Quello che non ho al Brancaccio. Tra De André e Pasolini

Articolo di: 
Marianna Dell'Aversana
Quello che non ho

Il sipario si apre e contemporaneamente iniziano a risuonare le meravigliose note della canzone di Fabrizio De André "Se ti tagliassero a pezzetti". Così si apre lo spettacolo di Neri Marcorè Quello che non ho, in scena al Teatro Brancaccio di Roma dal 31 gennaio al 4 febbraio 2018, e scritto e diretto da Giorgio Gallione.

Sin dall’inizio, quindi, l’atmosfera si intride di intensità e Marcorè, accompagnato dalla musica e dalle voci di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, intraprende la strada della denuncia sociale, richiamandosi agli Scritti corsari e al documentario La rabbia di Pasolini. Ed è così che, lasciando riecheggiare sulla scena il suono e le parole dell’anarchia, l’attore dà forma icastica a un’invettiva contro il consumismo; quello stesso che ha abbagliato, ai tempi dello scrittore di Ragazzi di vita come nei nostri, la società italiana, snaturandola profondamente e rendendo superflua l’esistenza stessa.

Il discorso di Marcorè, divenuto contestazione vivente, è chiaro, perentorio, scandito dal ritmo vibrante della musica di De André, i cui arrangiamenti sono sapientemente curati da Paolo Silvestri. In questo modo le emozioni si alternano alla riflessione, che si stempera in un sorriso grazie alle punte di comicità concesse dallo stesso attore. Si passa, pertanto, dai momenti esilaranti di alcuni aneddoti ad altri carichi di pathos, come quando si rievoca la morte di alcuni bambini rom durante l’incendio nella loro roulotte e l’arresto del padre ritenuto responsabile della tragedia. Si vuole far riflettere sulla cecità a cui conduce il pregiudizio nei confronti dell’altro da noi, del diverso, in questo caso verso coloro che volgarmente vengono chiamati zingari, pur avendo una cultura millenaria. Sono questi i concetti che vengono ancora una volta enfatizzati dalla canzone di De André, "Khorakhané", la cui ultima parte, in lingua rom, è affidata alla penetrante interpretazione di Giuia.

E intanto si alternano sulla scena luci a led verdi e viola, per conferire maggiore risalto a tali momenti particolari. Ma Marcorè è andato oltre il cantautore genovese e oltre lo scrittore contestatore, proiettandosi anche al presente: posa lo sguardo sugli uomini del Duemila, esseri strani tanto da poter essere assimilati ai personaggi di una favola. Sono affrontate così anche nuove tematiche come il problema ambientale e quell’ipocrisia verbale dello sviluppo sostenibile, concetto fortemente ossimorico, a cui Marcorè contrappone l’ideale della decrescita.

E ancora le parole dell’attore si soffermano sul problema del Mezzogiorno, ormai vexata quaestio, che i politici di oggi pensano di risolvere, svegliandosi all’una. In questo modo il Sud rievocato da Marcorè diventa il paese degli ultimi, di chi è condannato a essere relegato ineluttabilmente ai margini. Sembra non esserci più speranza per i meridionali, per noi uomini del Duemila; sembra che ci si avvii verso una fine apocalittica improrogabile, dovuta alla capacità tutta umana di autodistruggersi; sembra che le lucciole pasoliniane si stiano spegnendo per sempre, condannando tutti a una perpetua oscurità; sembra che colui che viaggia in direzione ostinata e contraria sia destinato a soccombere. Ma proprio in questo momento finale, ecco che riemergono delle gocce di splendore, che forse non sono state consegnate definitivamente alla morte. Le lucciole ritornano a brillare testimoniando, in questo modo, che nulla è perduto.

Il fondo della scena inizialmente nero si illumina significativamente, infondendo la speranza che un cambiamento affidato alle nuove generazioni possa essere possibile.

Pubblicato in: 
GN13 Anno X 6 febbraio 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Brancaccio - Roma

31 gennaio - 4 febbraio 2018

Teatro dell'Archivolto
QUELLO CHE NON HO

NERI MARCORÈ

canzoni di FABRIZIO DE ANDRÉ
con GIUA, PIETRO GUARRACINO, VIERI STURLINI (voci e chitarre)
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani

dedicato a PIER PAOLO PASOLINI

drammaturgia e regia di GIORGIO GALLIONE

Un ringraziamento a Stefano Benni, Massimo Bubola, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Michele Serra e Fondazione De André.

Le canzoni di Fabrizio De André presenti nello spettacolo sono:
Se ti tagliassero a pezzetti (De André – Bubola)
Una storia sbagliata (De André – Bubola)
Ottocento (De André – Pagani)
Don Raffaè (De André – Pagani- Bubola)
Quello che non ho (De André – Bubola)
Khorakhanè (A forza di essere vento) (De André – Fossati)
Smisurata preghiera (De André – Fossati)
Dolcenera (De André – Fossati)
Volta la carta (De André – Bubola)
Canzone per l’estate (De André – De Gregori)