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34° Cantiere di Internazionale d'Arte di Montepulciano. Brecht ed il consenso alla Linea
Detlev Glanert, direttore artistico del 34° Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, ha proposto nella stessa serata due opere poco conosciute di Bertolt Brecht, Il Consenziente (1930) e La Linea di Condotta (1931).
I due testi, non solo temporalmente vicini, appartengono entrambi ai drammi didattici, che erano interpretati, spesso nelle scuole, dagli stessi operai. In quell’epoca si sviluppò una nuova forma teatrale, definita variamente come teatro alternativo, non teatro e anche antiteatro, legata alla propaganda del partito comunista (agit-prop) con fine didattico. Furono concepiti come spettacoli brevi, con scene molto essenziali, con temi d’attualità e con i personaggi come tipi appartenenti alle varie classi sociali, la cui recitazione si propose soprattutto la massima comprensione del testo.
La Gebrauchmusik, così venne definita la musica di uso sociale, come quella per i film o per la radio, fu anche influenzata e usata dalla propaganda politica per esprimere le nuove idee comuniste. I nuovi testi furono composti in modo che anche i dilettanti, in questo caso gli operai, potessero interpretarla.Si tratta, inoltre, di due opere che hanno lo stesso tema, il sacrificio del singolo a favore della comunità, tipico delle ideologie totalitarie e che, potendo essere interpretate anche da dilettanti, sono perfettamente adatte alla concezione del Cantiere d’arte di affiancare ai professionisti allievi e dilettanti.
Brecht, in quegli anni, aderì al partito comunista e queste opere sono la conseguenza della sua scelta. Il drammaturgo si pose il problema della comunicazione tra il popolo e l’intellettuale, dovuto alla diversità di livello culturale e, inizialmente, aderì all’idea del partito comunista per la creazione di una nuova cultura proletaria anche se, successivamente, se ne distaccò e dopo la 2° Guerra mondiale ebbe, riguardo a questa impostazione ideologica, un forte scontro con György Lukács (celebri in letteratura le sue posizioni su estetica e critica presenti in Saggi sul realismo, 1936).
Il Consenziente (1931), è tratto da un lavoro del Teatro No (Taniko del XV secolo), un apologo legato alla cultura giapponese, in cui si afferma la precedenza della sopravvivenza della comunità rispetto a quella del singolo. La trama narra di un ragazzo che intraprende un viaggio lungo e faticoso insieme al maestro e altri tre compagni, per trovare le medicine per la madre. Nella parte più ardua del cammino si ammala, l’usanza della comunità vuole che sia gettato nel precipizio, ma prima si chiede il suo consenso, che il ragazzo accorda, in ossequio ai valori comuni.
Il Consenziente è unicamente cantato dai vari personaggi: il maestro, il ragazzo, la madre, gli allievi e il coro, che commenta gli accadimenti. La musica, composta da Kurt Weill, allievo di Ferruccio Busoni, e già collaboratore musicale con Brecht ne L’Opera da tre soldi di due anni prima, utilizza, fondendoli, stili diversi appartenenti sia alla musica popolare, come il Cabaret, sia alla musica colta nel canto declamato dei protagonisti e nei vari passaggi orchestrali e corali. Questo procedimento, già usato anche in L’Opera da tre soldi, è impiegato con grande maestria ed è particolarmente funzionale in quest’opera, aderendo perfettamente al testo e sottolineando l’azione drammatica, così da coinvolgere completamente lo spettatore.
L’esecuzione a cui abbiamo assistito, il 30 luglio, è stata di ottimo livello in tutte le sue parti, a cominciare dal maestro Pasquale Veleno che ha ben diretto l’Orchestra da Camera Poliziana, il Coro della Virgola e la Corale Poliziana. Bravi anche nella recitazione i cantanti, in cui spiccava Gian Luca Margheri nel ruolo del maestro, la cui interpretazione è stata particolarmente valida. Delle tre giovani donne, che hanno ben interpretato i tre allievi, ricordiamo, nello spirito del Cantiere, che Chiara Protasi e Irene Tofanini sono allieve dell’Istituto di Musica, suonano nella banda di Montepulciano e partecipano al Bruscello Poliziano, la Tofanini non solo con il canto ma anche nel ruolo di librettista in versi.
La scena, ideata da Christa Fonfara, essenziale con il coro sullo sfondo, è ambientata in Germania, rispettando le indicazioni del testo, ed è risultata particolarmente adatta alle intenzioni dell’autore e così la regia di Carlo Pasquini.
La Linea di Condotta (1930), ancora di Brecht e con la musica di Hans Eisler, è un’opera teatrale in cui solo il coro, nella parte del partito giudice delle azioni dei tre attivisti, canta, a parte si ode una canzone satirica cantata da Karl, ottimamente interpretato da Carlos Petruzziello, quando rappresenta il ricco mercante. La trama narra di un gruppo di attivisti mandati dal Partito russo in Cina per la diffusione dell’ideologia comunista. Il giovane compagno si distingue dalla linea di condotta dettata dal partito dimostrandosi troppo umano e coinvolto emotivamente, per cui viene giudicato pericoloso per i compagni e, con il suo consenso, viene ucciso, il Partito (coro) approva.
Il testo, ispirato ai dettami ideologici comunisti espone i concetti con agghiacciante efficacia e non piacque ai membri del partito perché si temeva che fosse controproducente, fornendo argomenti agli avversari politici
La musica creata da Eisler sottolinea la lotta degli attivisti utilizzando un organico di 7 ottoni (3 trombe, 2 corni, 2 tromboni), e percussioni con sonorità aggressive e marziali. Per il coro, invece, impiega una forma che ricorda l’antica tradizione polifonica religiosa (il corale) con, anche, una citazione da La Passione secondo S. Matteo di Bach, creando un’atmosfera cupa e ossessionante, che risulta soffocante. Non sappiamo se Eisler coscientemente volesse alludere alla trasformazione di un’idea politica, il pensiero di Marx, in una particolare forma di fondamentalismo religioso, il Comunismo (marxismo- leninismo), in cui si impiegarono termini come ortodossia ed eresia tipici della religione.
La canzone del ricco mercante, accompagnata al pianoforte dal direttore, ricorda lo stile di Weill ed è satirica, aggressiva e provocatoria. L’Orchestra del Royal Northern College of Music Manchester, il Coro della Virgola e la Corale Poliziana sono stati diretti con grande maestria da Roland Böer. Bravi, anche, tutti gli attori, Lorenzo Berti, Manuela Schiano, Guido Dispenza e Carlos Petruzziello, che hanno interpretato questo testo non facile rendendo con particolare efficacia il clima ideologico dell’epoca.
La decisione di Carlo Pasquini di ambientare la regia del testo nel '68, per creare un parallelo tra le due epoche, e la scena creata da Christa Fonfara sono state particolarmente idonee a rendere lo spirito del testo. La scena ha come sfondo il sole dell’avvenire, il coro è diviso dall’agire degli attori, in abiti del '68-'70, da un muro, che evoca quello di Berlino, su cui dominano le teste di Marx, Lenin, Stalin, Mao e di Che Guevara, e le cui bocche mobili, nel giudizio finale, si uniscono al canto corale. Entrambi gli spettacoli andrebbero ripresi visto l’alto livello artistico della realizzazione, cosa che ci auguriamo avvenga.