Pistoia. Giovanni Boldini e La stagione della Falconiera

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Scorcio della stanza. Decorazione della sala da pranzo della Villa La Falconiera

A Pistoia il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, gestito da Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, ospiterà fino al 6 gennaio 2018 la mostra Giovanni Boldini. La stagione della Falconiera, a cura di Francesca Dini con la collaborazione di Andrea Baldinotti e Vincenzo Farinella. L'esposizione avviene In occasione di Pistoia Capitale Italiana della Cultura e per volontà della banca del Gruppo Intesa Sanpaolo. La mostra si propone di presentare il periodo creativo del giovane Boldini, quando fu legato al gruppo dei Macchiaioli.

Lo scopo principale è portare a conoscenza di un pubblico più ampio uno dei gioielli più preziosi ospitati dal museo, il ciclo di pitture murali a tempera, che il pittore ferrarese eseguì nel 1868 nella Villa La Falconiera allora di proprietà della inglese Isabella Falconer, dal cui cognome ebbe nome la villa. A far da cornice a questo unicum, non solo per quanto riguarda Boldini, ma anche in ambito macchiaiolo, una serie di dipinti appartenenti allo stesso periodo. A causa della morte dopo breve tempo della Falconer, per una serie di passaggi di proprietà e per la morte sopravvenuta degli amici macchiaioli di Boldini, quali soprattutto Cristiano Banti e Telemaco Signorini, si smarrì la memoria di queste pitture. Fu Emilia Cardona Boldini, giovane vedova e prima biografa del maestro, che, basandosi sui vaghi ricordi del marito, una città in Toscana che iniziava con la P, riuscì alla fine degli anni trenta del secolo scorso a rinvenirli. I dipinti decoravano la sala da pranzo che col tempo era diventata una rimessa per gli attrezzi. Emilia Cardona Boldini grazie alle ampie disponibilità economiche nel 1938 comprò la villa e vi si trasferì da Parigi portando tutto quanto Boldini le aveva lasciato dalle suppellettili ai dipinti.

I dipinti furono staccati solo nel 1974 e trasferiti nel Museo per volontà della vedova di Boldini, che seguì attentamente il lavoro. Il distacco, che presentò molti problemi perché non si trattava di affreschi ma di mura dipinte a tempera, e il successivo restauro fu affidato a restauratori esperti, Alfio Del Serra e Giuseppe Gavazzi. I quali dopo essere riusciti nell'intento usarono come supporto lastre di vetro resina, che dopo il restauro furono attaccate sui pannelli di legno, in uno spazio del Museo in cui fu perfettamente ricostruita la sala da pranzo, comprese le aperture per la porta,il caminetto e la porta finestra. Vincenzo Farinella, uno dei curatori nel catalogo ha proposto una sua lettura del ciclo pittorico basandosi sul legame che ci fu tra Boldini e Cristiano Banti, che, oltre ad essere un pittore e una figura di spicco tra i Macchiaioli, fu un grande studioso e conoscitore della pittura antica, che indicava come modello ai sodali e amici del gruppo dei Macchiaioli. A suffragare le sue ipotesi oltre agli intensi rapporti epistolari, ci sono i molti dei bozzetti preparatori di Boldini per il ciclo che provengono dalla collezione di Banti. Vincenzo Farinella suggerisce che per il ciclo Il pittore ferrarese si sia ispirato ai “Quattro elementi” un soggetto pittorico frequente nella pittura, ammirato durante la visita fatta insieme a Banti a Mantova a Palazzo Ducale.

I soggetti del ciclo seguono la poetica della “Macchia”, nella parete nord, sono raffigurati i possenti bianchi buoi maremmani, protagonisti di molti dipinti di Fattori, vicini a loro sono raffigurati i contadini impegnati nella Stesa dello strame, immagini che rappresenterebbero l’elemento “Terra “. Sulla parte est, a raffigurare l’elemento "Acqua", una Marina probabilmente ispirata dal periodo trascorso a Castiglioncello ospite di Diego Martelli, c’è poi un sovrapporta con Guardiana di capre sulla spiaggia. Sulla parete sud della porta finestra, due scene, Palme e aranci e La stesa del bucato , un soggetto con echi affini alla pittura dell’amico Banti, sono immagini in cui domina il vento e quindi l’elemento simboleggiato sarebbe l' "Aria". La parete ovest, in cui è stato riprodotto il caminetto, sarebbe dedicata al "Fuoco", è divisa in tre soggetti. I colori deteriorati delle tempere hanno portato alla luce i ripensamenti del pittore nella raffigurazione dei Battitori del grano, mentre sul camino è dipinto un Pagliaio. Il terzo dipinto ha un soggetto insolito, il Riposo dei mondatori di grano, come evidenzia Vincenzo Farinella, che ricorda come a Mantova, a Palazzo Te, nella Loggia, in una lunetta la bottega di Giulio Romano dipinse un tema affine ma del tutto inusuale per l’epoca, Il riposo dei contadini, che sono adagiati in modo simile a quelli di Boldini, l’ipotesi del curatore è che sia stato su suggerimento di Banti.

I quadri che affiancano i dipinti appartengono allo stesso periodo. La Marina, un olio su tavola probabilmente è risalente al 1867 nonostante la data, 1870 al periodo di Castiglioncello in quanto sembra un esercizio preparatorio per il ciclo murale per la quasi perfetta somiglianza tra i due dipinti. Il Giovane paggio che gioca con levriero, secondo la curatrice, Francesca Dini, è un quadro di genere che raffigurerebbe il nipote della signora Falconer e quindi è legato alla assidua frequentazione che la mecenate ebbe con il pittore ferrarese, che fu anche invitato a seguirla in Costa Azzurra. Là ebbe modo di affermarsi nell'alta società come superbo ritrattista, prima del suo trasferimento a Parigi nel 1871, realizzando uno dei più bei ritratti di quel periodo quello del Generale Spagnolo, eseguito durante l’inverno, tra novembre 1867 e marzo 1868. Proprio i ritratti fatti in quell’epoca agli amici e sodali Macchiaioli rivelano la straordinaria abilità di Boldini nel rendere in maniera anche inconsueta, ma nel restituendoci i soggetti con una vivezza che ne tratteggia anche il carattere come quelli di Cristiano Banti, Diego Martelli, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Giuseppe Abbati e Giovanni Fattori nel suo studio. La Testina Bionda, Alaide Banti in abito biancoe il ritratto de Le sorelle Laskaraki anticipano i superbi ritratti che ammaliarono l’alta società europea. Nel bel catalogo, edito da Sillabe, ricco di fotografie, sono presenti saggi che gettano nuova luce sulla mecenate Isabella Falconer e sui rapporti che Boldini intrattenne con Cristiano Banti e il gruppo dei Macchiaioli.

Pubblicato in: 
GN46 Anno IX 29 settembre 2017
Scheda
Titolo completo: 

Pistoia, Musei dell’Antico Palazzo dei Vescovi
9 settembre 2017 – 6 gennaio 2018

GIOVANNI BOLDINI
La stagione della Falconiera

INFORMAZIONI
INDIRIZZO Piazza del Duomo
EMAIL anticopalazzodeivescovi@operalaboratori.com
INFO E PRENOTAZIONI 0573.369275
ORARIO martedì, giovedì, venerdì: 10.00-16.00; sabato, domenica: 10.00-19.30
BIGLIETTO
7 euro intero (visita museo e mostra); 5 euro (visita mostra); 5 euro intero (visita museo e mostra); 3 euro ridotto (visita mostra); 1 euro scuole
NOTE
Visite max 20 consigliata prenotazione; per i gruppi organizzati la prenotazione e’ obbligatoria; telefonare nei giorni di apertura

Il catalogo, a cura di Francesca Dini come la mostra, è edito da Sillabe