Quirinale. Il realismo religioso di Guttuso

Articolo di: 
Nica Fiori
Crocifissione

Nell’arte religiosa quel realismo, che prescinde da un’idea del bello comune a tutti gli uomini, appartiene a momenti e ad attitudini particolari, che si potrebbero definire rivoluzionari…”. Queste parole di Renato Guttuso (in un articolo del L’Unità del 1981) appaiono quanto mai significative per introdurre la mostra ospitata al Quirinale fino al 9 ottobre “Guttuso. Inquietudine di un realismo”, che ci offre la possibilità di penetrare più a fondo il pensiero dell’artista siciliano attraverso i suoi quadri d’ispirazione religiosa.

Guttuso (Bagheria 1911 - Roma 1987), in effetti, testimonia con i suoi dipinti un realismo pregnante di significati non solo sociali e politici, ma anche esistenziali e religiosi, particolarmente evidenti nei quadri e disegni selezionati per questa mostra che denotano “la sua conoscenza riflessivamente operativa delle Scritture e delle tradizioni connaturate al nostro radicamento culturale”, come afferma il teologo mons. Crispino Valenziano, Presidente dell’Accademia Teologica via pulchritudinis e curatore dell’esposizione insieme a Fabio Carapezza Guttuso, Presidente degli Archivi Guttuso.

Si parte dalla celebre Crocifissione (1940-41), che in occasione della sua presentazione al Premio Bergamo, nel 1942, suscitò non poche polemiche e subì un vero e proprio ostracismo da parte della Chiesa, con la sospensione a divinis per i chierici che avrebbero guardato l’opera. Motivo di scandalo era la posizione delle tre croci, con il ladrone rosso di spalle che copre in parte il volto di Cristo al centro, ribaltando lo schema classico della rappresentazione cristiana; ma, soprattutto, era considerata blasfema la nudità di due delle pie donne, in particolare quella che abbraccia il corpo crocifisso di Cristo, tanto da apparire a un critico una sorta di "baccanale orgiastico". Quest’opera in realtà non ha niente di dissacratorio, secondo mons. Valenziano, che, proprio partendo dalla Crocifissione, ha iniziato l’esegesi delle opere dell’artista.

Guttuso ha rappresentato le figure nude per dare l’idea della drammaticità dell’evento in un contesto atemporale e la donna al centro, che venne scambiata all’epoca per la Maddalena, è una figura allegorica che deriva da un commento a un testo del profeta Geremia. Quanto al viso di Cristo, Guttuso dichiarò a Valenziano, in occasione di un loro incontro, che avrebbe voluto avere fede, ma, da non credente, riusciva a vedere Cristo solo in parte. Quasi trent’anni dopo la realizzazione della Crocifissione, nel 1969, Padre David Maria Turoldo sarà il primo religioso a scendere in campo per difendere l’opera e nel 1973 si assiste allo storico incontro tra Paolo VI e Guttuso e alla donazione di tre sue opere al Vaticano.

Di queste La mano del Crocifisso, esposta in mostra, sembra una citazione dalla Crocifissione di Colmar di Grünewald, caratterizzata com’è da un crudo realismo e dal colore verdastro della morte. La sua inquietudine lo spinge a ritornare ancora su quella mano, quando dipinge Il legno della croce, dove ha rappresentato i quattro diversi legni (cedro, ulivo, cipresso e noce) utilizzati per i quattro bracci della croce, secondo la “leggenda dell’albero secco” riportata anche da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea.

Il Colosseo, pure donato a Paolo VI, ci colpisce per la drammatica visione dall’alto che fa apparire l’edificio “come una carcassa o un cranio scoperchiato… metà braciere, metà ossario”, per usare le sue parole. Come non pensare, in questo caso, al sangue dei gladiatori che vi hanno combattuto e, secondo un’idea diffusa un tempo ma poi superata, a quello dei martiri cristiani? Insieme ad altre opere a tema religioso, tra cui Cristo deriso, La cena in Emmaus, L'entrata a Gerusalemme e La fuga in Egitto, sono presenti anche gli Studi di Crocifissione, relativi a un’opera alla quale stava lavorando prima di morire, ispirandosi questa volta al suo conterraneo Antonello da Messina.

Sicuramente meno crudo, ma sicuramente spettacolare per immergersi nel mondo di Guttuso è il grande quadro Spes contra Spem, del 1982, il cui titolo (La speranza contro la speranza) deriva dalla Lettera di San Paolo ai Romani. Qui l’artista mette in scena la sua vita attingendo all’amore mai sopito per la sua Sicilia: troviamo infatti in alto la raffigurazione del mostri di Villa Palagonia a Bagheria, la sua città natale, mentre dalla portafinestra spalancata si vede il golfo di Palermo. L’interno raffigura invece il suo atelier. Molti sono indubbiamente i riferimenti autobiografici, dalla moglie Mimise, raffigurata accanto a lui, al nudo di donna visto di spalle (come non pensare alla sua “musa” Marta Marzotto?), all’amico Elio Vittorini e ad altri personaggi con i quali amava condividere la vita sociale e l’impegno politico.

In effetti quel dipinto voleva essere per Guttuso “una memoria sull’amicizia”. Nella libreria sulla sinistra in alto sono raffigurati “un cranio e un uovo, emblemi più che simboli della morte e della vita, della vanità e della resurrezione, della continuità della vita”. Una vita che scorre dapprima lentamente, come indica una tartaruga, quindi velocemente, come fa la bambina che corre al centro del dipinto, per procedere infine più lentamente e fermarsi. In fondo il vero tema del quadro risulta consistere nell’unità di passato, presente e avvenire e per questo motivo, prima di optare per la citazione da San Paolo, pensava di intitolare il quadro “le tre età della vita”, come a chiudere virtualmente, l'esposizione con un riferimento all'evoluzione umana nella sua interezza.

Pubblicato in: 
GN39 Anno VIII 16 settembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

Palazzo del Quirinale - Roma
Guttuso. Inquietudine di un realismo

Dal 10 settembre al 9 ottobre 2016
Galleria di Alessandro VII

L’esposizione è a cura di Fabio Carapezza Guttuso, Presidente degli Archivi Guttuso, e di Crispino Valenziano, Presidente della Accademia Teologica via pulchritudinis, ed è resa possibile dal sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dei Musei Vaticani, del Museo Guttuso di Bagheria, della Camera dei Deputati e di prestigiose collezioni private.

Giorni di apertura: martedì – mercoledì – venerdì – sabato - domenica
Giorni di chiusura: lunedì – giovedì
Orario: dalle ore 10.00 alle 16.00

La mostra è gratuita ma occorre prenotarsi