Il Papavero Rosso all'Opera di Roma. Un fiore di stampo sovietico

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Il papavero rosso

Al Teatro dell'Opera di Roma ha finalmente debuttato il 13 febbraio 2010, con repliche fino al 17, Il papavero rosso con la musica di Reinhold Glière, la nuova coreografia di Nikolay Androsov e la direzione di Andrey Anikhanov. Nei ruoli principali si sono avvicendati Oksana Kucheruk e Gaia Straccamore, Igor Yebra, Vito Mazzeo e Manuel Paruccini.

Nella Cina coloniale ed esotica viene descritto lo sfruttamento dei Coolies cinesi (operai) del porto, sostenuti dal comandante e dai marinai di una nave sovietica, e la loro successiva ribellione. La  protagonista del balletto è la danzatrice Tao Hoa, che si  innamora del comandante della nave russa e viene uccisa per avergli salvato la vita. Questo balletto, ispirato alla propaganda comunista, fu creato nell'URSS del 1927 e fu il primo balletto di stampo sovietico accolto con grande favore dal pubblico russo.

Il papavero rosso, mai visto nella sua integrità in occidente, mutò nome nel 1957 in Il Fiore Rosso, evitando ipocritamente ogni allusione all'oppio, e fu replicato in URSS fino al 1962 per poi scomparire totalmente dal repertorio, Il suo successo determinò un modello a cui si attennero le successive produzioni del balletto sovietico: durata, regole di composizione musicale, costante riferimento alla danza accademica sulle punte con inserimenti della danza popolare e di carattere. Le altre proposte  di danza innovativa, tacciate di formalismo, furono prima accantonate e poi represse.

Reinhold Glière (1875-1956), il compositore della musica del balletto, aderì al regime comunista adeguandosi perfettamente nella composizione musicale alle regole imposte dalla propaganda. Il musicista, infatti, per sua inclinazione si ispirò sempre alla grande tradizione russa che lo aveva preceduto e alla musica popolare, tuttavia ne Il Papavero Rosso si aggiungono anche influssi derivanti da Debussy e dal jazz.

Nella musica, che abbiamo ascoltato, vi è molta invenzione melodica unita a un grande colore musicale e ad una notevole maestria nell'orchestrazione. Questi elementi concorrono armoniosamente a creare un'atmosfera esotica, piena di fascino, convincente e ritmicamente coinvolgente. Paradossalmente è proprio la scena de Il sogno di Tao Hoa dichiaratamente ispirata alla tradizione ottocentesca del balletto russo, quella musicalmente più debole.

Il reperimento della partitura è stato problematico poiché il terzo atto era andato perduto durante un incendio. Gli eredi di Glière, fornendo lo spartito autografo per pianoforte, hanno dato a Francesco Sodini la possibilità di provvedere ad una nuova orchestrazione. L'ottima direzione di Andrey Anikhanov, assecondato dalla buona prestazione di tutta l'orchestra, ha permesso di godere di tutte le caratteristiche musicali della composizione.

Nulla è rimasto della coreografia del 1927 firmata da Lev Lashchilin e Vasili Tikhomirov e anche di quella del 1949 di Leonid Lavrovsky  rimangono solo brevi frammenti filmati. Nikolay Androsov ha conseguentemente creato una nuova coreografia ispirandosi liberamente allo stile dell'epoca sovietica. Nel balletto,infatti, ci sono sia parti di pantomima legate all'azione, sia parti di danza sulle punte e di carattere, ispirate all'ambiente cinese, alla musica americana e alla tradizione russa. Il coreografo ha operato un taglio al terzo atto eliminando la parte ispirata al teatro cinese,  ritenendo giustamente che, essendo troppo vicina a Il sogno di Tao Hoa che chiude il secondo atto del balletto, avrebbe rallentato troppo lo svolgimento dell'azione.

Ha, però, creato appositamente per la Fracci il nuovo ruolo di Nüwa dea della fecondità e della sapienza, ispiratrice dell'agire del sindacalista. Questa scelta, a nostro avviso, è in contraddizione, sia con la fluidità dello svolgimento dell'azione, sia con il contenuto rivoluzionario del balletto ispirato al comunismo dichiaratamente ateo e materialista (che invece in Cina non era ancora arrivato). A parte questa infelice scelta, la coreografia di Androsov è coinvolgente sia nella parte drammatica che in quella spettacolare. La compagnia di danza del teatro ha ben interpretato le idee del coreografo fornendo una buona prestazione.

Gaia Straccamore ha interpretato egregiamente il ruolo lungo e impegnativo di Tao Hoa, protagonista del balletto, risultando convincente sia tecnicamente che drammaticamente. Vito Mazzeo è stato molto efficace nel ruolo del comandante russo, disimpegnandosi bene in tutti gli aspetti della sua parte e così anche Manuel Paruccini nella parte dello sfruttatore Li Schan Fu. Ci ha convinto anche Damiano Mongelli come Ma Lee Chen, attivista sindacale.

Le scene di Elena Puliti hanno avuto risultati diversi; belle quelle più realistiche del porto e della fumeria d'oppio, mentre quella del sogno, a parte il fondale con il sole presente anche all'inizio e alla fine del balletto, ci è parsa sciatta e un po' in ombra. Le stesse considerazioni valgono anche per i costumi; pregevoli nelle scene realistiche, non convincenti, salvo le farfalle, nella scena del sogno.

La messa in scena de Il Papavero Rosso è stata una scelta che condividiamo per il suo indubbio interesse storico e che va apprezzata anche per tutte le difficoltà superate, di cui abbiamo estesamente già parlato. Bisogna dare giusto merito a Carla Fracci, decennale direttrice del corpo di ballo dell'Opera, che lascerà il suo incarico a fine luglio alla scadenza del contratto. La Fracci ha risollevato il livello tecnico della compagnia, che al suo arrivo era decisamente imbarazzante, e con la collaborazione di suo marito Beppe Menegatti ha creato, e con il tempo ampliato, il repertorio della compagnia dai primi balletti ottocenteschi al '900.

Estendere la conoscenza della storia della danza è indispensabile per la professionalità dei ballerini ma anche per rendere più consapevole il pubblico, anche quello del futuro. Questa, a nostra opinione, è la giusta prospettiva in cui collocare la messa in scena de Il papavero rosso. Ci auguriamo sia per i ballerini, che per gli appassionati che quanto ottenuto con tanto lavoro non sia disperso, in quanto la danza è da troppi sciaguratamente considerata un'arte minore. Per questo auspichiamo che Ssovrintendente e Direttore artistico provvedano tempestivamente ed efficacemente a trovare un degno sostituto: infatti non si chiude una collaborazione senza avere già pensato alla sostituzione. 

Pubblicato in: 
GN8 Anno II 18 febbraio 2010
Scheda
Titolo completo: 

Il papavero rosso 
Balletto in tre atti

dal libretto di Michail Kurilko e Vasili Tikhomirov

Musica di Rheinold Glière

Nuovo Allestimento
Teatro dell'Opera di Roma dal 13 al 17 febbraio 2010
Spettacolo del 16 febbraio 2010
    
Coreografia Nikolay Androsov
da Lev Lashchilin, Vasili Tikhomirov, Leonid Lavrovsky
Direttore d’orchestra Andrey  Anikhanov
Collaborazione musicale Francesco Sodini
Scene e costumi Elena Puliti
Regia Beppe Menegatti

Interpreti
Nüwa, dea della fecondità Carla Fracci    
Tao Hoa, attrice e ballerina Gaia Straccamore 
Li Schan Fu, suo sfruttatore Manuel Paruccini   
Il capitano della nave sovietica Vito Mazzeo   
Ma Lee Chen, attivista sindacale  Damiano Mongelli    

Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma