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OperaIncanto 2014. Il campanello libertino di Donizetti
Nel delizioso Teatro sociale di Amelia, il 9 ottobre, Il campanello dello speziale di Gaetano Donizetti ha inaugurato OperaIncanto 2014, la farsa in un atto diretta con briosa levità da Fabio Maestri ha divertito il pubblico presente, che ha applaudito con calore tutti gli interpreti.
Il libretto fu scritto dallo stesso Donizetti ed è basato sul vaudeville di Léon Lévy Brunswick, Mathieu-Barthélemy Troin e Victor Lhérie La sonnette de la nuit ( Il campanello di notte). Donizetti è noto per essere stato un compositore prolifico e altrettanto celebre è la sua rapidità di scrittura, non meraviglia quindi che Il campanello sia stato composto con grande rapidità, circa dieci giorni. La farsa andò in scena per la prima volta al Teatro Nuovo di Napoli 1º giugno 1836, come si evince dalla data segue di un anno la Lucia di Lammermoor e quindi appartiene alla maturità del musicista.
Lo attesta la raffinatezza della scrittura musicale della composizione, che fu rivista l'anno seguente i cambiamenti riguardarono:i dialoghi che divennero recitativi secchi, le parti in napoletano, antica tradizione della commedia in musica settecentesca, tradotte in italiano infine la revisione e l'ampliamento della parte musicale. Protagonista è Enrico, un personaggio tipico del vaudeville, ricorrente nelle pièce di Labiche e Feydeau, “sciupafemmine”, libertino del tutto privo di scrupoli morali, ma dotato di una fervida e inesauribile capacità di escogitare trovate per giungere allo scopo prefisso.
In questo caso si tratta della cugina Serafina, che ama riamato, appena sposatasi, per ripicca, con il maturo e ricco speziale don Annibale Pistacchio, che il giorno dopo la celebrazione delle nozze deve partire. Poiché lo speziale è obbligato a rispondere alle chiamate, il campanello, Enrico si finge francese, cantante e vecchietto così trascorre l'intera notte senza che la disgraziata vittima possa entrare in camera da letto e all'alba deve partire lasciando la sposina....ognuno può immaginarsi a piacere il seguito.
La regia spumeggiante di Cesare Scarton ha posto l'accento sul carattere sulfureo e ironico del testo; il perfetto meccanismo teatrale ha funzionato alla perfezione, favorito dalle scenografia digitale che ha creato uno spazio prospettico virtuale e ha dato l'illusione dello spostamento dei personaggi da una stanza all'altra. Durante la celebre e ardua aria "Mio signore venerato" del sedicente e beffardo vecchietto, i vasi della farmacia hanno volteggiato a tempo di musica nello spazio, alludendo scherzosamente alla serie interminabile di rimedi richiesti; una citazione forse involontaria del cartoon della Disney, La spada nella roccia (1963).
Regia e musica sono andate perfettamente d'accordo grazie anche all'esperta direzione di Fabio Maestri, sfavillante, teatrale e attenta alle raffinatezze che impreziosiscono la partitura. Nella musica tra l'altro ci sono echi della Lucrezia Borgia, nel brindisi, e de L'Elisir d'amore nel coro finale, sotto la guida del maestro positiva la prova dell'Orchestra Roma Sinfonietta e dell' Ensemble vocale In Canto. Maurizio Leoni nel ruolo di Enrico si è calato nel personaggio esibendo un notevole talento istrionico, necessario per la riuscita della farsa. Simone Alberti degno antagonista ha impersonato efficacemente Don Annibale Pistacchio, Chiara Pieretti è stata una spiritosa Serafina altrettanto Giada Frasconi, Mamma Rosa madre della sposa, all'altezza del ruolo anche Paolo Pellegrini, Spiridione il servitore dello speziale.