Quirinale. riuniti i magnifici arazzi del granduca Cosimo I

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Bronzino Convito con i fratelli

Nel  Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale saranno esposti fino al 12 aprile 2015 tutti i venti arazzi, restaurati, dedicati alle storie di Giuseppe Ebreo che il primo Granduca di Toscana, Cosimo I de’ Medici, commissionò per la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze. La mostra con il titolo Il principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino andrà poi a Milano a Palazzo Reale nel Salone delle Cariatidi (29 aprile- 23 agosto) e infine per la prima volta dopo 150 anni torneranno tutti nella Sala dei Duecento a Palazzo Vecchio (15 settembre- 15 febbraio 2016).

Cosimo I  (1519-1574) dopo  le nozze con Eleonora di Toledo elesse il “Palazzo Maggiore” ora Palazzo Vecchio a sua residenza e ordinò lavori di miglioramento per adeguarlo a fastosa abitazione e centro di governo. Decise di adornare la Sala dei Duecento con gli arazzi, che hanno, oltre alla funzione ornamentale, quella di rendere meno gelide le ampie sale delle dimore aristocratiche, e scelse come tema le storie di Giuseppe Ebreo, una allusione non velata alla sua persona, per esaltare il suo “buon governo”.

Il Granduca affidò l'incarico dei disegni preparatori a Jacopo Pontormo (1494-1557), ma questi non incontrarono il favore di Cosimo, che decise di affidarli ad Agnolo Bronzino (1503- 1572), allievo di Pontormo e già pittore di corte, che impostò l’impianto narrativo della serie e a cui si  devono la maggior parte dei soggetti realizzati, in alcuni casi a lui si affiancò Francesco Salviati (1510- 1563). Cosimo decise di chiamare per la realizzazione del ciclo degli arazzi i fiamminghi Nicholas Karcher e Jan Rost, a cui affidò anche il compito di creare  la manifattura granducale, che realizzò la grandiosa opera in un arco di tempo che va dal 1546 al 1553. La decisione rivela il carattere pragmatico e imprenditoriale del Granduca; la manifattura fu attiva per due secoli.

Gli arazzi rimasero in quella collocazione fino al 1865 quando i Savoia spostarono a Firenze la capitale d'Italia, decisero di risiedere a Palazzo Pitti e scelsero dieci arazzi per arricchire l'arrendamento. Quando Roma divenne la nuova capitale (1870) i Savoia si trasferirono nella reggia papale, il Quirinale, che trovarono completamente svuotato degli arredi, che furono portati nei palazzi del Vaticano per ordine di Pio IX. Per arredarlo ricorsero agli arredi di Parma, Firenze, la reggia di Caserta, per citare i principali; così anche i dieci arazzi nel 1882  traslocarono a Roma.

Gli arazzi dopo tanto tempo hanno avuto bisogno essere restaurati, il lavoro frutto dell'altissimo livello professionale dei restauratori, è durato 27 anni, diviso tra il Laboratorio dell'Opificio delle pietre dure di Firenze nella sede distaccata della Sala delle Bandiere in Palazzo Vecchio, creata tra il 1983 e il 1985 e quello del Quirinale. Utilizzando l'esperienza di Firenze e le stesse maestranze nel 1996 è iniziato, in loco, il restauro di quelli del Quirinale, che tra l'altro ospita una prestigiosa collezione di arazzi, 260, utilizzando anche i fondi del Giubileo. Concluso   il lavoro di restauro il precedente presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e il sindaco di Firenze Dario Nardella hanno pensato di  farli ammirare tutti insieme non solo a Roma e a Firenze, in coccasione del 150° anniversario di Firenze capitale, ma anche a Milano in occasione dell'Expo.

Tornando al soggetto degli arazzi nelle storie di Giuseppe le allusioni al Granduca sono costanti: la storia inizia quando Giuseppe aveva diciassette anni, la stessa di quando il Cosimo prese il potere, Giuseppe era il penultimo figlio di Giacobbe, il giovane Granduca apparteneva ad un ramo collaterale dei Medici, nacque infatti dal matrimonio di Giovanni dalle Bande Nere e di Maria Salviati. I più i vari simboli, dislocati nel fastoso apparato iconografico predisposto dal Bronzino, in tutte le situazioni rimandano a Cosimo e alle sue virtù dl buon governo, giustizia, magnanimità e anche le sue qualità fuori dal comune rappresentate dall'oniromanzia, la capacità di interpretare i sogni.

Il motivo della preferenza accordata a Bronzino è evidente quando si guardino gli arazzi, la genialità della rappresentazione, dinamica e drammatica è associata alla fastosità della scena, si veda Giuseppe che fugge dalla moglie di Putifarre. In Giuseppe in prigione e il banchetto del Faraone, che era in pessime condizioni prima del restauro, nella parte superiore, il protagonista ha in mano una chiave, simbolo dell'oniromanzia, e spiega i sogni del fornaio e del coppiere in prigione con lui.

Nella scena inferiore, il banchetto in cui il coppiere, uscito di prigione indica al Faraone chi può interpretare i suoi sogni, i personaggi indossano abiti contemporanei e viene appresentata la corte del Granduca, in questo caso come Faraone, con la corona granducale e accanto la moglie, dietro il coppiere in secondo piano, Apollo con la lira a simboleggiare l'amore per l'arte e l'armonia della coppia.  Ci sono anche vari personaggi della corte, dal pittoresco nano Morgante ai cortigiani, che ispirarono la propaganda granducale per rafforzarne il potere assoluto.

Ne La coppa di Giuseppe viene trovata nel sacco di Beniamino sullo sfondo c' è la Porta al Prato di Firenze, ancora esistente, e la coppa è anch'essa simbolo dell'oniromanzia,  grandioso e indimenticabile è poi l'impianto architettonico de il fastoso Convito con i fratelli.

La più che riuscita collocazione degli arazzi nello splendido Salone dei Corazzieri contribuisce ad esaltare tutta la magnificenza dei “panni” che coprono tutti i muri del salone, una visione indimenticabile. Alcune considerazione, a nostro avviso s'impongono, la prima, vederli nella Sala dei Duecento è certamente un'occasione da non perdere, in quanto vedendo la forma degli arazzi, si nota la perfetta corrispondenza alle porte e alle finestre e si capisce come fossero accuratamente predisposti per coprire l'intera superficie. La seconda, di certo gli arazzi non possono normalmente essere spostati in quanto si danneggiano, non è un caso che tra i più danneggiati, che hanno avuto più necessità di un accurato restauro ci siano alcuni di quelli del Quirinale.

Concludendo non sarebbe meglio lasciarli tutti nel posto per cui furono realizzati ? Si dice che ormai sono storicamente a Roma, ma si dimentica che l'idea di togliere le opere d'arte dalla loro collocazione originale fu frutto di una visione distorta del collezionismo, peggio quando dette opere composte di diverse parti furono smembrate. Sicuramente non potrebbero essere esposti sempre nella Sala, ma ci sono esempi come il pavimento del Duomo di Siena, che è visibile solo per pochi mesi all'anno, si potrebbe fare lo stesso.

Pubblicato in: 
GN15 Anno VII 26 febbraio 2015
Scheda
Titolo completo: 

Il PRINCIPE DEI SOGNI. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino
Inizio: 17 febbraio 2015
Termine: 12 aprile 2015
Palazzo del Quirinale, Salone dei Corazzieri
INGRESSO GRATUITO
Orari: da martedì a sabato
ore 10 - 13; 15.30 - 18.30
domenica 8.30 - 12
lunedì e festività chiuso
INFO: tel. 06/3225380

L’esposizione, a cura di Louis Godart, è promossa dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dal Comune di Firenze e dal Comune di Milano in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Expo 2015 e la Fondazione Bracco, con il sostegno di Acea, dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e di Poste Italiane. Main sponsor Gucci. L’organizzazione generale e la realizzazione sono di Comunicare Organizzando.