Opera di Roma. Il Trovatore tra gli specchi e i monoliti della Fura

Articolo di: 
Livia Bidoli
Il Trovatore

La meno programmata e la più interessante della trilogia impropriamente detta “popolare” di Giuseppe Verdi, Il Trovatore è approdata a Roma dopo 16 anni con la coproduzione De Nationale Opera di Amsterdam e Opéra National di Parigi e la regia di Àlex Ollé de La Fura dels Baus fino al 10 marzo. Sul podio Jader Bignamini ed un doppio cast che annovera Simone Piazzola alternato a Rodolfo Giugliani (3, 5, 8 marzo) nel personaggio de Il Conte di Luna; in quello di Leonora, Tatiana Serjan alternata da Vittoria Yeo (3, 5, 8 marzo); Azucena è Ekaterina Semenchuk e Silvia Beltrami (3, 5, 8 marzo); Manrico Il Trovatore del titolo è impersonato da Stefano Secco e da Diego Cavazzin (3, 5, 8 marzo).

La storia raccontata da Il Trovatore è quella che ammanta di osticità l'opera, soprattutto dal punto di vista critico: forzata e poco credibile. Regno d'Aragona e Biscaglia: una zingara arsa sul rogo quindici anni prima per essere stata trovata dal Conte di Luna vicino alla culla del figlio, lascia la vendetta alla figlia, gitana anch'essa, ovvero Azucena. La battaglia sullo sfondo tra Conte di Luna e Manrico, Il Trovatore, seguace dell'avversario Urgel, contrappone anche militarmente il Conte e Manrico, innamorati entrambi di Leonora, che preferisce Il Trovatore al ricco e nobile possidente. Dietro l'intrico ve n'è un altro: Azucena rivela infatti a Manrico che in realtà lui è il fratello del Conte poiché la madre Azucena li ha scambiati ed ha bruciato suo figlio per vendicare la propria, arsa sul rogo senza nessuna colpa tranne l'accusa di un possibile maleficio sul bimbo.

Il Trovatore è stata un'opera rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma con il libretto postumo di di Salvatore Cammarano e riadattato da Verdi insieme al giovane Emanuele Bardare. La grandissima stima che Verdi sentiva per Cammarano, suo librettista ideale per concisione di scrittura e levatura lirica, si espone tutta nella cantabilità musicale che rende Il Trovatore una delle opere più eccelse e trionfale fin dall'inizio. Richieste canore di peso però vanno ai cantanti, che in questa rappresentazione sono stati all'altezza per i ruoli di Manrico, la voce coinvolgente e di stile di  Diego Cavazzin, la romanza toccante “Deserto sulla terra“ – che ha debuttato nel 2015 in Riccardo in Un ballo in maschera -; e la voce di Leonora, special modo nelle due celebri cabalette dell'opera e nella cavatina Tacea la notte placida”: cantano in queste parti proprio quel clima notturno e gotico di landa abbandonata come è dipinta dall'evocazione a cura della Fura del Baus, che posticipa il setting dalla fine del Quattrocento alla prima guerra mondiale. Delle voci, quella che ci è piaciuta meno è stata quella del Conte di Luna, un forzato Rodolfo Giugliani; mentre la zingara madre Azucena,con Silvia Beltrami, dopo un inizio un po' sottotono, si è equilibrata e diventata partecipata e sonora, in particolare nella potente canzone “Stride la vampa!”.

I movimenti scenici accurati anche nel difficile insieme del Coro nella regia di Àlex Ollé de La Fura dels Baus, sono stati veramente coerenti ed appropriati e ricordiamo la collaboratrice alla regia Valentina Carrasco, con cui Ollé aveva portato nel 2009 Le grand macabre di Ligeti per la prima volta all'Opera di Roma. Due simboli sono evidenti sulla scena: lo specchio triplicato del palcoscenico e i monoliti mobili, che come tombe gravitano sempre intorno e sopra la testa dei protagonisti. Le scene notturne e minimaliste di Alfons Flores sono compendiate da luci che trapassano dalla fulgida fiamma della battaglia al tetro azzurro della morte, a cura del tedesco Urs Schönebaum. Lluc Castells, sempre della Fura e conosciuto per Le grand macabre, ha disegnato gli elmetti riconoscibili della Grande Guerra e costumi da trincea, tranne qualche giusta concessione a Leonora.

Abbiamo grandemente apprezzato la direzione musicale di Jader Bignamini che ci è sembrato proprio in stato di grazia: proveniente dall'Orchestra Sinfonica LaVerdi di Milano, è evidente la sua versatilità nel patrimonio verdiano di cui auspichiamo il ritorno prossimamente, dopo il debutto prossimo al Metropolitan di New York con Madama Butterfly. La direzione del Coro di Roberto Gabbiani, ha sollevato anch'essa parecchi applausi a scena aperta con i protagonisti e senza, rivelando quella cantabilità eccezionale propria delle liriche del Maestro di Busseto.
Forti e intensi applausi da parte di un pubblico che ha riempito il Costanzi hanno richiamato tutti i cantanti, direttore e regista sul palco, ed implicitamente a programmare più spesso il trascinante Trovatore.

Pubblicato in: 
GN19 Anno IX 10 marzo 2017
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2016/2017
Il trovatore

Musica di Giuseppe Verdi
Opera in quattro parti

Libretto di Salvatore Cammarano
tratto dall’omonimo dramma spagnolo di Antonio García Gutiérrez
Durata: 2,50 h circa - I e II PARTE 1,10 h - INTERVALLO 30' - III e IV PARTE 1,10 h
Direttore Jader Bignamini
Regia Àlex Ollé (La Fura dels Baus)
Collaboratore alla regia Valentina Carrasco
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene Alfons Flores
Costumi Lluc Castells
Luci Urs Schönebaum

Interpreti principali

Il Conte di Luna Simone Piazzola /
Rodolfo Giugliani 3, 5, 8
Leonora Tatiana Serjan /
Vittoria Yeo 3, 5, 8
Azucena Ekaterina Semenchuk /
Silvia Beltrami 3, 5, 8
Manrico Stefano Secco /
Diego Cavazzin 3, 5, 8
Ferrando Carlo Cigni
Ines Reut Ventorero*
Ruiz Aleandro Mariani*
Vecchio zingaro Riccardo Coltellacci /
Francesco Luccioni 3, 7, 8, 10
Messo Aurelio Cicero /
Giordano Massaro 3, 7, 8, 10

* Dal progetto “FABBRICA”- YOUNG ARTIST PROGRAM del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento in coproduzione con De Nationale Opera di Amsterdam e Opéra National di Parigi
Con sovratitoli in italiano e inglese
 

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