Palazzo Altemps.Il guerriero e la gloria

Articolo di: 
Nica Fiori
Il Galata suicida

Anche al vinto si deve gloria se ha combattuto valorosamente. È questo, in effetti, il senso sottinteso di un gruppo di sculture di stile ellenistico che costituiscono il cosiddetto “Piccolo Donario Pergameno”, riunite a Palazzo Altemps 500 anni dopo la loro scoperta nella mostra “La gloria dei vinti. Pergamo, Atene, Roma”.

Risale al 1514 la prima notizia del rinvenimento a Roma di 10 statue di formato ridotto a due terzi del vero, raffiguranti guerrieri feriti o morenti, ma dall’aspetto ancora fiero e bellicoso. Identificati all’epoca come Orazi e Curiazi, vennero in seguito riconosciuti come Galati, un popolo celtico immigrato in Asia Minore, contro il quale si trovò a combattere più volte la città greca di Pergamo (nell’attuale Turchia). Sono proprio loro, i Galati sconfitti, i protagonisti di questa piccola ma significativa esposizione, curata da Filippo Coarelli, che ci fa conoscere l’arte pergamena, caratterizzata da un teatrale senso del movimento e da un accentuato patetismo.

Ricordiamo che Pergamo, celebre soprattutto per il grande Altare conservato a Berlino nel Pergamonmuseum, era uno dei regni ellenistici (ovvero dei Diadochi, i successori di Alessandro Magno) che divenne, con Attalo I Sotere (269 a.C.-197 a.C.), la più grande potenza militare ed economica dell’Asia Minore. Fu lui a erigere sull’Acropoli di Pergamo, nel santuario di Athena Nikephoros (apportatrice di vittoria), il cosiddetto Grande Donario Pergameno, un gruppo di Galati in bronzo di formato più grande del vero, del quale conosciamo le copie in marmo del I secolo a.C. del Galata morente e del Galata suicida, che rappresentano le immagini dei vinti forse più note della storia dell’arte.

E fu sempre lui, secondo Coarelli, e non Attalo II come sostenuto da altri studiosi, a erigere sull’Acropoli di Atene il Piccolo Donario Pergameno, cosiddetto perché realizzato con statue in bronzo di dimensioni più piccole del vero. I Galati raffigurati nei due donari erano, secondo lo storico Polibio, “il popolo più potente e bellicoso che viveva in Asia”, pertanto, per quanto sconfitti dal re Attalo I nel 240 a.C., essi vengono visti come strenui e gloriosi guerrieri, e pertanto sono raffigurati in nudità eroica. Ne consegue che la gloria di Attalo viene ad essere enfatizzata da questa vittoria su combattenti valorosi.

Talmente valorosi da arrivare a darsi una morte dignitosa con la spada piuttosto che cadere prigionieri del popolo nemico, come si vede nella grande statua conservata a Palazzo Altemps (già appartenuta alla Collezione Ludovisi), raffigurante il Galata suicida accanto alla moglie uccisa. La statua è stata rinvenuta, probabilmente nel 1622/23, insieme al Galata morente dei Musei Capitolini (purtroppo assente in mostra), negli Orti di Sallustio, che erano in precedenza appartenuti a Giulio Cesare, il quale presumibilmente con queste sculture voleva richiamare le sue vittorie sui Galli (i Galati venivano anche chiamati Galli).

Secondo l’ipotesi ricostruttiva di Coarelli, illustrata in un plastico, il Grande Donario di Pergamo era collocato su una base circolare e comprendeva, oltre ai due Galati, la statua di una donna morta col bambino lattante al seno, descritta da Plinio ma non pervenutaci.

Da Pergamo ad Atene, città che non hanno conservato le originarie statue in bronzo, arriviamo finalmente a Roma, che, oltre ai due grandi Galati, ha restituito ben 10 sculture (copie di età romana collocate presumibilmente nel Portico di Ottavia all’inizio del III secolo d.C.) del Piccolo Donario. La rassegna di Palazzo Altemps, aperta dal 18 aprile al 7 settembre 2014, è l’occasione per vedere queste piccole statue per la prima volta esposte insieme (tranne due), dal momento che sono dislocate in cinque musei diversi. Quattro di esse, inizialmente conservate a palazzo Medici, poi Madama, oggi si trovano nel Museo Archeologico di Napoli. Altre tre sono identificate con gli esemplari conservati ai Musei Vaticani, al Louvre e al Museo Granet di Aix-en-Provence. Le ultime tre, appartenenti un tempo alla collezione Grimani, si trovano nel Museo Archeologico di Venezia.

Queste copie marmoree riproducevano in realtà solo una parte dell’articolato dono votivo realizzato da Attalo ad Atene. In questa città erano rappresentate, oltre alle immagini dei vinti, anche quelle dei vincitori con scene mitologiche della Gigantomachia (combattimento degli dei contro i Giganti) e dell’Amazzonomachia (Greci contro le Amazzoni) e scene più storiche raffiguranti Greci contro Persiani e, ovviamente, Greci contro Galati.

Tra le opere esposte c’è anche l’Amazzone a cavallo con due guerrieri caduti della Galleria Borghese, scoperta nella villa imperiale di Anzio nel 1610, che è quasi sicuramente una rielaborazione romana derivante dal Piccolo Donario. Altri busti e rilievi testimoniano la forte influenza dell’arte pergamena nella scultura romana, come pure nell’arte etrusca, come si vede da un’urna con una scena di Galatomachia.

Pubblicato in: 
GN25 Anno VI 8 maggio 2014
Scheda
Titolo completo: 

“La Gloria dei vinti. Pergamo, Atene, Roma”
Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps
, Piazza di S. Apollinare 46, Roma
Aperta dal 18 aprile al 7 settembre 2014
Orario: dalle ore 9.00 alle ore 19.45; chiuso il lunedì.
Ingresso € 10,00; ridotto € 6, 50
Il biglietto consente l’accesso anche alle altre sedi del Museo Nazionale Romano (Crypta Balbi – Terme di Diocleziano – Palazzo Massimo) ed è valido 3 giorni.