Santa Cecilia. Il Requiem laico di Verdi

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Santa Cecilia

L’esecuzione della Messa da  Requiem di Giuseppe Verdi diretta da Antonio Pappano con l’orchestra ed il coro dell’Accademia di S. Cecilia ha aperto trionfalmente l’anno 2009 della Stagione dei concerti di musica sinfonica.

La storia della sua composizione è lunga e complessa e comincia con la morte di Gioacchino Rossini a Parigi nel 1968. I rapporti personali tra Verdi e Rossini basati sulla stima e il rispetto reciproco furono cordiali anche se non legati dall’amicizia. Verdi conservava incorniciato un arguto biglietto scritto da Rossini che recitava così: "Rossini ex-compositore e pianista di quart'ordine, all’illustre compositore Verdi, pianista di quint'ordine".

Quando morì Rossini, per celebrarne degnamente la memoria, Verdi propose a Ricordi la composizione di una Messa, che sarebbe stata composta da dodici noti compositori italiani scelti da un’apposita commissione. I musicisti avrebbero partecipato gratuitamente, ciascuno con un proprio brano. Verdi si riservò la composizione del Libera me domine finale e la Messa sarebbe stata eseguita ad un anno dalla morte dell’illustre musicista a Bologna. Il progetto purtroppo fallì miseramente anche se i compositori furono scelti e i brani consegnati. Quando di nuovo nel 1870 la possibilità di esecuzione alla Scala di Milano svanì Verdi ne fu molto amareggiato.

Tre anni dopo nel 1873 morì a Milano Alessandro Manzoni per cui il musicista nutriva non solo un’immensa stima ma un’autentica venerazione. Nella primavera del 1874 Verdi chiese a Ricordi il manoscritto del Libera me Domine per soprano e orchestra, lasciato in custodia con la consegna di non usarlo. Il Requiem fu eseguito in quello stesso anno in memoria di Alessandro Manzoni il 22 maggio 1874 nella chiesa di S.Marco quando il musicista aveva sessantatré anni.

Il testo del Requiem è basato sulla liturgia cattolica pur essendo una composizione profondamente laica e risentendo della visione pessimista del musicista che nel 1883 scrisse a Clara Maffei: "Penso che la vita è la cosa più stupida e quello che è ancor peggio inutile. Cosa si fa? Cosa faremo? Stringendo ben tutto la risposta è una umiliante e tristissima: NULLA". Parole non così diverse da quelle che l’amatissimo Shakespeare mette in bocca a Macbeth: "La vita…è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepitìo e di furore, e senza alcun significato".

La musica del Requiem è la drammatica rappresentazione della tragicità della condizione umana e testimonia la cupa considerazione che Verdi aveva della vita. L'aldilà è assente e manca il rasserenante conforto della speranza nell'eternità, che usualmente chiosa i Requiem. 

Verdi, come molti musicisti prima di lui, è stato accusato di aver composto un Requiem operistico ma non si può che concordare con Bruno Cagli quando afferma che: "E' l'Opera ad aver preso molto delle forme e dei moduli espressivi dalla musica sacra". Ricorda, in proposito, che fino al '900 quasi tutti i compositori si sono formati nell'ambito delle cappelle ecclesiastiche (cfr. La Creazione di Haydn).

L'apertura meditativa e solenne con il Requiem ed il Kyrie fa esplodere con violenza il Dies Irae, costituito da più parti collegate tra loro dal tema di apertura. Questa è la parte più lunga, il cuore interpretativo della composizione in cui è vividamente presente la visione tragica della condizione umana.

Il Lacrymosa per soli e coro che chiude il Dies Irae ha la sua origine in un pezzo poi soppresso del Don Carlos. Nell'edizione di Parigi al quarto atto dopo la morte del marchese di Posa c'è il lamento di Filippo II, la splendida e disperata melodia iniziale viene qui ripresa e adattata al testo lasciando intatte le armonie (cfr. Julian Budden, Le Opere di Verdi, III vol ed. EDT Musica del 1988).

Seguono  poi Domine Jesu – Offertorio meditativo, in cui domina una splendida melodia e poi il Sanctus, scintillante con una breve fuga a due cori. Sono melodici anche l'Agnus Dei e il Lux Aeterna che preludono all'impervio Libera me per soprano e orchestra, diverso da quello concepito originariamente e servito solo come base. Nell'epilogo drammatico della composizione manca una quieta visione della morte, evidenziando invece la lucida constatazione della privazione di senso della vita.

Antonio Pappano ha diretto magistralmente la composizione trasmettendo tutta la tragica drammaticità e l'emozione del testo, particolarmente trascinante l'esecuzione del Dies Irae e del Libera me, ben interpretato anche dal soprano Anja Harteros. L'orchestra e il coro hanno ben assecondato le intenzioni del Maestro dimostrando una volta di più l'alto livello interpretativo raggiunto.

Da segnalare che il concerto è stato registrato per la pubblicazione in un cd prossimamente in distribuzione. Non si può non sottolineare poi che l'emozione di un brano reistrato dal vivo è in grado di trasmettere l'intera gamma di emozioni, percepibili anche attraverso la partecipata risposta del pubblico.   

Pubblicato in: 
GN6/ 22 gennaio 5 febbraio 2009
Scheda
Titolo completo: 

Requiem di Giuseppe Verdi
Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Dal 9 all'13 gennaio 2009
Antonio Pappano direttore
Anja Harteros soprano
Sonia Ganassi mezzosoprano
Rolando Villazón tenore
René Pape basso

Per approfondire
Charles Oborne, Tutte le opere di Verdi, ed. Mursia 1975

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