Opera di Roma. L'evocativa azione di Carsen

Articolo di: 
Livia Bidoli
Orfeo ed Euridice

Per la prima volta Robert Carsen approda e debutta a Roma al Teatro Costanzi con l'opera della riforma di Gluck, ovvero Orfeo ed Euridice, cominciata proprio con quest'opera, insieme al librettista livornese Ranieri de' Calzabigi. La prima c'è stata il 15 marzo e le repliche dureranno fino al 22 marzo. Sul podio un giovane direttore milanese, Gianluca Capuano; nel cast il controtenore Carlo Vistoli (Orfeo) e i soprani Mariangela Sicilia (Euridice) ed Emőke Baráth (Amore).

Dal 1968 Orfeo ed Euridice non calcava il palcoscenico del Costanzi, diretto da Ferruccio Scaglia, con le coreografie e la regia di Aurel Milloss e con il ruolo del protagonista affidato a un tenore (Lajos Kozma): nel progetto realizzato da Robert Carsen per quest'azione teatrale con soli tre protagonisti  come previsto nell'originale, Orfeo, Euridice ed Amore, insieme al Coro, manca la danza finale per scelta volontaria e dopotutto nella versione minimalista ma estremamente raffinata del regista canadese, non sembra far perdere smalto ad una rappresentazione volutamente asciutta e simbolica.

Questa coproduzione con Théâtre des Champs-Elysées, Château de Versailles Spectacles e Canadian Opera Company ha scelto le scene e i costumi di Tobias Hoheisel, e le luci di Robert Carsen e Peter Van Praet: la distesa di una duna sabbiosa di un cimitero con una sola tomba, o meglio un mucchio di sabbia attorno al quale si svolge un funerale in una fantomatica Sicilia anni '50 che ricorda tanto a noi italiani, la famosa “fuitina” d'amore, in questo caso finita male, è molto suggestiva. Evoca un tempo che intendiamo solo attraverso l'abbigliamento, tutto nero, di Coro e protagonisti, compreso Amore vestito da uomo. Le luci di Carsen dirigono i flussi emotivi che dal blu triste iniziale del primo atto si accendono di un giallo pallido dal secondo atto e quadro in poi e nei Campi Elisi, il paradiso degli Eroi, vengono ravvivati dalla speranza di Orfeo simbolicamente rappresentata dalla fiammella che trae dalla duna degli esseri amati dagli Dei. Il suo canto placherà le anime di tutti i morti durante tutto il percorso finché non raggiungerà Euridice, cui non potrà rivolgere lo sguardo, per divieto degli Dei che gli hanno concesso di condurla fuori dalla Valle dei Morti solo a questo patto.

La terribile prova di Orfeo è ostacolata dalla sua amata che lo chiama a sé per fargli infrangere il voto: la tentazione sarà troppo forte e, di fronte all'estrema angoscia di Euridice che non “comprende” il comportamento dell'amato, infrangerà il voto e la seppellirà nella stessa duna dell'inizio. Sappiamo bene però, dal sudario che lei porta sempre con sé anche quando Orfeo tenta di condurla via, che lei non è mai tornata in vita, e questo paradigma è molto ben sostanziato dalla versione così allegorica di Carsen, che evoca tutto ciò che il dramma e le voci non rivelano direttamente.

Il mito di Orfeo è per antonomasia dedicato alla musica, il cantore che placa le belve con la sua voce, che sensibilizza gli Dei alla sua agonia per la perdita dell'amata, e tutto, in questa versione, è molto calibrato: la musica poi di per sé è magnifica ed è difficile non farsi trascinare dalla Danza degli spiriti beati, specialmente se suonata con strumenti originali; oppure dalle arie come “Che farò senza Euridice” che era ben scandita dal controtenore Carlo Vistoli (Orfeo); convincenti anche i due soprani Mariangela Sicilia (Euridice) ed Emőke Baráth (Amore). Notevole balzo in avanti della comprensibilità delle voci dal secondo atto, nel primo spesso erano superate dal suono dell'Orchestra che Capuano ha diretto filologicamente con vigore nei passi celebri; buona la prestazione del Coro diretto dal Maestro Roberto Gabbiani.

Pubblicato in: 
GN17 Anno XI 11-18 marzo 2019
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2018/2019
dal 15 al 22 marzo 2019

Orfeo ed Euridice
Musica Christoph Willibald Gluck

Azione teatrale in tre atti
Libretto di Ranieri de’ Calzabigi

Prima rappresentazione
Vienna, Burgtheater, 5 ottobre 1762
Durata: 1h 30' circa senza intervallo
Direttore Gianluca Capuano
Regia Robert Carsen

MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
SCENE E COSTUMI Tobias Hoheisel
LUCI Robert Carsen e Peter Van Praet

PRINCIPALI INTERPRETI
ORFEO Carlo Vistoli
EURIDICE Mariangela Sicilia
AMORE Emőke Baráth

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento
in coproduzione con Théâtre des Champs-Elysées, Château de Versailles Spectacles, Canadian Opera Company

con sovratitoli in italiano e inglese

La prima rappresentazione del 15 marzo sarà trasmessa in diretta Euroradio su Rai radio 3

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