Museo di Roma in Trastevere. La libertà italica della graphic novel

Articolo di: 
Giulio de Martino
Disegno tratto da “Una ballata del Mare Salato” di Hugo Pratt (1967).

Una mostra intitolata: “Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati” si può ammirare dal 27 febbraio al 24 aprile 2016 al Museo di Roma in Trastevere. Attraverso quaranta tabelloni - che riproducono un centinaio di tavole disegnate tratte da quaranta romanzi scritti e disegnati da altrettanti autori italiani tra il 1967 e il 2015 – si può attraversare l’evoluzione di un genere letterario e lo sviluppo di un mass-media.

Non è stato soltanto Umberto Eco a inserire i fumetti - «Graphic Novels», come si dice oggi - nella letteratura contemporanea (in Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani, 1964). Ci pensò anche Benito Palmiro Boschesi con il suo Manuale dei fumetti (Milano, Mondadori 1976). Si può sostenere che le strisce e i racconti lunghi a fumetti, già dagli anni ’60 del secolo scorso, abbiano anticipato quella cognizione rapida, quella lettura visuale, che oggi è diventata il sintagma cognitivo del mondo digitale.

I sottogeneri del fumetto sono molti: dalle strips, al racconto a puntate (il serial), dalle series al vero e proprio Graphic Novel completo e unitario: ciò che tutti propongono è una modalità di interrelazione fra la visualità e la scrittura, fra i sogni e i segni che neppure il cinema o la televisione sono riusciti a produrre. In quest’ambito, gli autori italiani si sono mostrati in linea con le più aggiornate e creative tendenze americane. Se ne avvide la rivista Linus – diretta dal 1964 da Oreste Del Buono – che affiancava fumettisti italiani (come Pratt, Battaglia, Toppi) agli americani, o ai francesi, liberando il fumetto dal letto di Procuste della «letteratura per ragazzi» e proponendolo come una libera forma di attività del pensiero e dell’immaginazione, critica e fantastica insieme.

Bisogna sgombrare il campo da due equivoci che riguardano il cosiddetto «mondo dei fumetti». Il primo è che i «disegni parlanti» piacciano a tutti, che tutti siano propensi a leggerli. Non è così: il fumetto (strip, balloons...) non è come la TV che scorre via nella nostra distratta passività. Il fumetto «va letto», va integrato con la nostra partecipazione linguistica ed estetica. Richiede una scelta di gusto e un'appropriata distanza fruitiva. Secondo punto: non tutti i fumetti sono validi, belli, interessanti. Ve ne sono di brutti: mal disegnati, con pessimi testi, con storie e personaggi banali o rozzi. Si può, quindi, tracciare una significativa differenziazione all’interno del genere: come per la musica o per il teatro, fra l’alto e il basso, il colto e il popolare

Tralasciamo la preferenza per gli autori di fumetti  –  i più grandi – che hanno prodotto sia le storie che i disegni, al modo dei cantautori della musica folk e pop che si scrivevano da soli parole e musica. Soffermiamoci, invece, su quelli che sono stati i punti forti del genere «letteratura a fumetti»: la fantasia e la sintesi. Per fantasia si intende la libertà creativa che il disegno consente dando spazio a qualsiasi immaginazione, a qualsiasi idea, paesaggio, personaggio venga concepito dall’autore. Il cinema, la TV, i romanzi creano le locations con maggiore difficoltà. Nel fumetto dall’ideazione alla raffigurazione il passo è breve. Alla libertà creativa il fumetto aggiunge la coerenza fra il testo e le immagini, la coesione interna fra le sue due anime che si integrano l’una nell’altra con rapidità. Forse solo la fotografia ha raggiunto un'analoga immediatezza e pregnanza. Proprio per questo i fumetti di scarso valore risultano affrettati, evanescenti, superficiali: ciò rivela la non buona qualità dei loro ingredienti. In ogni caso, il tempo di lavorazione di un fumetto di buono spessore è piuttosto lungo, sicuramente molto più lungo del tempo di lettura.

La rassegna ospitata dal Museo di Trastevere – ambiziosa nel tema ma un po’ angusta e limitata nei mezzi e nelle forme espositive - prende il via dal 1967, anno in cui iniziò la pubblicazione di Una Ballata del Mare Salato di Hugo Pratt - racconto disegnato in cui appare per la prima volta il personaggio melvilliano e conradiano di Corto Maltese - e prosegue con la Sharaz-De di Sergio Toppi fino a Le Straordinarie avventure di Pentothal di Andrea Pazienza e a Max Fridman di Vittorio Giardino. Si giunge poi al recentissimo Dimentica il mio nome di Zerocalcare. Ampio e curato è il libro-catalogo edito da Skira.

Una buona idea della mostra romana è stata quella di sottolineare i parallelismi fra i romanzi d’azione, psicologici, storici, satirici ecc. e gli equivalenti disegnati nei quali buona parte della parole sono state sostituite dai disegni, che sono le materializzazioni grafiche delle fantasie di lettura. Gli autori più recenti, invece, hanno teso – in sintonia con lo svaporare della letteratura maggiore – a costruire da sé stessi i plot narrativi. Ha osservato Gino Frezza (Le carte del fumetto. Strategie e ritratti di un medium generazionale, Liguori, 2006) che i fumetti hanno incorporato e rappresentato (e forse anticipato?), con notevole efficacia, le evoluzioni culturali e tecnologiche dei sistemi di comunicazione (dal cinema alla televisione ai media digitali) calandole nei gusti e nei valori delle diverse generazioni. Costituiscono comunque un «genere» del Novecento poiché hanno proiettato nei testi e nei disegni idee e visioni, ideologie e profezie sul futuro della civiltà globale, creando un significativo ponte di collegamento fra oriente e occidente e utilizzando importanti caratteristiche delle forme seriali del racconto mass-mediale.

Pubblicato in: 
GN19 Anno VIII Numero doppio 17-24 marzo 2016
Scheda
Titolo completo: 

Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati

Museo di Roma in Trastevere - Piazza S. Egidio, 1B - Roma

Date:  27 febbraio – 24 aprile 2016
Mostra cura di Paolo Barcucci e Silvano Mezzavilla
Promossa da Roma Capitale -Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Prodotta e organizzata da Agema Corporation in collaborazione con Vidi
Catalogo  Skira