Opera di Firenze. I lugubri Puritani nel mondo dei morti

Articolo di: 
Daniela Puggioni
I Puritani foto Paolini-TerraProject

All'Opera di Firenze dal 28 gennaio al 10 febbraio 2015 è andata in scena I Puritani di Vincenzo Bellini, una produzione con luci, quelle musicali, e ombre, quelle della regia e della messa in scena. I Puritani, opera seria in tre atti, di Vincenzo Bellini andò in scena il 24 gennaio 1835 al Théâtre Italien, il libretto del conte  Carlo Pepoli,  poeta bolognese in esilio in Francia, è basato su un testo teatrale Têtes rondes et Cavaliers di J.A.F. Ancelots e J.X.B.Saintine, che aveva avuto l'anno precedente un grande successo. Il titolo iniziale, infatti, fu  I Puritani e i Cavalieri poi abbreviato a I Puritan. L'opera ebbe un tale esito trionfale, che Bellini ricevette la Legion d'onore, ma lo sfortunato musicista morì il 23 settembre dello stesso anno, probabilmente di una gastroenterite mal curata.

La vicenda de I Puritani è semplice: si svolge durante la guerra tra il re Carlo I Stuart e Cromwell: nel giorno delle nozze con Elvira, di famiglia puritana, Lord Arturo, cattolico seguace degli Stuart, riesce fare fuggire una misteriosa prigioniera destinata al patibolo, che si rivela essere la regina. Approfitta del velo da sposa, suo dono di nozze a Elvira, che nasconde il volto della regina, del salvacondotto, concessogli per andare via  insieme alla sposa dopo la celebrazione delle nozze, e della complicità di Riccardo, che innamorato della giovane, spera così di liberarsi del rivale. Elvira, disperata per l'abbandono di cui ignora la vera causa, impazzisce. Dopo tre mesi Arturo ritorna, ma scoperto, viene messo a morte per il suo delitto, Elvira, ritornata in sé, implora la grazia e fortunatamente arriva la notizia della vittoria di Cromwell, che decreta l'amnistia per riportare la pace: il giovane è salvo e l'opera si conclude insolitamente con il lieto fine.

In questa opera Bellini curò con molta attenzione la parte strumentale, ispirandosi al Rossini del Guglielmo Tell e dei rifacimenti parigini, ma l'origine del successo travolgente dell'opera fu ed è legato al fascino straordinario del fluire della melodia; proprio in questa opera Bellini tende a non separare nettamente arie e pezzi di insieme. Un esempio è la celeberrima A te, o cara, l'aria di sortita di Arturo (atto I) in cui intervengono il coro e poi i tutti come accade anche in Son vergin vezzosa, polonaise di Elvira (atto I). I ruoli  furono affidati ad interpreti fuori del comune e vere proprie pop star dell'epoca, in particolare il tenore: Giambattista Rubini, idolo del pubblico, per essere dotato di una estensione vocale prodigiosa, che gli permetteva di giungere senza problemi al fa  sopracuto, ovviamente in falsettodi testa, in Credeasi, misera, nel concertato (atto III) mantenendo inalterata l'emissione morbida.

La tessitura sopracuta del tenore, in cui sono presenti oltre al Fa, Do diesis, Re bemolle, Mi bemolle, è il principale e gigantesco scoglio da superare  da quando si è imposto, con l'avvento del Verismo il canto unicamente di petto. Al di là delle incisioni in cui solo Gedda e, ancora meglio Pavarotti, sempre in falsetto, raggiungono il mitico Fa, si ricorda solo il temerario Matteuzzi che lo emise dal vivo nel 1989 al teatro Bellini di Catania. Bel Canto, non è una definizione legata ad un giudizio estetico, ma ad un modo di concepire la voce come uno strumento, in una visione idealizzata e astratta degli affetti, che si affermò progressivamente nel melodramma all'inizio  del XVIII secolo.

Con il cambiamento della sensibilità alla fine dello stesso secolo, conseguente all'affermarsi del Romanticismo, questo modo di concepire il canto si avviò al lento ma definitivo tramonto nel corso del 1800. La scrittura vocale di Bellini rappresenta magistralmente il momento di transizione, in quanto gli abbellimenti hanno spesso un fine espressivo, in senso drammatico, per caratterizzare i sentimenti del personaggio o la situazione drammatica e non più ideali affetti, di qui la maggiore difficoltà di interpretazione per i cantanti.

Jesús Leon, ha una bella voce con un timbro dolce e morbido ma ci è parso, nella famigerata parte di Arturo Talbot, non a suo agio nella parte acuta. Il Sir Riccardo Forth di Julian Kim, dotato di una buona dizione e di un robusto timbro baritonale, ha avuto il giusto piglio irruento, Riccardo Zanellato, che possiede una bella e calda  voce di basso e anche un'estensione che gli permette di raggiungere con facilità le note più gravi, si è calato con disinvoltura nel ruolo di Sir Giorgio, tenero e amorevole zio con Elvira, ma anche autorevole ed eroico nella cabaletta.

Bene l'Enrichetta di Francia di Martina Belli e il lord Gualtiero Valton, padre di Elvira, di Gianluca Margheri, per quello che riguarda la parte di Elvira, è particolarmente difficile in quanto si richiede un soprano dotato di un superbo registro centrale ma anche  di formidabili sopracuti e ardue agilità. Maria Aleida ha una voce sicura e intonata, ha affrontato e superato elegantemente tutte le ardue difficoltà della parte e ha interpretato con scioltezza e grande padronanza scenica il ruolo di Elvira . Buona la prova del Coro, diretto da Lorenzo  Fratini, bene anche l'Orchestra diretta da Matteo Beltrami, la sua direzione, a nostro avviso, però non ha dato slancio alle melodie incantatrici di Bellini privilegiando il ritmo e dando tempi troppo veloci, laddove sarebbe necessario l'abbandono e l'effusione dei sentimenti.

Queste le luci veniamo ora alle ombre; è così difficile interpretare e mettere in scena un'opera romantica? Pare di sì, tanto che si rende necessaria la conoscenza della Teoria della Relatività e della Meccanica Quantistica, per una corretta visione temporale; non basta, è necessario anche uno studio approfondito dell'Apocalisse di San Giovanni, secondo l'opinione del regista Fabio Ceresa, e perché? Per un dialogo in cui Arturo fa notare che è stato assente solo tre mesi, ma per l'infelice Elvira, l'attesa è sembrata durare tre secoli; la banale esperienza quotidiana dovrebbe bastare a far comprendere perché per chi è in attesa il tempo è molto più lungo, ma pare di no.

Così dopo il primo atto per il regista passano tre secoli e sono tutti morti e le trombe già dal primo atto annunciano il Giudizio Universale. In  contraddizione con queste affermazione già dal primo atto la scena è ambientata in una specie di cappella con le tombe e il velo da sposa di Elvira, nero, sembra quello necessario ad adornare  un catafalco Lo sfondo storico, nell'opera romantica, è solo un pretesto per le vicende personali,  per cui non è indispensabile una accurata ricostruzione storica, può essere benissimo idealizzata, ma da questo ad ambientare nell'Averno I Puritani ci è parso ridicolo.

Inoltre un duetto è la conclusione del secondo atto, una scelta innovativa rispetto alla tradizione che vuole il coro in scena, troppo rivoluzionario? Per il regista sì, e così ha fatto comparire il coro facendolo muovere meccanicamente così come i cantanti,  chissà perché ? Non abbiamo neanche compreso perché nel primo atto sul lato B del costume di Elvira compaia una gigantesca molla o gabbia ? Mah ! Per il resto scena e costumi sono un già visto in troppe altre occasioni. Lo spettacolo, che si è svolto il primo febbraio in un teatro affollatissimo, ha riscosso un grande successo e gli artisti sono stati tutti lungamente applauditi.

Pubblicato in: 
GN13 Anno VII 12 febbraio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Opera di Firenze - Firenze
Dal 28 gennaio al 10 febbraio 2015
Recita del 1° febbraio 2015
I puritani e i cavalieri (I puritani)
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Musica di Vincenzo Bellini

Giorgio Valton
Riccardo Zanellato
Elvira, figlia di Gualtiero
Maria Aleida
Riccardo
Julian Kim
Lord Arturo Talbo
Jésus Léon
Enrichetta
Martina Belli
Bruno Robertson
Saverio Fiore
Lord Gualtiero
Gianluca Margheri

Performer - Fattoria Vittadini
Mattia Agatiello
Pablo Andres Tapia Leyton
Alexander McCabe
Riccardo Olivier
Daniele Pennato
Claudio Pisa

Direttore
Matteo Beltrami
Regia
Fabio Ceresa
Scene
Tiziano Santi
Costumi
Giuseppe Palella
Luci
Marco Filibeck
Movimenti coreografici
Nikos Lagousakos
Assistente movimenti scenici
Riccardo Olivier
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Nuovo allestimento - Coproduzione con il Teatro Regio di Torino