtà e la crisi è una caratteristica propria dei regimi totalitari e viene adoperato anche oggi nel nostro paese.

Pubblicato in: 
GN10/ 23 marzo 6 aprile 2009
Scheda
Titolo completo: 

Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Antonio Pappano
Pianoforte Martha Argerich

Panfili Danzario, per orchestra
Beethoven Concerto n. 1 in do maggiore per pianoforte op. 15
Shostakovich Sinfonia n. 5 in re minore op. 47
Concerto di sabato 7 febbraio 2009

Dmitrij Shostakovich
Testimonianza: le memorie di Dmitrij Šostakovič raccolte e curate da Solomon Volkov, Bompiani, 1997

Voto: 
8.5
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