Opera di Firenze. 78° Maggio Musicale Fiorentino apre con Fidelio

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Fidelio foto (c) Michele Borzoni / TerraProject / Contrasto’

Il 78° Maggio Musicale Fiorentino è stato aperto dal Fidelio di Ludwig van Beethoven. Zubin Mehta, sul podio a dirigere l'orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino, ne ha dato una superba interpretazione, che si avvalsa del magnifico allestimento, curato in tutti gli aspetti da Pier’Alli.

Dopo le alterne vicissitudini che hanno visto l'esecuzione in forma di concerto alla prima, alla seconda rappresentazione e, se nulla cambierà, anche all'ultima, domenica 3 maggio 2015 l'opera è finalmente andata in scena nell'unica rappresentazione musicale e scenica. La creazione di questo capolavoro fu particolarmente sofferta come testimonia Beethoven in un suo scritto: «Di tutte le mie creature, il Fidelio è quella la cui nascita mi è costata i più aspri dolori, quella che mi ha procurato i maggiori dispiaceri. Per questo è anche la più cara; su tutte le altre mie opere, la considero degna di essere conservata e utilizzata per la scienza dell’arte.»

Di questa opera ci furono tre versioni la prima del 1805, fu un fiasco, neanche la seconda del 1806 convinse l'autore, che infine, persuaso da amici ed estimatori, riprese in mano la partitura e nel 1814 andò in scena la versione attuale. Il libretto nato dal lavoro di autori diversi, Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke si basa su una pièce teatrale di Jean-Nicolas Bouilly, Léonore ou l'amour conjugal, (1798) che allora ebbe un grande successo e fu messo in musica, in italiano da Ferdinando Paër e Simone Mayr. L'argomento è una classica pièce de sauvetage, in cui si tratta di un salvataggio: Leonore in abiti maschili si fa assumere come servo dal capo carceriere Rocco  e riesce a salvare il marito Florestan, grazie anche all'intervento risolutivo del buon ministro Don Fernando, quale deus ex machina.

Beethoven creò il Fidelio nella forma di singspiel, in cui si alternano musica e testo. Questa è la premessa, che rientra nella tradizione tedesca, ma poi la sinfonia fa presagire qualcosa di diverso, anticipando non i temi musicali ma il contenuto ideale. L'inizio di ispirazione mozartiana, in cui vengono presentati i contrasti amorosi tra Marzelline, che si è innamorata di Fidelio, e  Jaquino e l'entrata di Rocco carceriere, padre della ragazza, potrebbe essere fuorviante, se non fosse che serve di contrasto al tema centrale. Il Fidelio è infatti una opera “epica”, in senso brechtiano, come rileva un'acuta analisi di Giovanni Carli Ballola nel suo libro su Beethoven. I “personaggi” positivi Leonore, Florestan e il ministro sono portatori degli ideali dell'Illuminismo tedesco, quello di Kant e Schiller, di cui è d'altronde il testo dell'Ode alla gioia della IX Sinfonia (1822-24); Pizarro, al contrario ne rappresenta la negazione.

La libertà e la dignità umana in tutti i suoi aspetti pubblici e privati, l'amore coniugale, è la religione laica centro ideale del Fidelio. Nel primo atto le arie, sono in stile italiano, quella di Leonore e poi quella di furore del perfido Pizarro, in cui emerge per la prima volta la possanza dell'orchestra beethoveniana, ma segnano la svolta musicale e drammatica che ha nel sublime lirismo del coro dei prigionieri il suo apice emotivo. Il secondo atto si apre con il tenebroso preludio che  conduce nella profondità  della cupa prigione in cui è rinchiuso Florestan, tutta la prima parte di questo atto è pervasa di una potente tensione drammatica che viene sciolta solo dagli squilli di tromba che annunciano il ministro mentre Leonore sta impugnando la pistola per difendere il marito.

Tra questa scena e il finale è stata eseguita la Leonora III, un capolavoro composto da Beethoven ma poi accantonato, in quanto la sua lunghezza e grandiosità fu giudicata inadatta come ouverture. L'inserzione di questa sublime composizione rientra nella tradizione ottocentesca, che alcuni attribuiscono a Mahler, ma è un'intrusa, meravigliosa sì, ma sempre intrusa perché è estranea alla volontà dell'autore. La seconda parte del secondo atto, è, non solo lo scioglimento della storia ma anche, l'apoteosi degli ideali come affermano le prime parole rivolte al popolo e ai prigionieri dal ministro che afferma: “Non più in ginocchio non siete schiavi”.

La magistrale interpretazione di Zubin Mehta, in gran forma ha messo in luce i timbri policromi e la variegata dinamica della musica e ha esaltato gli aspetti drammatici e lirici della partitura, l'orchestra e il coro, ben preparato da Lorenzo Fratini, hanno efficacemente contribuito alla riuscita della parte musicale. Anna Virovlansky è stata una deliziosa Marzelline, bene anche Karl Michael Ebner come Jaquino e Eike Wilm Schulte come Don Fernando, convincente anche Manfred Hemm come Rocco mentre Evgeny Nikitin ci è parso non a suo agio nella parte di Pizarro. Le parti di Florestan e di Fidelio sono impervie e richiedono insieme cantabilità lirica e potenza vocale, Burkhard Fritz ha interpretato in modo teatralmente e vocalmente efficace Florestan lo stesso si può dire Ausrine Stundyte come Leonore che però ci è parsa provata nella parte conclusiva dell'opera.

L'allestimento proveniente dal Palau de les Arts di Valencia di Pier’Alli, che si è idealmente ispirato a Piranesi, è stato l'altro punto di forza dello spettacolo. La messa in scena coinvolgente e affascinante ha  magnificamente sottolineato le diverse situazioni;  l'eccellente uso delle proiezioni all'inizio del secondo atto ha reso angoscioso e inquietante lo sprofondare nelle tenebre e, all'inverso, liberatoria la risalita verso la luce. È un  peccato che il pubblico delle altre rappresentazioni non abbia potuto godere lo splendido allestimento di  Pier’Alli.

Pubblicato in: 
GN24 Anno VII 7 maggio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Opera di Firenze

78° Maggio Musicale Fiorentino
Fidelio, oder die eheliche Liebe
(Fidelio o l’amor coniugale)
Singspiel in due atti
Musica di Ludwig van Beethoven
Libretto di Joseph Sonnleithner, Stephan von Breuning e Georg Friedrich Treitschke
Da Léonore ou l'amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly (1798)

Direttore
Zubin Mehta
Regia, scene, costumi, luci
Pier’Alli
Costumista collaboratore
Elena Puliti
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
maestro del Coro
Lorenzo Fratini
Maggio Danza

Don Fernando - ministro
Eike Wilm Schulte
Don Pizarro - governatore di una prigione di stato
Evgeny Nikitin
Florestan - un prigioniero
Burkhard Fritz
Leonore - sua moglie, sotto il nome di Fidelio
Ausrine Stundyte
Rocco - carceriere
Manfred Hemm
Marzelline - sua figlia
Anna Virovlansky
Jaquino - portiere
Karl Michael Ebner
Primo Prigioniero
Pietro Picone
Secondo Prigioniero
Italo Proferisce

Allestimento del Palau de les Arts di Valencia

Cantata in tedesco. Sovratitoli in inglese e italiano.