Supporta Gothic Network
Montepulciano 42°. La madre padrona in musical di Lorca
L'ultimo dramma per il teatro di Federico Garcia Lorca, La casa di Bernarda Alba, terminato nel 1936, due mesi prima di essere ucciso durante la guerra civile spagnola da un commando della destra franchista, è stato trasformato in musical nel 2005 da Michael John LaChiusa, che ha anche scritto le liriche di Bernarda Alba. A Montepulciano, con la regia di Saverio Marconi e Candace Smith alla direzione musicale, è stato presentato con una produzione del Cantiere Internazionale d'Arte al Teatro Poliziano il 21 luglio.
Nella narrativa si nota subito una contiguità con gli altri due episodi della trilogia della terra spagnola, o meglio, sulle donne in particolare, ossia Yerma e Nozze di sangue. Il sapore agrodolce e tragicamente violento della pièce di Lorca, ben si adatta ad essere mutato in musical. Le parti più aspre vengono rese con grande vigore dal regista e le liriche, tradotte da Enrico Zuddas, acquisiscono una potenza annichilente e sconcertante per una coerenza con lo sfondo attuale, pensiamo ovviamente ai femminicidi, alle regole ataviche sottese ad una famiglia di così rigido stampo. Pensiamo soprattutto a quanto un personaggio come Bernarda Alba possa assomigliare ad un uomo del sud Italia di inizio Novecento.
Naturalmente, questa figura di madre padrona (che ci fa pensare appunto al padre padrone), è stagliata perfettamente nell'opera e la voce di acredine continua verso le figlie fa da contrappeso alle sue "voglie" ("avidità") negate loro e perdutaanche per lei la soddisfazione dopo il secondo marito morto, come le scene più sensualmente esplicite chiariscono in modo esemplare.
In fondo Bernarda Alba, lei, le sue figlie, le due cameriere, sono tutte ossessionate da questa "avidità" d'amore e di sessualità che le rinchiude in casa: metafora possente lo stallone che scalpita nella stalla e si libera, come la giumenta, con un calcio alla porta, estrema prova dell'impotenza del sistema repressivo rispetto al desiderio. La parte musicale poi, con un piano, violino, chitarra e percussioni, fornisce una base sonora molto ritmata per conferire un impianto di spessore alle voci ed ai loro cori, spesso contrappuntati. Il verso che ricorre, grido accorato ed inesaudito delle figlie: "Il mio male, madre, non è la fame, ma un mal d'amore", che spesso viene troncato solo nell'iniziale "a....", rappresenta il correlativo oggettivo di tutto il musical, traducendo il vero motore della tragica vicenda.
In coproduzione con la Bernstein School of Musical Theater di Bologna, il musical ha scelto un cast di tutte giovani donne dotate in senso canoro ed appeal sul palcoscenico: dalla protagonista Arianna Bertelli, ad Adela, interpretata da Martina Maiorino; alla paranoica Martirio - nomen omen - di Beatrice Burelli fino ad Angustias, con Federica Scalia nella parte. Eccellente la direzione musicale al pianoforte di Maria Galantino, ed un grande successo di pubblico per l'opera, al completo delle coreografie di Nadia Scherani, per un sincronico movimento scenico.