Opera di Roma. Un elefante per Figaro

Articolo di: 
Livia Bidoli
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Da alcuni è considerata l'opera migliore di Mozart: sicuramente la K492 – come ben la enumera il catalogo mozartiano – è di una godibilità per il pubblico tutto, a 360°, e non teme confronti financo con la rossiniana tratta dallo stesso Beaumarchais qualche anno prima, ovvero il Barbiere di Siviglia (1775). Le Nozze di Figaro, che hanno avuto la loro prima al Burgtheater di Vienna il primo maggio 1786, sono approdate il 30 ottobre – e vi sono rimaste fino all'11 novembre - al Teatro dell'Opera di Roma con la regia ed il nuovo allestimento di Graham Vick, che ha iniziato l'anno scorso con Così fan tutte a presentare al Teatro dell'Opera di Roma la celebre Trilogia Mozart-Da Ponte, che si chiuderà con Don Giovanni nel settembre 2019.

Prima tra le opere di Mozart con il libretto a cura di Lorenzo Da Ponte, è il secondo capitolo della trilogia teatrale sul barbiere Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beumarchais: scritta nel 1773, Le mariage de Figaro mette insieme parecchi temi cari all'epoca, in cui i podromi dello sconvolgimento sociale provocato dalla Rivoluzione Francese, sono ironicamente portati alla ribalta. Il servo e barbiere Figaro infatti, si mostrerà ben più arguto dello sprovveduto Conte di Almaviva e, ritrovata anche la nobile madre perduta, riuscirà sia a sposare la sua Susanna – sottraendola alle avances del Conte in odor di ius primae noctis -, cameriera del Conte e della Contessa, sia a far ricongiungere amabilmente la nobile coppia, insediata dal giovine paggio interpretato da un soprano (o mezzosoprano) en travesti.

Sulle scene postmoderne del primo atto a cura di Samal Blak, si presentano i personaggi: nel ruolo di Susanna la brava Elena Sancho Pereg, che ben conosce la parte e si coadiuva amabilmente sia col Conte sia con Figaro, rispettivamente interpretati dai bassi: il baritono pisano Vito Priante e dal ben vivace moldavo Andrey Zhilikhovsky. La voce della Comtessa di Almaviva è di Federica Lombardi, e ci ha rivelato delle doti canore di prim'ordine, special modo nel secondo atto nella cavatina Porgi amor qualche ristoro; ma anche nel recitativo E Susanna non vien e nell'aria seguente Dove sono i bei momenti, come nel duetto con Susanna Canzonetta sull'aria.
Dal punto di vista delle voci – tranne Luongo che si sentiva bene fin dall'inizio – ci è sembrato che dal secondo atto, nella camera a scacchi bianchi e neri della Contessa di Almaviva, lo spettacolo prendesse il vivo, dinamico movimento di cui è intessuta la svolazzante musica mozartiana, che fa da eco e ben esalta i ricami buffi che contraddistinguono l'opera nel suo insieme ed andamento. Ben flautato il Cherubino di Miriam Albano, oltremodo simpatica nella parte. Figaro è ben calibrato in ogni scena, per presenza vocale e attorialità; possiamo oltremodo sottolineare il recitativo e l'aria Tutto è disposto e Aprite un po' quegl'occhi nel quarto atto. Elena Sancho Pereg nella parte di Susanna presenta una vocalità particolarmente felice nel recitativo Giunse alfin il momento e nell'Aria Deh vieni, non tardar, del quarto atto.
Molto ben eseguite le parti a più voci e bene il Coro diretto da Roberto Gabbiani. L'Orchestra ci sembrava invece poco affine alla direzione di Stefano Montanari, che risultava meno vivace di quanto ci si potesse aspettare. Movimenti coreografici ben curati da Ron Howell, ben affiatato con la regia di Graham Vick che, oltre all'aver messo un elefante in mezzo alla stanza della Contessa ed un suo gigantico piedone nel giardino, non ci è sembrato così intellegibile nella lettura critica: o meglio, certamente che tutto ruoti intorno allo ius primae noctis del signorotto (il Conte), che avrebbe facoltà di abusare sessualmente di Susanna prima del matrimonio con Figaro, e che tutti "vogliano profittare sessualmente di tutti senza il loro consenso", è reso con sttolineata evidenza - così come le donne ammazzate ed appese al paravento sostanziano il femminicidio imperante in Italia -, meno chiara è la trasposizione del detto inglese dell'"Elephant in the Room", ovvero qualcosa che tutti vedono e di cui nessuno parla, negandone l'esistenza.

Il pubblico ha riempito tutti gli spalti ed ha a lungo applaudito, - con qualche fischiettata dal loggione per Montanari, non solo per Vick - come si ci poteva aspettare per uno spettacolo sempre piacevole, che espone la critica ai potenti da parte di Figaro - censurata rispetto al dramma di Beaumarchais - e ridotta alla critica dello ius primae noctis, e che si esalta nella melodiosa marcetta del Farfallone amoroso che conosciamo tutti, rivolta al giovane Cherubino che si avvia a fare il soldatino.

Pubblicato in: 
GN3 Anno XI 17 novembre 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
LE NOZZE DI FIGARO
Teatro Costanzi - Stagione 2017/2018
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Opera Buffa in quattro atti

Prima rappresentazione
Vienna, Burgtheater, 1 maggio 1786
Durata: 3,30h circa - I/II ATTO 92' - INTERVALLO 30' - III/IV ATTO 78'
Direttore Stefano Montanari
Regia Graham Vick

Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene e Costumi Samal Blak
Movimenti coreografici Ron Howell
Luci Giuseppe Di Iorio

Principali interpreti
Il Conte di Almaviva Andrey Zhilikhovsky / Alessandro Luongo 31, 2, 7, 9
La Contessa di Almaviva Federica Lombardi / Valentina Varriale 31, 2, 7, 9
Susanna Elena Sancho Pereg / Benedetta Torre 31, 2, 7, 9, 11
Figaro Vito Priante / Simone Del Savio 31, 2, 6, 7, 9
Cherubino Miriam Albano / Reut Ventorero 31, 2, 7, 9
Marcellina Patrizia Biccirè
Don Bartolo Emanuele Cordaro
Don Basilio Andrea Giovannini
Don Curzio Murat Can Güvem*
Barbarina Daniela Cappiello / Rafaela Albuquerque* 31, 2, 7, 9
Antonio Graziano Dallavalle
Prima contadina Claudia Farneti/ Carolina Varela 31,2,7,9,11
Seconda contadina Angela Nicoli / Nicoletta Tasin 31,2,7,9,11

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
* dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento

con sovratitoli in italiano e inglese

Vedi anche: