Napoli. Le guasce teatrali di Peppe Barra

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Peppe Barra

Durante le feste natalizie il pubblico napoletano, che ha la fortuna di poter scegliere fra rappresentazioni teatrali e concerti di altissimo livello, può godere di un altro privilegio precluso al resto d’Italia: la possibilità di assistere ad una delle più affascinanti ed amate rappresentazioni legate al periodo festivo: la “Cantata dei Pastori”. In realtà lo spettacolo al quale abbiamo assistito da almeno quarant’anni ha visto repliche in tutta Italia e registrazioni televisive che ne hanno consentito  diffusione e conoscenza.

L’opportunità tuttavia di assistere al Teatro Trianon ad una replica, soprattutto se il protagonista è il grande Peppe Barra, rimane, come detto, un privilegio. Privilegio  ed opportunità di ammirare la straordinaria bravura di questo attore che è stato e rimane un protagonista assoluto ed inarrivabile del teatro napoletano nel solco della più nobile tradizione in questo campo dell’arte.

Per coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di vedere almeno una volta la Cantata dei pastori ricordiamo che questa versione è un libero adattamento di un testo di Andrea Perrucci della fine del XVII secolo, che ebbe nel tempo un evoluzione ed un cambiamento dello stile serioso inizialmente adottato con l’inserimento di personaggi e situazioni che, sdrammatizzando ed applicando le tipiche strutture del teatro popolare, avevano a tal punto modificato l’impianto generale da costringere le autorità religiose a proibirne la rappresentazione, creando un periodo di forzato oblio, poi annullato dalla ripresa nel XX secolo con crescente e rinnovato apprezzamento.

La versione di Peppe Barra ha senza dubbio contribuito a collocare definitivamente nel repertorio teatrale-musicale questo testo, poiché sintetizza e realizza perfettamente lo spirito del teatro popolare napoletano, unendo il sacro con il profano, la musica con la parola, la poesia con la devozione, la scenografia con la raffinatezza dei costumi, in un contesto, quello del Trianon, che per la struttura e le dimensioni, rende il pubblico particolarmente “vicino” e pertanto ancor più partecipe alla rappresentazione.

Questo allestimento aveva inoltre le scenografie realizzate da Emanuele Luzzati, inconfondibile nell’impostazione grafica e nel gusto cromatico, perfettamente adatto a rappresentare un mondo quasi fiabesco ed in linea con il gusto barocco di stupire gli spettatori con quadri coloratissimi nei quali era logico completamento la presenza dei personaggi con i costumi di Annalisa Giacci, accurati nel riproporre stili tipici dell’iconografia napoletana sia popolare che dotta (il costume del pescatore materializzava la tipica immagine dipinta in innumerevoli “guasce”, così come l’immagine di Maria e Giuseppe, con tanto di aureola, era in linea con le immagini sacre di santini e dipinti seicenteschi o dei personaggi dei presepi degli artigiani di S.Gregorio Armeno).

Maria e Giuseppe, si diceva, e quindi ecco la trama: molto semplice in fondo ma ricca di inserti profani che rendono articolata la vicenda e mantengono costante l’attenzione, ed il piacere, degli spettatori. A margine infatti del viaggio verso Betlemme alla ricerca di un luogo dove poter partorire Gesù, si inserisce la presenza di un personaggio, Razzullo (Peppe Barra), scrivano inviato in Palestina per censire la popolazione, che si trova a vivere suo malgrado vicende avventurose e tentativi del diavolo di impedire l’arrivo a Betlemme della coppia sacra, in un susseguirsi di situazioni nelle quali, come prima accennato, la regia di Peppe Barra ha esaltato sia il gusto scenografico barocco sia la tipologia di effetti speciali dell’epoca con macchine teatrali, fumi, fiamme vive in scena, angeli e diavoli.

Peppe Barra è dominatore incontrastato della scena, un sole intorno al quale ruotano, con adeguata abilità e caratterizzazione, tutti gli altri personaggi. Seguendo uno schema tipico non solo del teatro popolare; un secondo personaggio, Sarchiapone, si contrappone al protagonista consentendo la creazione di situazioni e dialoghi comici in linea con la tradizione della commedia dell’arte. Straordinaria in questo ruolo, anche per la capacità di contrapporsi ed integrarsi perfettamente a Barra, Teresa del Vecchio, che ha disegnato il personaggio in maniera estremamente efficace riuscendo a non cedere mai alla tentazione di facili e triviali caratterizzazioni.

Non abbiamo ancora accennato alla parte musicale, altrettanto importante nella costruzione dello spettacolo. Le sezioni musicali, accompagnate da un articolato gruppo strumentale diretto da Luca Urciuolo, prevedevano brani scritti da Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo del vecchio, Luca Urciuolo e Max Sacchi. Lo stile, a tratti arcaico, a tratti volutamente rumoroso o ondeggiante in forme di danza popolari, escludendo una breve citazione del Concerto Grosso per la notte di Natale di Corelli, era perfettamente in linea con l'idea e lo spirito dello spettacolo. In evidenza in queste sezioni la bravura vocale degli attori-cantanti, con la splendida voce di Maria Letizia Gorga, la diabolica presenza di Giacinto Palmarini e la consumata esperienza di Patrizio Trampetti, compagno di viaggio di Peppe Barra in innumerevoli occasioni.

Ovviamente durante lo spettacolo Peppe Barra non ha mancato di creare improvvisati ed esilaranti momenti di contatto e dialogo con il pubblico, scambiando battute e rendendo ancor più partecipata e familiare la rappresentazione, che si è conclusa con ripetute e calorose chiamate in scena di tutti i protagonisti.

Ogni volta che si ha la possibilità di immergersi nella cultura napoletana, scoprendo la magnificenza delle architetture barocche e dei capolavori che si svelano nei luoghi più insospettati ma non per questo meno affascinanti della città, autentico organismo vivente che pulsa di energia in ogni suo angolo, ogni volta che si ascolta la musica prodotta in un contesto culturale che non ha visto eguali in Europa per genialità e bellezza ed è ancora oggi un universo sterminato da esplorare, ogni volta che si ha la possibilità di assistere ad uno spettacolo di Peppe Barra ed alla sua capacità di sintetizzare ed esaltare la napoletanità, scaturisce un orgoglio ed un sentimento di appartenenza che, in nome dell'arte, non può limitarsi alla residenza geografica, ma diventa patrimonio universale. Credo che anche per questo ogni amante della cultura debba essere eternamente grato ad un maestro come Peppe Barra.

Pubblicato in: 
GN9 Anno VI 7 gennaio 2014
Scheda
Titolo completo: 

Napoli – Teatro Trianon
1 Gennaio 2014 ore 21.00

LA CANTATA DEI PASTORI

Di Peppe Barra e Paolo Memoli
Libero adattamento dall’opera di Andrea Perrucci

Zingara/Angelo        Maria Letizia Gorga
Madonna /Benino        Francesca Marini
Armenzio            Gino Monteleone
Asmodeo/Plutone        Giacinto Palmarini
Razzullo            Peppe Barra
Cacciatore/Diavolo oste    Patrizio Trampetti
Pescatore            Sandro Tumolillo
Sarchiapone            Teresa Del Vecchio
Giuseppe            Andrea Carotenuto
Diavolo mangiafuoco    Ciro Di Matteo

Scene                Emanuele Luzzati
Costumi            Annalisa Giacci
Coreografie            Erminia Sticchi
Direzione d’orchestra    Luca Urciuolo

Regia    Peppe Barra