Rembrandt in Vaticano. Chiaroscuri da Leida

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Rembrandt Autoritratto col braccio appoggiato ad un davanzale di pietra (frammento), 1639

Fino al 26 febbraio 2017 i Musei Vaticani ospiteranno la mostra “Rembrandt in Vaticano. Immagini fra cielo e terra”, un evento organizzato dai Musei Vaticani e dalle Ambasciate di Svezia e del Regno dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Dopo la storica partecipazione di Papa Francesco alla Preghiera Ecumenica Comune in Svezia durante la Commemorazione della Riforma lo scorso 31 ottobre 2016 è negli auspici degli organizzatori e promotori che questa esposizione sia un contributo per sostenere il dialogo tra cattolici e protestanti nella ricerca dell'unità dei Cristiani. Per la prima volta i Musei Vaticani ospitano una mostra dedicata a Rembrandt Harmensz van Rijn (1606-1669) uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. La mostra è a curata da Johan Cederlund, Direttore del Museo Zorn, e da Arnold Nesselrath, Delegato per i Dipartimenti Scientifici ed i Laboratori dei Musei Vaticani.

Sono esposte cinquantatre  acqueforti di Rembrandt provenienti dal Museo Zorn di Mora, Svezia, appartenenti alla collezione dell’artista svedese Andres Zorn (1860-1920), lasciata allo Stato Svedese dalla vedova. Un dipinto e due acqueforti opera di Zorn sono inoltre in esposizione, mentre dalla Collezione Kremer di Amsterdam, provengono l’olio su tavola di Rembrandt, Busto di uomo anziano con turbante (1627/28) e  le due lastre di rame, La decollazione di Giovanni Battista (1640) e Tre teste di donna, di cui una addormentata (1637).

Il maestro di Leida, il cui padre era protestante e la madre di famiglia cattolica, non fu mai coinvolto in dispute di questa natura sia nella sua città di origine che ad Amsterdam dove si trasferì nel 1631, nonostante sia vissuto in un'epoca di continui e feroci conflitti, in cui la diversità religiosa offrì il pretesto per coprire intenti meno nobili e molto concreti. Le stampe svolsero un ruolo fondamentale nella vita di Rembrandt, che si svolse unicamente tra Leida e Amsterdam, grazie alla stampe divenne famoso in tutta Europa e e attraverso loro conobbe l'arte italiana. Il maestro di Leida fu sublime nel rendere la luce e le ombre nella pittura e nelle opere grafiche, la sua maestria nel "chiaroscuro" gli fece preferire l’acquaforte, che consente una resa migliore degli effetti di luce e di ombra rispetto alla tecnica tradizionale dell’incisione a bulino. Le lievi differenze di tono, gli intensi contrasti e il "chiaroscuro" sono realizzati dall’artista non solo con l'abilità nell'uso dello strumento che incide, ma anche immergendo la lastra in bagni acidi di diversa durata in modo da graduare la profondità delle linee incise

Nei suoi quadri ci sono ritratti, autoritratti, paesaggi, soggetti mitologici, soggetti di iconografia religiosa sono temi presenti anche nelle stampe in cui però compaiono anche poveri e mendicanti, assenti nelle opere pittoriche. La sua abilità è anche un formidabile strumento di indagine psicologica non solo nei suoi autoritratti, nei ritratti dell'amata moglie Saskia e della madre. L'indagine che non rimane confinata alle persone a lui vicine ma riguarda anche le diverse emozioni delle persone anche mendicanti, poveri e storpi, lo dimostra l'intensa espressività del Mendicante seduto su un rialzo del terreno(1630).

La rappresentazione drammatica delle vicende coinvolge lo spettatore, nei soggetti, da lui preferiti, quelli tratti dall'Antico Testamento, come nelle stampe della Storia di Abramo - Abramo allontana di casa Agar e Ismaele (1637), Abramo e Isacco (1645), Il sacrificio di Abramo (1655) - o in quelli ancora più numerosi tratti dal Vangelo Il ritorno del figliol prodigo ( 1636) o quella in cui Gesù guarisce un ammalato nota come “La stampa dei cento fiorini” (1648), un appellativo che testimonia quanto fossero ricercate e valutate le sue opere grafiche. La complessità delle scene e la ricchezza di dettagli  ne “La stampa dei cento fiorini” , in Gesù scaccia i mercanti dal tempio (1635) o  ne Le nozze tra Giasone e Creusa (1648),  non è inferiore a quelli dei dipinti.

Lo dimostrano anche gli effetti di luce nelle scene notturne  ne L’adorazione dei pastori, un notturno, (c. 1656–57) in cui una lanterna svela il viso di Maria e del piccolo Gesù o ne La sepoltura di Cristo ( c. 1654). La sua conoscenza dell'arte italiana lo portò a realizzare opere come Giove ed Antiope (1659),  ispirata da un’incisione di Annibale Carracci per dimostrare come la sua abilità non fosse inferiore, anzi, un altro esempio è La Madonna ed il Bambino tra le nubi, (1641)  da la Madonna col bambino sulle nubi di Federico Barocci. I visitatori si possono avvalere anche di lenti di ingrandimento che permettono di fruire di un'accurata  visione di queste splendide stampe, che generalmente hanno dimensioni ridotte per poterne apprezzare pienamente la ricchezza di dettagli, le espressioni dei volti e il sontuoso uso del chiaroscuro che fa dimenticare la mancanza del colore.
 

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GN11 Anno IX 13 gennaio 2016
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La mostra è inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani. Orari e modalità di visita: www.museivaticani.va