Pisa. Le musicali e ipnotiche "Voci" di Servillo

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Le Voci di dentro

La tappa a Pisa al Teatro Verdi dell'11 febbraio, la prima di due recite previste nella città toscana, non solo ha confermato l'affetto con il quale in tutta Italia Toni Servillo è seguito (ovviamente anche in questo caso tutto esaurito per le due serate), ma ha ribadito come la difficile responsabilità, per chi continua ad avere presente le interpretazioni di Eduardo, di proporsi come originale ed adeguato interprete del teatro di De Filippo e del messaggio in esso contenuto, sia realizzato da Servillo con l'apparente facilità e profondità propria solo dei grandissimi.

Il vero teatro, ed i testi che vengono utilizzati, non è solamente rappresentazione di vita, narrazione fine a sé stessa od ostentazione di particolari doti espressive dei protagonisti. Quando affronta valori assoluti e fondamentali che regolano i rapporti fra gli individui e le domande e le relative risposte che ogni uomo si pone nel tentativo di dare un senso alla propria esistenza terrena, in quel caso allora nascono testi che diventano universali, svincolati da una collocazione temporale e che appartengono ad ognuno di noi, perché ognuno di noi può trovare, dagli spunti che questi testi danno, un aiuto od un motivo importante di riflessione. Vengono allora in mente certi testi greci, Shakespeare, Pirandello, De Filippo...

Il teatro di Eduardo è entrato a pieno merito nell'olimpo dei testi esemplari e senza tempo, ed interpretazioni come quella che Toni Servillo sta regalando al pubblico nella fortunata e sempre gremita tournée delle “Voci di dentro”, dimostrano come il connubio fra un attore straordinario ed un testo altrettanto particolare, non può che dare ai privilegiati spettatori la consapevolezza di vivere un evento indimenticabile.

Molte sono le riflessioni che nascono “osservando” queste interpretazioni. La prima deriva da una deformazione professionale di chi scrive. La recitazione scelta da Servillo per questa pièce è come l'interpretazione di un brano musicale. La lingua napoletana, perché tale è da considerare e non semplicemente un dialetto, è caratterizzata da una musicalità ed espressività che consentono, se l'interprete è all'altezza, di utilizzare un'infinità di sfumature e “fraseggiare” i periodi come quando si suona un brano musicale. Toni Servillo ed il fratello Peppe hanno dialogato fra loro come due musicisti che integravano e sovrapponevano la musicalità delle loro voci come un affiatato duo di solisti. Intorno a loro si sono espressi con adeguata bravura tutti gli altri interpreti, perfettamente calibrati nella caratterizzazione dei personaggi ma anche nella cura della composizione visiva delle loro collocazioni sul palcoscenico (anche la regia è di Toni Servillo), con una cura della distribuzione dei corpi paragonabile alla realizzazione di un dipinto.

Altrettanto efficace la scelta scenografica realizzata da Lino Fiorito che rappresenta essa stessa una lettura ma anche un aiuto alla comprensione dell'idea portante del testo. Le “Voci di dentro” è pervasa da una malinconia di fondo e da un pessimismo strisciante sulle difficoltà esistenziali e sulla precarietà ed ipocrisia dei rapporti umani. La geniale idea dell'equivoco dato dalla convinzione di aver vissuto una situazione drammatica in realtà solo sognata e le conseguenze che questa convinzione comportano, lascia libero spazio a tutte le considerazioni sul sottile confine che separa il mondo dei sogni che sembra realtà e della realtà che assume connotazioni che possono accadere solo nei sogni. Oltre a questo, l'amara riflessione dell'incapacità del “mondo” di ascoltare, materializzata dal personaggio metafisico di “Zì Nicola” che non parla più esprimendosi solo con botti e parlando solo un'ultima volta per chiedere pace prima di morire, mettono a nudo un'inquietudine del personaggio, nel quale ognuno di noi può identificarsi, ma anche denuncia una crisi di valori che, anche se scaturita in questo caso dalle macerie del dopoguerra, calata nel nostro momento è quanto mai amaramente attuale.

La scenografia come si diceva ha realizzato ambienti minimalisti, essenziali, illuminati in maniera volutamente accentuata o completamenti oscuri, ricreando un contesto onirico e svincolato dalla realtà.

Servillo ha letteralmente ipnotizzato il pubblico con la sua recitazione, i gesti, le pause, arrivando a suscitare risate in momenti del testo semplicemente per la musicalità ed il timbro utilizzato a prescindere da quanto in quel momento dicesse realmente. Una splendida lezione di teatro e di vita regalata da Servillo e da Eduardo.
Applausi prolungati, ripetuti ed affettuosi. Protagonisti sorridenti e riconoscenti per il calore del pubblico. Uno spettacolo che si desidera rivedere già subito dopo il termine, come un libro al quale ci si affeziona e dal quale è doloroso separarsi dopo l'ultima pagina. 

Pubblicato in: 
GN15 Anno VI 20 febbraio 2014
Scheda
Titolo completo: 

Fondazione Toscana Spettacolo
Fondazione Teatro di Pisa
Martedì 11 febbraio 2014 ore 21.00
Teatro Verdi Pisa

Toni Servillo e Peppe Servillo
LE VOCI DI DENTRO
di Eduardo De Filippo
regia Toni Servillo
con Gigio Morra, Betti Pedrazzi
scene Lino Fiorito
costumi Ortensia de Francesco
luci Cesare Accetta
suono Daghi Rondanini
foto di scena Fabio Esposito

produzione Teatri Uniti
Piccolo Teatro di Milano
Teatro d'Europa
Teatro di Roma